Memorie di reduci: la ritirata di Russia

di Michele D'Ambrosio


Terza divisione Alpina Julia, battaglione Gemona; proprio con loro ho passato le ore più buie della mia esistenza, pensavo che sul Monte Golico avessi visto le cose più brutte e più disumane che potessero esistere a questo mondo, ma mi sbagliavo… Finita la Grecia, ci toccò ripartire, subito dopo, per un nuovo fronte, ancor più impervio e tragico: la Russia. Era il 25 dicembre 1941 quando l'Armata Rossa ci attaccò, all'alba, mentre eravamo in ritirata; i combattimenti si conclusero solo il 30 dicembre, cinque interminabili giorni. Le perdite italiane furono di 168 morti, 715 feriti, 305 congelati e 207 dispersi… Mamma che freddo…


La ritirata continuava, i russi avevano oramai accerchiato alle spalle l’Esercito Italiano senza lasciargli alcuna speranza. Il nostro destino sembrava essere già scritto; un solo pensiero si faceva vivo nelle nostre menti, il pensiero rivolto alle nostre mamme, lasciate in quel paesino che mai più rivedremo.


Addio mamme, non disperate per i vostri figli, sono al sicuro, con i vostri figli ne stanno morendo tanti altri, sapremo farci forza a vicenda in questa fredda terra straniera.


Di tanto in tanto troviamo un villaggio popolato da gente locale, grazie a quelle poche parole di russo che ho imparato, ho capito una cosa, ho capito che LA GUERRA NON PIACE NEMMENO AI RUSSI! Tanti sono i bambini affamati in questi villaggi, la mia razione di sostentamento è molto ridotta, le vie di comunicazione sono impraticabili e i rifornimenti, per noi soldati, stentano ad arrivare, ma quei bambini hanno fame, tanta fame! Più volte mi è capitato di dover fare una scelta molto difficile, ancor più difficile in questa circostanza, ho dovuto scegliere se mangiare io la razione o cederla a un bambino russo che mi fissava mentre mangiavo. Nonostante la disumanità che dilaga in questa maledetta guerra, un bambino è sempre un bambino, proprio per quello mi accontentavo di mangiare qualche filo d’erba congelato e cedevo la mia razione a quel bambino.”

(Alpino Giuseppe Angeli, reduce di Russia, Abbiategrasso, 1918 – Luino, 2009)


Nel gennaio del 1943 siamo totalmente accerchiati, l’Esercito russo non ha lasciato alcuna possibilità ai nostri di tornare a casa, l’unica briciola di speranza che abbiamo per fare ritorno resta lo sfondamento della sacca russa.

Lo sfondamento lo si ebbe, infatti, a Nikolajewka, il 26 gennaio 1943, grazie alla 2^ Divisione Alpina Tridentina e al suo Generale, il Generale Luigi Reverberi, che, al grido “TRIDENTINA, AVANTI!”, mandò i suoi uomini, con gli ultimi residui di forze, a compiere l’unica azione possibile per permettere all’Esercito di proseguire la ritirata.


“I miei carri armati sono gli alpini italiani”

(Generale Eibl, Comandante delle truppe tedesche nel settore della Julia, dopo aver assistito allo sfondamento della sacca russa a Nikolajewka)