Lo storico viaggio del Papa in Iraq

di Pietro Fontana
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il logo ufficiale del viaggio: il Tigri e l'Eufrate che spiccano sull'Iraq-Mesopotamia, una palma e una colomba col ramoscello d'ulivo della pace a fianco del motto in arabo, curdo e caldeo “Siete tutti fratelli”, tratto dal Vangelo di Matteo © Santa Sede

Il 5 marzo 2021 Papa Francesco è diventato il primo Sommo Pontefice Romano a visitare l’Iraq, atterrando alle 14 all’Aeroporto internazionale di Baghdad, dopo essere partito la mattina da Roma-Fiumicino. Una prima volta storica, non solo per la visita apostolica in sé, ma anche per tutti gli eventi che hanno segnato la sua permanenza nell’antica Mesopotamia. 

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Il Papa è accolto dai due bambini in costume tradizionale  © Vatican News

Accolto da due bambini in abiti tradizionali, il Papa è stato subito ricevuto dal Primo Ministro Mustafa Al-Kadhimi e successivamente accolto con tutti gli onori al Palazzo Presidenziale di Baghdad, dove il Presidente della Repubblica Barham Salih lo ha onorato con queste parole:

 

"[...] Benvenuto ad Ur [dei Caldei], la più antica città [...] che ha l'onore di aver visto la nascita del profeta Abramo (pace su di lui, il padre dei profeti). La città alla quale anelano i cuori delle persone di tutte le Religioni celesti. [...] Nei primi giorni dell'Islam, quando l'Imam Ali (pace su di lui) governava dall'Iraq, richiamiamo un suo eloquente detto: Le persone sono di due tipi; o un tuo fratello nella religione o un tuo pari nella Creazione. Questa è la nostra ispirazione oggi"

 

Un grande inizio sul solco della fratellanza religiosa per una visita dalla portata storica, che prima di quel giorno era stata soltanto vagheggiata da un altro pontefice, San Giovanni Paolo II. Il Presidente Salih, curdo sunnita, ha accolto il Pontefice cattolico citando il primo Imam sciita, Ali, genero di Maometto, un atto che riunisce in sé tutta la peculiare composizione del Paese.

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Il discorso del Presidente Salih al Papa  © Vatican News

L’Iraq, infatti, a causa delle problematiche relative al colonialismo anglo-francese alla Sykes-Picot, è un paese assai eterogeneo e si può tripartire come segue: un Nord curdo (cristiano o yazida, antica religione autoctona) che ospita Erbil e Mosul, un centro sunnita che ospita Baghdad, capitale fondata dall’antico Califfato abbaside, ed un Sud sciita, la Bassora, con capitale Najaf, sede del Mausoleo che ospita i resti mortali dell’Imam Ali.

 

La Città Santa di Najaf è stata la seconda tappa della visita apostolica, dopo l’incontro ufficiale col Capo di Stato e di Governo. Qui la mattina del 6 marzo Papa Francesco (84 anni) ha “fatto la storia” incontrando per la prima volta la massima autorità del clero sciita iracheno, il Grande Ayatollah ʿAlouk al-Husaynī al-Sīstānī (90 anni). L’anziano clerico, che non ha mai accolto alcuna personalità straniera, per il Sommo Pontefice ha aperto le porte della sua abitazione privata nella Città santa, intrattenendosi in colloquio privato per oltre un’ora.

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Papa Francesco e l'Ayatollah Ali al-Sistani © Santa Sede

L’Ayatollah è conosciuto per il suo rigore e la sua guida spirituale è la più riverita di tutto il mondo sciita. Molto importante per il paese è stata la sua decisa avversione contro lo Stato islamico (ISIS), contro il quale aveva scagliato una fatwa contente l’incitazione al jihad (la guerra santa) già nel 2014. 

L’ISIS, lo ricordiamo, era negli anni riuscito ad invadere il paese a Nord, nel Kurdistan iracheno, spingendosi poi quasi fino a Baghdad, portando inumane sofferenze alla popolazione inerme, curda, araba, cristiana, yazida o musulmana che fosse e distruggendo antiche rovine, reperti archeologici e luoghi consacrati di qualsiasi credo.

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Il Papa assiso tra le macerie della città di Mosul © Santa Sede
 

Mosul, adiacente all’antica capitale assira di Ninive (dove secondo la Bibbia agì il profeta Giona), è poi stata, il successivo 7 marzo, la terza tappa del Pontefice in Iraq. Qui Francesco ha celebrato una preghiera in suffragio delle vittime della guerra portata dallo Stato islamico dalle macerie di Piazza delle Quattro Chiese, lo stesso luogo dove anni prima l’ISIS aveva giurato di arrivare, un giorno, ad abbattere anche la Basilica di San Pietro a Roma. Le parole del Papa:

 

“Se Dio è il Dio della vita – e lo è –, a noi non è lecito uccidere i fratelli nel suo nome. Se Dio è il Dio della pace – e lo è –, a noi non è lecito fare la guerra nel suo nome. Se Dio è il Dio dell’amore – e lo è –, a noi non è lecito odiare i fratelli. Ora preghiamo insieme per tutte le vittime della guerra, perché Dio Onnipotente conceda loro vita eterna e pace senza fine, e le accolga nel suo amorevole abbraccio. E preghiamo anche per tutti noi, perché, al di là delle appartenenze religiose, possiamo vivere in armonia e in pace, consapevoli che agli occhi di Dio siamo tutti fratelli e sorelle” e, dalla preghiera “[...] Gli abitanti di Ninive, nel racconto di Giona, ascoltarono la voce del tuo profeta e trovarono salvezza nella conversione. Anche noi, Signore, mentre ti affidiamo le tante vittime dell’odio dell’uomo contro l’uomo, invochiamo il tuo perdono e supplichiamo la grazia della conversione: Kyrie eleison! Kyrie eleison! Kyrie eleison!”.

 

A riguardo della fratellanza tra credi, nella città, durante il discorso di accoglienza al Papa, il Presidente Salih aveva citato, con commozione ed orgoglio, quanto segue:

 

“[a Mosul] il suono della campana [delle chiese] si mescola con la chiamata alla preghiera [l’ahdan degli muezzin dai minareti delle moschee] nel cielo dell’Iraq. [...] Tra le scene memorabili della liberazione di Mosul è sempre presente alla mente quella di una chiesa rovinata dai terroristi dell’Isis, in questa scena, che il mondo ha visto, i soldati musulmani appaiono con lineamenti e vestiti coperti dalla polvere delle battaglie portando la Croce sulle spalle per riportarla al suo luogo santo, la chiesa, dopo la sua liberazione, mentre il loro ufficiale sta in piedi con rispetto e riverenza salutando la statua della Vergine Maria e quella di Cristo. Si tratta di un valore umano profondo nel suo significato ed è un valore che nasce dalla convinzione di tutti gli iracheni che il vincolo di diversità e pacifica convivenza sia un valore supremo radicato nel paese com’è radicata la palma da migliaia di anni nelle radici della loro patria”

 

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Due soldati musulmani iracheni con un'icona della Santissima Annunciazione

La giornata si è conclusa alla Basilica dell’Immacolata Concezione di Qaraqosh, dove il Papa è stato accolto dalla comunità cattolico-siriaca del Patriarca di Antiochia dei Siri Ignazio Giuseppe III Younan ed ha restituito alla città il “Sidra”, antico manoscritto in caratteri siriaci con preghiere liturgiche in aramaico che alcuni sacerdoti salvarono dalla furia dell’ISIS murandolo in un sottoscala nel 2014 e che dal 2017 era in restauro in Italia sotto l’osservazione della Santa Sede.

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 La restituzione del Sidra © Vatican News

Un’altra tappa storica di questo viaggio è stata poi la visita ad Ur dei Caldei della sera del 6 marzo. Giunto alla piana di Ur (non lontano da Nassirya) il Papa ha tenuto un grande incontro interreligioso, ma solo dopo aver visitato le antichissime rovine della città sumera, la città natale del patriarca Abramo. Si è trattato della prima nella storia che un Pontefice la visitasse e Francesco ha anche varcato le mura di quella che è considerata dalla tradizione la casa stessa di Abramo, che egli lasciò su suggerimento di Dio per intraprendere il suo viaggio verso la Terra promessa. Un momento dalla grandissima portata spirituale. Le prime parole del Papa:

 

“Cari fratelli e sorelle,questo luogo benedetto ci riporta alle origini, alle sorgenti dell’opera di Dio, alla nascita delle nostre religioni. Qui, dove visse Abramo nostro padre, ci sembra di tornare a casa. Qui egli sentì la chiamata di Dio, da qui partì per un viaggio che avrebbe cambiato la storia. Noi siamo il frutto di quella chiamata e di quel viaggio. Dio chiese ad Abramo di alzare lo sguardo al cielo e di contarvi le stelle. In quelle stelle vide la promessa della sua discendenza: vide noi. E oggi noi, ebrei, cristiani e musulmani, insieme con i fratelli e le sorelle di altre religioni, onoriamo il padre Abramo facendo come lui: guardiamo il cielo e camminiamo sulla terra”


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 le rovine di Ur dei Caldei, sullo sfondo la Ziqqurrat dell'antica città

Successivamente, Francesco è stato ricevuto alla Cattedrale di San Giuseppe di Gerusalemme, dove ha celebrato messa secondo il Rito Caldeo della chiesa presieduta dal Patriarca di Babilonia dei Caldei Cardinal Louis Raphaël I Sako, un’altra prima volta storica per un Pontefice.


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Il Papa si sposta insieme ad alcuni Patriarchi verso la Messa in rito Caldeo