IL RUOLO DEGLI STATI UNITI D’AMERICA NELLA GRANDE GUERRA – PARTE 2

di Michele D'Ambrosio

1.1 I trattati di pace

A guerra conclusa, Wilson arrivò in Europa per trattare la pace e venne acclamato come eroe e vincitore morale della guerra da tutte le forze vincitrici. Il mito di Wilson pervase l’Europa, ma l’attuazione dei suoi 14 punti risultò molto più difficile del previsto. Le forze dell’Intesa, infatti, non furono disposte a condividere la visione di Wilson per la quale, dopo il sacrificio di milioni di morti, non ci sarebbe dovuta essere una sconfitta punitiva ai danni degli Imperi centrali ed in particolar modo della Germania. I termini dell’armistizio con la Germania non furono dunque quelli auspicati dal Presidente e la Germania venne resa vittima di una pace punitiva che non le avrebbe permesso di riprendersi economicamente. La Germania venne privata della flotta, le venne messo in crisi l’Impero coloniale e non le venne data alcuna possibilità di trattativa con i vincitori. Contro il parere degli SUA, infatti, si decise di attribuire le cause effettive di tutta la guerra alla sola Germania[1]. Tra le principali potenze ad opporsi alle trattative ed a sponsorizzare la pace punitiva ai danni della Germania ci fu la Francia, la quale ambiva ad impossessarsi, in accordo col Regno Unito, degli ex possedimenti coloniali tedeschi.

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L’attribuzione delle colpe alla sola Germania non fu, ovviamente, cosa condivisa dall’ex Impero e, secondo molte interpretazioni, fu una delle cause che portò allo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939[2]. L’ipotesi wilsoniana di una pace senza vincitori si considerò dunque fallita. Per far accettare i suoi 14 punti, Wilson dovrà scendere a compromessi molto duri. Questo costituì un grande problema per Wilson, ma non fu il solo che dovette affrontare. Nelle elezioni di metà mandato del 1918, infatti, vinsero i repubblicani con posizioni totalmente opposte rispetto a quelle del Presidente democratico. Il congresso, di fatto, votò, tra le altre cose, a sfavore dell’entrata degli SUA nella Società delle Nazioni nata a Ginevra il 28 giugno 1919.

 

1.2 I Quattordici Punti di Wilson

Già l’8 gennaio 1918 Woodrow Wilson espose al Congresso americano un elenco di 14 punti in cui vennero riassunti i principi fondamentali su cui si sarebbe dovuta fondare la pace al termine del conflitto[3], questi punti avrebbero dovuto garantire una pace duratura per il mondo intero.

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Con i suoi 14 punti, Wilson affermava, riprendendo le decisioni della commissione “The Inquiry” guidata da Walter Lippmann nel settembre 1917[4], che:

1)     La diplomazia tra Stati non si sarebbe più potuta svolgere segretamente come accadeva prima della Guerra; esempio eclatante fu il Patto di Londra del 1915 che venne reso noto dai rivoluzionari russi solo dopo la destituzione dello Zar Nicola II.

2)     La libera circolazione marittima in acque extraterritoriali sia in tempo di pace, sia in tempo di guerra salvo eccezioni dettate da azioni internazionali volte ad imporre il rispetto degli accordi e delle convenzioni. Con questo punto si voleva, tra l’altro, scongiurare quanto accaduto durante il conflitto con la guerra sottomarina.

3)      Soppressione delle barriere economiche ed egual trattamento in ambito commerciale per tutte le potenze che avrebbero contribuito al mantenimento della pace. Questa è una chiara intenzione che Wilson vuole imporre circa il liberismo e l’interdipendenza economica su modello statunitense.

4)     Riduzione al minimo degli armamenti statali commisurati alla sola difesa territoriale e non sufficienti all’aggressione di altre potenze sovrane.

5)     Considerare in ambito coloniale anche le necessità e gli interessi dei popoli colonizzati di modo da non rendere possibile una totale sopraffazione di un popolo su di un altro.

6)     Volontà di coinvolgere la Russia in un progetto di pace duratura nella Società delle Nazioni con un governo legittimamente scelto dal popolo russo.

7)     Restaurazione del Belgio, dopo l’invasione subita durante il conflitto, come Nazione sovrana ed indipendente. Senza questo atto di legittima restaurazione, Wilson è convinto che qualsiasi decisione non godrebbe della credibilità e della validità sperata.

8)     Il territorio francese, nell’interesse di tutti, dovrà riacquisire i territori di Alsazia e Lorena che le vennero ingiustamente sottratti durante il conflitto franco – prussiano del 1871 e che causarono cinque decenni di instabilità geopolitica.

9)     L’Italia dovrà modificare i propri confini secondo linee di demarcazione specifiche tenendo conto della nazionalità dei singoli popoli. Questo punto, in particolare, per l’Italia significherà un chiaro non riconoscimento di quanto promesso a Londra nel 1915 e darà avvio al mito della Vittoria mutilata inaugurato dal poeta Gabriele D’Annunzio.

10) Ai popoli che sino a quel momento vissero sotto la Corona asburgica nei confini dell’Impero austro – ungarico era necessario riconoscere la massima autonomia per permettere la nascita di nuove realtà statali autonome e sovrane.

11) I territori di Romania, Serbia e Montenegro dovranno essere restaurati secondo accordi e garanzie che tutelino la loro sovranità ed indipendenza.

12) Ai popoli turchi facenti parte del dissolto Impero Ottomano dovranno essere riconosciute le autonomie necessarie nel rispetto assoluto delle minoranze in essi presenti. Il libero passaggio dei commerci nello stretto dei Dardanelli deve essere tutelato e garantito.

13) La Polonia deve essere restaurata in piena sovranità con la possibilità di un libero accesso al mare, la tutela di questa realtà statale viene affidata a convenzioni internazionali.

14) La nascita della Società delle Nazioni. E’ forse questo uno dei punti cardine della soluzione wilsoniana; con la nascita della Società delle Nazioni, secondo Wilson, si sarebbe posto riparo a qualsiasi diatriba tra Stati in chiave diplomatica e senza la necessità di ricorrere allo scontro armato, solo con questa soluzione, stando alle aspettative, si sarebbe preservata la pace in maniera duratura risolvendo gli eventuali problemi con il dialogo e la pace tra le Nazioni.

Uno dei principali problemi della Società delle Nazioni fu, però, quello dell’assenza degli Stati Uniti in seguito alla maggioranza repubblicana che proprio nel 1918 era venuta a costituirsi nel Congresso. Wilson visse questa sconfitta e la conseguente assenza dalla Società come un autentico fallimento personale il quale lo portò ad ammalarsi.

 

Conclusioni

Con gli accordi di pace che posero ufficialmente fine, dopo un travagliato dibattito, alla Prima Guerra Mondiale, l’Europa tornò a sperare in un duraturo periodo di pace senza realizzare che le basi per il successivo conflitto furono gettate proprio in quell’occasione. Due furono, tra gli altri i grandi errori commessi in quella sede:

1)     L’aver escluso, senza possibilità di trattativa, la Germania dai trattati di pace ed averle imposto una pace punitiva con il chiaro intento di non permetterle una ripresa economica e sociale. La Germania, nonostante avesse chiesto un armistizio con conseguenti margini di trattativa, non venne accontentata dalle potenze dell’Intesa.

2)     Durante i trattati di pace non emerse alcuna preoccupazione per le correnti che già si andavano organizzando nell’opinione pubblica tedesca, le uniche preoccupazioni emersero riguardo l’avanzare del Comunismo russo e la tutela da esso. Il popolo tedesco, infatti, non avendo subito alcuna invasione territoriale, non ebbe alcuna percezione della sconfitta imminente e si trovò, il giorno dopo aver firmato l’Armistizio, messo al corrente della sconfitta. Questo causò non pochi malumori per una guerra che, sino ad allora, il popolo tedesco era convinto di vincere. I malumori furono poi acuiti dal totale abbandono e dalla totale umiliazione che dovette subire il popolo tedesco come conseguenza della sconfitta.

Già a questa altezza cronologica, i malumori tedeschi, non volendo ammettere la sconfitta sul campo di battaglia, trovarono riparo nella ricerca dei colpevoli. Era di comune sentore la tesi che la Germania fosse stata pugnalata alle spalle dall’interno dalle trame di ebrei, pacifisti e socialisti.

La conferenza di pace, contrariamente a quanto si possa pensare, non si svolse in maniera organizzata ed in più occasioni lo stesso Wilson si trovò costretto ad opporsi ad alcune questioni, un esempio lo si ebbe in occasione della proposizione di un ordine del giorno francese in cui si dava minimo rilievo alla Società delle Nazioni. Un altro grande limite della conferenza di pace consistette nella lentezza con cui vennero affrontati i lavori, nel primo mese, infatti, non si riuscì a confrontarsi su altro che sui possedimenti coloniali e qualche dettaglio sul destino dell’esercito tedesco. Ben altre sarebbero state le priorità in un continente devastato da una guerra senza precedenti, ad esempio, la definizione chiara di confini nazionali in cui ciascuna amministrazione avrebbe potuto esercitare la propria sovranità per far fronte alle emergenze sanitarie ed economiche causate da quei quattro lunghi anni di guerra.

Si può dunque affermare che il ventennio che seguì la fine della Prima Guerra Mondiale non fu altro che un periodo di riorganizzazione che, non trovando risposte e soluzioni alle numerose questioni che, volontariamente, non vennero affrontate a guerra terminata, sfociò nella ferocia del secondo conflitto mondiale.

Il sogno wilsoniano di “mondo sicuro per la democrazia” non diede i frutti sperati, soprattutto se vengono prese in considerazione le esperienze dittatoriali che martoriarono l’Europa negli anni Venti e Trenta del Novecento e le conseguenze belliche che ne derivarono; anche la Società delle Nazioni, nonostante i buoni propositi, non riuscì ad imporsi sugli Stati come avrebbe dovuto risultando ben presto un’organizzazione di difficile gestione anche in sede di decisioni. Tra i principali ostacoli che resero la società delle Nazioni un fallimento vi erano:

1)     L’impossibilità di prendere decisioni se esse non godevano di voto unanime;

2)     L’assenza di importanti Nazioni come gli Stati Uniti e la permanenza limitata di altri[5];

3)     Decisioni lente e non efficaci a causa della non permanenza dell’Assemblea.

 Se l’esperienza della Società delle Nazioni naufragò, però, è indubbio che il progetto venne ripreso in parte per la fondazione, nel secondo dopoguerra, dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).

 


[1] Chiedendole a Versailles un risarcimento complessivo di 132 miliardi di marchi d’oro, solo nel 1932 ridotti, conseguentemente alla Conferenza di Losanna, a 3 miliardi.

[2] Non è insolito sentir parlare di guerra dei trent’anni del ‘900 in riferimento al trentennio 1914 – 1945.

[3] Mario del Pero, Libertà e impero. Gli Stati Uniti e il mondo 1776-2016, Editori Laterza, Bari, 2017, p.221.

[4] Ibidem.

[5] Il Giappone ne uscì nel 1933, l’Italia nel 1937 (entrambi Stati fondatori), la Germania ne ebbe accesso nel 1926, ma venne espulsa nel 1933 così come l’Unione Sovietica che vi entrò nel 1934 per venirne espulsa nel 1939.