In memoria di Norma Cossetto

di Pietro Fontana

A 80 anni dall'assassinio, una memoria per Norma Cossetto, giovane istriana uccisa a 23 anni dalla barbarie jugoslava titina dopo inumane sevizie e torture solo perché italiana. Medaglia postuma d'oro al Valore civile.
Originaria di Visinada, vicino a Parenzo, in Istria, aveva studiato al Regio liceo di Gorizia intitolato al Re Vittorio Emanuele III e si era poi iscritta in Lettere all'Università di Padova dove, alla fine del 1943, stava preparando una tesi dal titolo "Istria Rossa" dal colore peculiare del terreno, ricco di bauxite, mentre dava ripetizioni e supplenze scolastiche. Verso l'autunno la casa di famiglia e del padre, podestà della città, venne razziata dai gruppi comunisti. Il giorno dopo, un comando partigiano italiano-jugoslavo convocò Norma che, rifiutatasi di aderire, fu arrestata e portata via nella notte perché la città era stata occupata dai tedeschi. Rinchiusa nelle carceri di Parenzo, fu legata ad un tavolo e violentata ripetutamente da sedici aguzzini. Una donna che abitava lì vicino la sentiva implorare pietà, chiedere acqua, invocare la mamma. Condannata a morte dal locale “tribunale del popolo”, fu condotta con altri ventisei su un camion fino all’orlo della foiba di Surani, dove fu nuovamente violentata, le furono recisi i seni, spezzate braccia e gambe e fu sottoposta ad ulteriori orrori prima di essere infoibata, gettata ancora viva nella voragine. Il padre, che era giunto in zona per ritrovarla e metterla al sicuro, era nel mentre stato accoltellato a morte e infoibato in un altro posto. Quando i Vigili del Fuoco di Pola riesumarono Norma pochi giorni dopo, al seguito dei tedeschi, il maresciallo Harzarich, che comandava il gruppo ed era un valido speleologo, scrisse: “Sceso nella voragine, fui scosso, alla luce violenta della mia lampada, da una visione irreale: stesa per terra con la testa appoggiata su un masso, con le braccia lungo i fianchi, quasi in riposo, nuda, giaceva una giovane donna. Era Norma Cossetto…”. La sorella minore Licia, all'epoca 20enne, avrebbe poi ricordato "Ancora adesso la notte ho gli incubi, al ricordo di come l'abbiamo trovata: mani legate dietro alla schiena, tutto aperto sul seno il golfino di lana tirolese comperatoci da papà la volta che ci aveva portate sulle Dolomiti, tutti i vestiti tirati sopra all'addome [...] Solo il viso mi sembrava abbastanza sereno". Alcuni aguzzini furono arrestati e costretti a fare la veglia funebre al corpo
di Norma, tre impazzirono. All’alba furono fucilati dai tedeschi. Anni dopo a Norma Cossetto fu conferita la laurea Honoris Causa.
Il Prof. Marchesi dichiarò: “Era caduta per l’italianità dell’Istria e meritava più di qualunque altro quel riconoscimento”
Viva l'Istria italiana
Onore ai caduti