Elena, la Regina infermiera

di Giorgio Moscatelli

“Prima di venire qui a Trieste, sono andato a rendere omaggio ai caduti della Grande Guerra raccolti nel Sacrario di Redipuglia. In quel luogo, accanto alle centomila e più tombe di soldati italiani, uomini di ogni età e provenienza, ce n’è una, una sola, dove riposa il corpo di una donna. É la tomba di Margherita Kaiser Parodi Orlando. Era una crocerossina, di famiglia borghese, partita per il fronte quando aveva appena 18 anni. Morì tre anni dopo, di spagnola, dopo aver assistito e curato centinaia di feriti. Accanto al suo, ricordo un altro nome, quello di Maria Plozner Mentil, di umili origini, medaglia d’oro al valor militare, madre di quattro figli, uccisa da un cecchino nel 1916. Era una delle tante “portatrici” della Carnia, donne che, liberamente e coraggiosamente, raggiungevano le prime linee, per portare ai nostri soldati cibo, vestiario, munizioni.

Desidero citare un’altra donna: la Regina di allora, Elena, che durante la guerra si prodigò come infermiera, ospitando nel palazzo del Quirinale un ospedale da campo, per ricoverare, curare feriti e mutilati. Una borghese, una donna del popolo, la Regina”.

Dal discorso del Presidente Mattarella del 4 Novembre 2015 sul ruolo importante delle donne nella Grande Guerra.

Il riconoscimento delle grandi qualità della Regina Elena da parte di un Presidente della Repubblica Italiana è il segno di quanto sia rimasto nelle menti di questo Paese dell’opera e della vita della Regina Elena, da molti chiamata la ‘Regina infermiera’.

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Elena di Montenegro, Sovrana d’Italia per quarantasei anni, è stata una Regina sensibile alle sofferenze delle classi più povere e sempre presente dove poteva portare conforto. Elena di Savoia aveva già dato prova di sé aiutando e assistendo le popolazioni siciliane e calabresi durante il terremoto che coinvolse le città dello stretto nel 1908. La Regina, insieme al Re Vittorio Emanuele III, era partita il giorno dopo il sisma verso le zone colpite dalla tragedia a bordo di navi militari. Jelena, questo il nome da giovane della Sovrana, trasformò le navi della Regia Marina in ospedali, aiutò i terremotati curando e fasciando le ferite, riducendo le fratture e portando consolazione a chi ne aveva bisogno. Un ufficiale della marina russa, giunto in soccorso ai terremotati, ha raccontato al ‘Corriere della Sera’: “Da due giorni la Regina Elena fa la suora della carità, io l’ho vista ovunque, nei punti in cui maggiore era il pericolo, nelle località in cui nessuno mai, prima di lei, aveva osato avventurarsi”. Altre cronache del tempo raccontano di una Regina impegnata nella ricerca dei sopravvissuti, in mezzo alle macerie, senza curarsi dei crolli, nonostante la contrarietà del Re, suo consorte, preoccupato per la sua incolumità. Il ‘Giornale d’Italia’, sull’onda della commozione generale, definiva la Regina “Suora di dolce conforto”, esempio di umile partecipazione alla sventura di molti.

In una piazza di Messina, nell’estate del 1960, in un giorno di festa dedicato alla Sovrana, la città siciliana ha accolto con gioia la posa della statua della Regina Elena. I messinesi hanno voluto rendere onore alla “Fata gentile”, all’ “Angelo della carità”, che cinquantadue anni prima, nei giorni della tragedia, aveva soccorso e curato tanti siciliani colpiti dall’immane tragedia.

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Il 23 Maggio 1915 inizia per l’Italia la Grande Guerra. Il nostro Paese entra nel conflitto mondiale a fianco di Francia, Inghilterra e Russia, contro l’Austria e in seguito contro la Germania. La Regina Elena, come aveva già fatto al largo di Messina, sconvolge il palazzo del Quirinale allestendo in molte delle suntuose sale un nuovo ospedale con 275 posti letto. Gli ambienti, per ordine della Sovrana, erano destinati ai militari di truppa. I soldati figli del popolo, feriti e mutilati erano ospitati in letti confortevoli, igienici e moderni. I pavimenti delle sale del Quirinale, comprese le sale da ballo e quelle dei Corazzieri, venivano coperti di linoleum e sulle pareti era sistemata della carta bianca lucida.

La Regina, appassionata di medicina, aveva seguito lezioni di pronto soccorso in un collegio di San Pietroburgo e sapeva anche quanto era importante la psicologia dei pazienti; aveva quindi organizzato anche l’assistenza morale dei feriti e mutilati, dotando il Quirinale di una biblioteca con 750 volumi, giornali e riviste, conferenze e spettacoli teatrali. Al termine del suo lavoro, l’ospedale aveva curato 2.648 feriti, tra questi 1.831 grandi invalidi. In molti avrebbero raccontato, negli anni, della Sovrana infermiera di continuo al capezzale dei suoi pazienti. La Regina s’intratteneva con loro, seduta sul letto, tenendo la mano ai più gravi, chiedendo di continuo, al direttore dell’ospedale, di tenerla informata dell’eventuale aggravarsi di qualcuno dei ricoverati1.

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Le cronache di quel tempo ci raccontano anche di un altro episodio. La guerra era cominciata da poco e in quei giorni c’era molta confusione; passaggi di truppe che varcavano l’Isonzo, bagliori lontani nella notte e cupi rimbombi che giungevano attutiti, ma continui. In un paesino vicino al fiume, un bimbo di nome Marianin vide qualcosa che luccicava in terra, lo raccolse per giocare ma questo gli esplose davanti al volto. Fu chiamata un’ambulanza e una infermiera si prese cura di lui, ma gli occhi del piccolo ormai erano chiusi per sempre. Quella infermiera si chiamava Elena ed era la Regina d’Italia.

La Sovrana si prese cura per un mese del bimbo, lo accudì e lo aiutò a superare quel brutto momento. Poi la guerra finì e Marianin entrò in un collegio per disabili, si appassionò alla musica, divenne un bravo pianista e compositore. Dopo venti anni, ormai uomo, si sposò e pensò di scrivere alla sua Regina per raccontarle le sue vicende, allegando alla lettera anche una sua breve composizione musicale, domandandosi se la Sovrana si ricordasse ancora di quel piccolo infermo. Dopo quindici giorni arrivò la risposta: certo che si ricordava, rammentava anche il nomignolo, Marianin. La Regina inviò al suo antico piccolo amico le felicitazioni accompagnate da un bell’assegno come regalo2.

Non sappiamo quanto ci sia di vero in questo racconto e non abbiamo notizie certe di questo incontro né dove sia avvenuto, ma come sempre, leggende e miti nascono da realtà raccontate di bocca in bocca, sulle ali delle tradizioni orali.

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Nel 1910 Elena di Savoia ha fondato, nel Policlinico di Roma, la Scuola Regina Elena per infermiere. Dal 1911 al 1921 è stata la prima Ispettrice nazionale delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana. Nel 1941, l’Università di Roma le assegnò la laurea in medicina ad Honorem. Non stupisce quindi che il Presidente della Repubblica Italiana abbia parlato della Regina infermiera in un discorso sulla Grande Guerra, ne desta meraviglia se in una città italiana, Messina, una folla di cittadini, con amministratori in testa, negli anni ’60, in piena era repubblicana, ha dedicato alla Regina infermiera una statua per ricordarla e onorarla.

1 Da un’articolo di Piera Serusi per l’Unione Sarda

2 Da un articolo di don Graziano Marini per la Voce Isontina, il settimanaledell’Arcidiocesi di Gorizia.