Monterotondo e il 9 settembre 1943

di Eleonora Vicario

Monterotondo è una cittadina in provincia di Roma che “da sempre” è governata dalla sinistra, prima dal PCI, poi dal PD. Solamente nelle ultime elezioni politiche, un temerario, l'avvocato Simone di Ventura, è riuscito ad arrivare al ballottaggio, dal quale comunque è uscito sconfitto. La roccaforte mantiene il suo potere grazie alla storia antifascista e partigiana raccontata per decenni con l'aiuto dell'ANPI, molto presente nel territorio e che narra di gesta eroiche della popolazione civile durante la Resistenza, a partire proprio da questa data.

Recentemente però la censura politica ha cominciato a cedere a causa di una leggerezza dell'Istituto di Cultura di Monterotondo che decise di pubblicare un libro scritto da Guido Ronconi, Sprungeinsatz Monterotondo, già uscito in Germania in lingua tedesca. Evidentemente, Paolo Togninelli, che ne fu il curatore, non lesse il libro prima di autorizzarne l'acquisto in 600 copie nel 2021, costate peraltro “10.805,20 € di denaro pubblico”[1].

Guido Ronconi è un ricercatore di storia militare che vive in Germania e che, negli archivi militari di Friburgo, trovò una documentazione che riguardava l’unità tedesca aviolanciata su Monterotondo il 9 settembre del 1943, allo scopo di attaccare lo Stato Maggiore del Regio Esercito che, nel palazzo Orsini, aveva stabilito allora la sua sede. Il giorno precedente però, la maggior parte dei militari che vi risiedevano, avevano seguito Re Vittorio Emanuele III a Brindisi, unica zona non occupata dai tedeschi né dagli americani, dove fu ricomposto il Governo italiano il quale, insieme al Re e con la partecipazione attiva dell’allora Principe ereditario Umberto, riorganizzò l'esercito, combattendo poi al fianco degli Alleati. Stesse informazioni Ronconi trovò negli archivi militari italiani e in quello militare francese.

I tedeschi, una volta arrivati nella zona di Monterotondo, incontrarono la divisione Piave che si stava dirigendo verso Tivoli e nello scontro perirono militari di entrambi gli eserciti più due ragazzi che si trovavano nei campi e furono coinvolti, loro malgrado, in quel combattimento. Si conosce, dei due, solo il nome di Dario Ortensi che fu decorato con la Medaglia d’Argento.

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Anche il recente libro di Massimo Lucioli e Massimo Castelli “Monterotondo 9 settembre 1943” smentisce la leggenda resistenziale di quella giornata:

“Solo tre o quattro persone, tra le molte decine di civili chiusi nel Castello, chiesero ai militari delle armi per poter partecipare agli scontri, ma ciò non fu possibile per mancanza di armi e munizioni. […] Quindi la partecipazione ai combattimenti di masse civili in armi, tanto declamata ed enfatizzata nel dopoguerra, è smentita non tanto nei fatti, perché qualche civile effettivamente partecipò, bensì nei numeri, che furono, in realtà, totalmente irrisori”.[2]

E’ curioso che delle 600 copie dello Sprungeinsatz Monterotondo non se ne trovi nessuna…

Confidiamo nel Consigliere comunale di Monterotondo, Marco Di Andrea, per sapere dove siano finiti.

Mai come in questo caso è adeguata una citazione che si sente ripetere da molto tempo, anche se non si è certi del suo Autore: “Una bugia ripetuta abbastanza spesso si trasforma in una grande verità” Lenin, “Qualsiasi bugia, se ripetuta frequentemente, si trasformerà gradualmente in verità”, Hitler; altri affermano – pare erroneamente - che questa citazione sia di Joseph Goebbels.

George Orwell ha dedicato un’intera antologia sulla verità e sulla menzogna nella quale ha raccolto brani da romanzi, da saggi, da diari, con lo scopo di illustrare quanto sia facile manipolare.

 


[1] Andrea Cionci (a cura di), Monterotondo: realtà contro mito resistenziale p. 38, Armi e tiro, Giugno 2023- N. 6 – mensile – Anno 36

[2] id