I miei incontri con Spadolini
di Giorgio Moscatelli
Storico, giornalista e uomo politico, Giovanni Spadolini è nato a Firenze nel 1925. Professore di storia contemporanea dell'Università di Firenze nel 1950, ha diretto Il Resto del Carlino dal 1955 al 1968, il Corriere della sera dal 1968 al 1972; diviene Senatore per il Partito Repubblicano Italiano dal1972 e nel 1991 è nominato Senatore a vita dal Presidente della Repubblica Italiana Francesco Cossiga.
Nella sua carriera politica ha ricoperto le cariche di Presidente del Senato, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro della Difesa, Ministro della Pubblica Istruzione, Ministro dei Beni Culturali e Ambientali. Giovanni Spadolini è morto a Roma nel 1994. I suoi interessi storiografici si sono concentrati sulle relazioni tra Stato e Chiesa, sulla cultura laica e sui partiti politici nell’Italia moderna.
Roma, Hotel Plaza, anni ‘90
Avevo già incontrato diverse volte l’Onorevole Giovanni Spadolini: come Ministro e come Presidente del Consiglio. In una di queste occasioni avrei dovuto registrare un convegno a Roma nell’Hotel Plaza in via del Corso, nel centro della capitale.
Per problemi di traffico ero arrivato in ritardo; la sala era gremita di pubblico, quello delle grandi occasioni politiche, ma il Presidente Spadolini aveva già finito il suo intervento e stava per andar via. L’ho fermato salutandolo e, dopo essermi scusato per il ritardo, gli ho cortesemente chiesto di tornare sul palco per recitare un finto intervento. Il Senatore, avvezzo a situazioni del genere, senza minimamente scomporsi è salito di nuovo sul palco e, con tutta la serietà e la sicurezza che il ruolo gli imponeva, ha spiegato il motivo di quella sceneggiata politico-televisiva al pubblico in sala. Dalla platea è arrivato un sordo borbottio stroncato sul nascere dall’anziano leader del Partito Repubblicano che ha chiesto a tutti l’attenzione. Il Senatore ha parlato per tutto il tempo di cui avevo bisogno. Dopo aver registrato abbastanza materiale, ho fatto un leggero cenno di assenso verso l’uomo politico che ha immediatamente capito, ha salutato tutti ed è sceso per venire a chiedermi se ero soddisfatto. Dopo averlo rassicurato, l’ho ringraziato salutandolo cordialmente. Questo episodio spiega com’era considerata la televisione in quel periodo.
Gerusalemme, 23 marzo 1992
Ricordo un altro episodio che mi ha visto coinvolto con il Presidente Spadolini: eravamo in viaggio per una Visita di Stato in Israele su un aereo dell’Aeronautica Militare Italiana. Nello Stato ebraico ci attendevano le autorità israeliane e l’Ambasciatore Italiano in Israele. Il volo a bordo di un comodo DC9 dell’Aeronautica Militare è stato tranquillo; oltre a Spadolini, allora Ministro degli Esteri, e ai suoi accompagnatori, c’erano tutti i colleghi delle testate televisive e dei più importanti giornali italiani. Molti erano vecchi amici con i quali c’incontravamo spesso nelle trasferte all’estero. In genere questi viaggi erano accolti dai giornalisti come una piccola vacanza, un intermezzo dopo un’inchiesta particolarmente faticosa e in attesa del prossimo lavoro. Durante il volo da Roma a Tel Aviv, circa quattro ore, il tempo era sereno e l’aereo era scivolato senza sobbalzi da una nuvola all’altra. Il sergente dell’Aeronautica, in veste di steward, ci aveva servito aperitivi e salatini e qualcuno dei passeggeri parlava già del pranzo che ci attendeva una volta a terra, insistendo sulla bontà dei piatti tipici di Gerusalemme e della loro bontà. Il Senatore s’intratteneva con tutti conversando amabilmente; insomma una tranquilla passeggiata.
DC9 dell’Aeronautica Militare Italiana
Quando l’aereo ha cominciato la discesa verso l’aeroporto ci siamo tutti seduti ai nostri posti per il momento dell’atterraggio; dopo il solito balzo provocato dall’impatto con l’asfalto della pista e il rombo dei motori in frenata, è cominciato il rullaggio fino all’aerostazione.
C'era, però, qualcosa che non andava. Dall’oblò del velivolo, infatti, si vedeva solo campagna: non c’era il solito traffico aeroportuale, non c’erano le auto di servizio che sfrecciavano sul piazzale, non c’erano quei convogli con vagoncini che trasportavano i bagagli e, cosa più preoccupante, non c’erano altri aerei oltre al nostro. Alla fine del rullaggio il nostro aereo si è fermato vicino a una palazzina; sul tetto della bassa costruzione c’era una piccola vetrata e dietro questa due uomini ci guardavano con curiosità: era una torre di controllo per un traffico aereo limitato, forse da turismo per palestinesi facoltosi. Ci guardavamo tutti interrogandoci con gli occhi. Era una strana situazione. Ci aspettavamo di atterrare nell’aeroporto internazionale invece ci trovavamo in un piccolo scalo aereo sperduto su un vasto territorio semi desertico.
Dentro la cabina di pilotaggio, il Presidente Spadolini discuteva animatamente con il pilota. Lo sportello del velivolo non si apriva e all’interno della carlinga faceva caldo. Nessuno di noi però si azzardava a dire nulla; non riuscivamo a capire cos’era accaduto. Sui volti dei passeggeri si leggeva la curiosità per quella che sembrava una situazione anomala. Spadolini, scuro in volto, ha fatto aprire il portellone ma ha chiesto a noi tutti di non scendere dall’aereo fino all’arrivo del Ministro degli Esteri israeliano.
Senatore Giovanni Spadolini
Il mistero è stato svelato poco dopo, quando il Senatore ha spiegato cosa era accaduto: qualcuno, per motivi d’incomprensione con le autorità portuali dell’aeroporto di Ciampino, da dove eravamo partiti, al momento della stesura del piano di volo aveva dichiarato la destinazione d’arrivo su un aeroporto sbagliato. A causa di questo malinteso eravamo atterrati in uno scalo aereo in territorio palestinese occupato dalle forze israeliane. In quel momento storico l’Italia non riconosceva la Palestina come Stato. Se Spadolini fosse sceso a terra, essendo un Ministro della Repubblica Italiana, avrebbe riconosciuto, di fatto, lo Stato palestinese creando un incidente diplomatico e questo non era politicamente corretto.
Abbiamo dovuto attendere l’arrivo della delegazione israeliana che ci attendeva all’aeroporto internazionale Ben Gurion, di Tel Aviv, e solo allora siamo potuti scendere a terra perché accolti da un membro del Governo. La Visita di Stato è poi proseguita secondo il cerimoniale che ci ha portato a Gerusalemme dove abbiamo finalmente pranzato. Il Presidente Giovanni Spadolini, imperturbabile come sempre, ha affrontato tutti gli incontri previsti con la sua proverbiale calma. Ci siamo imbarcati di nuovo la mattina dopo per tornare in Italia e questa volta siamo atterrati nell’aeroporto previsto.