L'Acqua di Colonia: un giardino italiano racchiuso in un flacone

Nel panorama delle essenze più apprezzate del XVIII secolo nel Granducato di Toscana alla Corte di Pietro Leopoldo II d’Asburgo-Lorena, vi era una composizione olfattiva il cui mito la colloca tra le essenze più antiche e mirabili che il naso dell’uomo abbia mai conosciuto: l’Acqua di Colonia.

Era di fatti “mirabile” il nome con cui venne dapprima battezzata quest’acqua essenziale, che prende il nome da una precisa categoria di acque medicamentose storiche: le “Aque Mirabilis” (“acque ammirevoli, portentose”) le cui ricette furono trascritte dai Monaci fin dal 1300.

È il XIV secolo l’anno in cui la prima composizione a base di spirito di vino rettificato (alcool puro distillato) ed essenze venne suggerita per l’aspersione sulla pelle, oltre all’usuale assunzione come medicamento. Da fonti storiche, il primo rimedio ad avere questo duplice potere fu l’ “Acqua della Regina di Ungheria”, che (secondo la leggenda) giovò in bellezza e salute all’anziana Sovrana, tanto da essere richiesta in sposa dal giovane Principe di Polonia.

Custodire e tramandare le ricette ed i benefici delle Aque Mirabilis (tra le quali si ricordano l’ ”Acqua Vulneraria” e l’ ”Acqua dei Carmi” come storici medicamenti) era una prerogativa di monaci ed ecclesiastici, e fu proprio un monaco tedesco a tramandare al giovane profumiere genovese Gian Paolo Feminis, alla fine del XVII Secolo, la ricetta di un’acqua medicamentosa che più delle altre a quel tempo conosciute aveva un gradevole e singolare odore.

Feminis (1660-1736) lasciò giovanissimo la sua terra d’origine per cercare un lavoro in Germania, e qui si concentrò nella preparazione di infusi lenitivi ed erboristici, aprendo una distilleria e vendendo, nella città di Colonia, fra gli altri preparati medicinali, la straordinaria Aqua Mirabilis. Preparata secondo le indicazioni del monaco al fine di venderla come un sedativo per i nervi dal fresco e leggiadro sentore di agrumi e di fiori, la pozione ebbe fin da subito un notevole successo, tanto che l’aspersione sulla pelle fu gradevole tanto quanto le sue proprietà medicamentose erboristiche furono funzionali.

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Feminis collaborò a Colonia con l’aiutante di bottega Giovanni Antonio Farina (1685-1766), suo lontano parente, che ereditò alla sua morte la formula della segretissima acqua, e che si occupò di riprodurre su vasta scala, da allora imbottigliata in un iconico flacone in vetro dalla forma allungata chiamato “Rosolien”.

Giovanni Maria Farina proseguì nella produzione del rimedio, apprezzato sopratutto per avere un aroma completamente diverso da quelli dei profumi che venivano venduti all’epoca, assai intensi e dal sentire muschiato. L’evanescenza, il richiamo al giardino italiano e la sensazione di benessere che conferiva l’Aqua Mirabilis di Feminis erano infatti frutto di una studiata combinazione di più note, e di un dosaggio alcolico nettamente inferiore a quello solitamente impiegato nella preparazione dei profumi. La gradazione dello spirito di vino distillato per preparare le Aquae Mirabilis (proveniente dall’Aquavitae) era di fatti meno alta rispetto alla gradazione dell’alcool puro impiegato per comporre gli usuali profumi, mantenendosi pari a 80 gradi contro la purezza dei 99 gradi, con una presenza del 17% di essenza al posto dell’usuale 20%. Un dosaggio inferiore di essenze e la scelta di favorire note di testa più evanescenti e volatili regalavano alla composizione una singolare unicità.

Un bouquet di bergamotto, rosa, gelsomino, neroli, geranio e note balsamiche più segrete sbocciava nei nasi di coloro che erano rimasti meravigliati da questo singolare profumo, prodotto solo nella città di Colonia.

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Scriveva Farina sulla sua acqua:

“il mio profumo è come un mattino italiano di primavera dopo la pioggia: ricorda le arance, i limoni, i pompelmi, i bergamotti, i cedri, i fiori e le erbe aromatiche della mia terra.

Mi rinfresca e stimola sensi e fantasia.”

Come conseguenza alla rarità della composizione, fu stabilito nel 1727 che l’Aqua Mirabilis di Feminis e tramandata al Farina, non sarebbe stata prodotta altrove che nella città di Colonia, dalla famiglia di profumieri custodi dell’originale formula.

La “Echt Kölnisch Wasser” (in francese “Original Eau de Cologne”, in italiano “Acqua di Colonia”) era ufficialmente nata.

Nella seconda metà del XVIII Secolo, Giovanni Maria Farina lasciò a sua volta in eredità la formula al figlio Giovanni Antonio, nel pieno successo della commercializzazione della fragranza.

Acquistata e amata dalle figure più influenti del XVIII secolo come Maria Teresa d’Austria, Pietro Leopoldo II e Madame du Barry (favorita di Luigi XV), nel XIX Secolo, l’Acqua di Colonia venne dichiarata da Napoleone Bonaparte l’unico profumo che egli avrebbe voluto indossare e assumere come medicamento, tanto che al mese le sue ordinazioni furono sempre di quaranta bottiglie.


Per celebrare l’Impero Napoleonico, nel 1853 il profumiere parigino Guerlain compose anch’egli un’acqua di Colonia per l’Imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, decorando la bottiglia con 69 api dorate, insetto laborioso simbolo dell’Impero Napoleonico.

Eugenia de Montijo soffriva di forti e frequenti emicranie, e commissionò a Monsieur Guerlain (che aveva una formazione medica e chimica) una fragranza che potesse calmarle i nervi.

Il profumiere si ispirò all’originale composizione per comporre un’essenza dall’odore leggiadro e lenitiva per i mali di testa, conquistandosi il titolo di “Parfumeur de la Cour”.

Allo stesso modo, nel XIX Secolo l’italiano Stefano Frecceri (anch’egli genovese) si ispirò alla Colonia di Farina per comporre un’acqua dedicata alla sua città, l’ ”Acqua di Genova”. Presentatosi anch’egli alla Corte dei Savoia, ricevette il merito di profumiere fornitore ufficiale della Corte del Re Vittorio Emanuele II. Altri influenti ed importanti personaggi d’epoca come il Conte Camillo Benso di Cavour e il Ministro degli Esteri Costantino Nigra, utilizzavano l’Acqua di Genova per arricchire la propria immagine pubblica.

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Si racconta che la Contessa di Castiglione, considerata all’epoca la donna più bella d’Europa, non rinunciasse mai al sentore del profumo di Frecceri, ed imponesse il fascino della fragranza all’imperatore Napoleone III di Francia.

Sebbene oggi con il termine “Colonia” in profumeria si faccia immediato riferimento ad un genere di fragranze che in comune hanno freschezza e sentore poco impegnativo da indossare, sappiamo che la storia che ha permesso all’Aqua Mirabilis di attraversare i Secoli e giungere fino a noi, affonda le proprie origini nella rispettosa tradizione erboristica monastica, ancor prima di essere intesa come un vezzo tanto utile quanto piacevole.