Giacomo Puccini e Casa Savoia: un legame profondo

di Giovanni Galli

2024. Cent'anni fa, nel 1924 moriva Giacomo Puccini, uno dei più grandi operisti di sempre.
Autore di opere indimenticabili come la Bohéme, Madama Butterfly, Tosca e Turandot, fu l'ultimo grande compositore del genere operistico del Bel Paese.

01 agosto_puccini_0jpg


La sua vita fu scandita da innumerevoli rapporti, tra cui emblematico resta quello con la 
famiglia reale italiana, che fin dalla sua gioventù ebbe un ruolo significativo.
Nel 1879, sua madre Albina Magi era in cerca di una borsa di studio per far entrare il figlio Giacomo nel Conservatorio di Milano. Dopo innumerevoli tentativi malriusciti si rivolse alla Duchessa Carafa, la quale suggerì di prendere appuntamento con la Regina Margherita di Savoia per ottenere il finanziamento che le case reali talvolta concedevano alle famiglie bisognose.
L'incontro tra il giovane musicista e la Sovrana ebbe luogo durante l'estate di quell'anno, presso la Villa Reale di Monza, grazie all'intercessione della dama di compagnia della Regina, la Marchesa Pallavicini.
Durante il colloquio, Margherita chiese al giovane di suonare qualcosa al pianoforte, e Puccini, senza esitare, mise le mani sullo strumento.
La melodia che intonò fu talmente incantevole, che la Regina si convinse: avrebbe finanziato lei stessa la borsa di studio di lire 100 mensili per permettere al ragazzo l'ingresso in conservatorio.
Fu così l'inizio di una carriera destinata ad avere un successo lungo e duraturo. Opere dalle melodie affascinanti e struggenti emersero dal genio creativo del Maestro lucchese, tra cui Manon Lescaut, La Bohéme e Tosca, la quale la sera del suo debutto al Teatro Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900 fu applaudita dalla Regina Margherita, giunta al termine del primo atto assieme al Presidente del Consiglio Luigi Pelloux.

800px-Toscaricordijpg

La Sovrana ebbe nuovamente modo di incontrare il compositore, e fu l'occasione per 
rivedersi dopo molti anni.
Il legame tra Puccini e Casa Savoia è testimoniato inoltre dalle numerose dediche che egli scrisse nelle sue opere: il quartetto d'archi Crisantemi fu scritto in una sola notte, nel gennaio 1890. Su di esso si legge “Alla memoria di Amedeo di Savoia Duca d'Aosta”, probabilmente per commemorare il capostipite del ramo Aosta, deceduto in quel mese.
Alcuni anni dopo, nel 1904, andò in scena Madama Butterfly. Tale opera fu confezionata dal Maestro per essere dedicata alla Regina Elena del Montenegro, consorte del Re Vittorio Emanuele III. Le ragioni potrebbero essere più di una: la Regina era una donna forte, dedita alla famiglia, intelligente e con una fede smisurata.
Pur essendo i loro destini molto diversi, Madama Butterfly ha la stessa audacia della Sovrana, ha una fede forte e, infine, la sua forza è gentile ma non condizionabile.
La prima dell'opera, avvenuta la sera del 17 febbraio 1904 alla Scala di Milano, fu un fiasco clamoroso. Tale insuccesso spinse Puccini a revisionare accuratamente l'opera e renderla più agile e proporzionata.
La seconda rappresentazione, tenutasi al Teatro Grande di Brescia il 28 maggio 1904, fu un enorme successo. Tra il pubblico era presente pure Vittorio Emanuele III, il quale plaudì lungamente al capolavoro pucciniano.

unnamed-10-6jpg

Il Re Soldato rivide nuovamente il compositore nel gennaio 1919, in occasione della prima 
europea del Trittico (Il Tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi), al Teatro Costanzi di Roma.
Dopo l'esecuzione del Tabarro e Suor Angelica, Puccini stava osservando le scene dello Schicchi nel palcoscenico, quando gli giunse appresso un addetto che lo invitò nel Palco Reale.
Il Maestro si mise in agitazione. Irritato per essere stato interrotto durante la visione della sua opera, disse di sentirsi “girare le scatole” mentre si dirigeva su per la scalinata a chiocciola.
Una volta entrato nel Palco Reale salutò il Re, la Regina Elena e stava per rivolgersi alla Duchessa d'Aosta Elena d'Orléans quando Vittorio Emanuele lo interruppe con delle domande.
“E' vero Maestro che ha acquistato un castello nei pressi di Ansedonia?”
“No, Maestà! Si tratta di un rudere, di una vecchia torre doganaria sotto il promontorio di Ansedonia, la chiamano Torre della Tagliata”
“Torre della Tagliata?... sotto il promontorio di Ansedonia?”
“Ma sì Maestà, chissà quante volte l'ha vista! E' lì sopra lo spacco della Regina...”

Ansedonia_Torre_della_Tagliata_04jpg

La conversazione proseguì animata per alcuni minuti, dopodiché il Sovrano e il compositore 
si salutarono amichevolmente.
Un rapporto significativo Puccini lo ebbe negli ultimi anni della sua vita con Jolanda e Mafalda di Savoia, figlie di Vittorio Emanuele III.
A Jolanda, nel 1919 fu dedicato l'Inno a Roma, scritto dal Maestro lucchese e più volte proposto e candidato come inno nazionale italiano.

puccini innojpg

Mafalda, dal canto suo, era una grande amante delle opere pucciniane, a tal punto che ebbe 
modo di incontrare il compositore nel 1922 presso la Villa di Torre del Lago. In quell'occasione, Puccini rivelò alla Principessa sabauda il suo intento di dedicarle la Turandot, la quale non sarà mai conclusa a causa della morte del Maestro avvenuta il 29 novembre 1924, cent'anni fa.