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Papa Francesco e la stretta sul rito antico. La questione liturgica alimenta il dibattito nella comunità catt

2021-07-29 15:24

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Oggi, CarloGiovanniSangiorgi,

Papa Francesco e la stretta sul rito antico. La questione liturgica alimenta il dibattito nella comunità cattolica.

di Carlo Giovanni Sangiorgi

di Carlo Giovanni Sangiorgi






Le notizie di questi caldi giorni di luglio sono tutte concordi nell’affermare che il Motu Proprio “Traditionis custodes”, promosso da Papa Francesco I, è destinato a fare discutere la comunità cattolica per molto tempo.



Il provvedimento fortemente voluto dal Santo Padre vieta di fatto la celebrazione delle Sante Messe secondo il rito romano antico in vigore prima del Concilio Vaticano II del 1962, in parole molto sintetiche il modus celebrandi tradizionale in latino con il sacerdote rivolto verso l’altare e di spalle ai fedeli, abolito durante la revisione liturgica voluta dai Papi San Giovanni XXIII e Paolo VI.


Fig 1jpg



Tra le varie concessioni che seguirono negli anni successivi, l’uso del messale romano preconciliare venne maggiormente ampliato nel 2007 da Papa Benedetto XVI, attraverso la redazione di un apposito Motu proprio, il “Summorum pontificatum”: la concessione nasceva dopo una attenta riflessione liturgica, la quale andava incontro a molte richieste provenienti dei fedeli, in particolar modo dai sostenitori delle tesi lefebvriane e altri conservatori tradizionalisti.






Fig 2jpgPapa Benedetto XVI da https://www.sabinopaciolla.com/il-papa-emerito-benedetto-xvi-nella-nuova-biografia-parla-dellanticri...






Dal quotidiano Libero si apprende quanto dichiarò l’allora Pontefice in seguito alla decisione:










Dal messaggio si evince un tentativo di Papa Ratzinger di riconciliare le diverse correnti di pensiero all’interno della comunità cattolica, promuovendo una continuità liturgica, possibile attraverso l’intreccio tra la tradizione antica e le disposizioni del Concilio Vaticano II. In quel frangente di tempo, Sua Santità era convinto che il messale latino di Pio V non avrebbe di fatto aperto una spaccatura all’interno della Chiesa, ma prodotto un processo di arricchimento: una motivazione spinta anche dalla volontà di sostenere un dibattito caratterizzato da solide basi senza dimenticare il passato della Chiesa, le dinamiche e gli eventi che hanno formato la struttura religiosa cristiana. Il taglio netto con il passato, come racconta Benedetto XVI, avrebbe creato solamente divisioni e instabilità, in un equilibrio flebile che attraversa, de facto, tutte le epoche. Ogni contributo verrebbe quindi visto come la normale evoluzione e crescita della comunità. Se ne può apprezzare, dunque, una riflessione teologica molto acuta, in linea con le qualità spirituali che contraddistinguevano Benedetto XVI, legato ad una tradizione estremamente impiantata sui pilastri della Fede e della Storia della Chiesa romana.



Papa Francesco I, nella Sua lettera accompagnatoria al “Traditionis custodes”, ha recentemente ammonito ad un uso strumentale del messale in rito romano preconciliare, portando, secondo il Suo punto di vista, di conseguenza a divisioni all’interno della cristianità cattolica e un messaggio spirituale sbagliato. In essa non si limita a spiegare i motivi che lo hanno spinto ad emettere questo Motu proprio, ma ha voluto altresì fare un riepilogo circa l’evoluzione della materia nel tempo. La lettera recita quanto segue:









Fig 3jpgPapa Francesco I da https://diocesialessandria.it/2020/03/05/il-messaggio-di-papa-francesco-per-la-quaresima/






Sino a questo punto della lettera, vi è dunque il riconoscimento nei confronti dei Suoi predecessori di ricercare una mediazione tra le richieste dei fedeli e dei sacerdoti, mettendo l’accento sulle norme che regolamentavano la concessione di celebrare Messa in rito antico preconciliare. Una puntualizzazione oggettiva che dona una sintesi circa l’evoluzione liturgica degli ultimi 50 anni e i punti fondamentali che l’hanno determinata. Dallo scritto si evince che nessuno dei Papi avesse voluto mettere in discussione le disposizioni del Concilio Vaticano II, ma che tuttavia vi fosse stata la necessità di regolamentare una richiesta e che poteva potenzialmente portare ad una crescita, valutando caso per caso, specie in quei giovani che si erano affacciati ad un rituale, per certi versi, maggiormente adatto i loro bisogni spirituali. Tuttavia, Francesco fa notare come però la benevolenza di Benedetto XVI sia stata pienamente fraintesa, nel Suo tentativo di portare su di un terreno di confronto positivo il Missale Romanum del 1962 edito da San Giovanni XXIII e promulgato da Papa Paolo VI, riconosciuto anche dal Papa Emerito come “messale ordinario”, e quello di San Pio V. Quest’ultimo, quindi, si tratterebbe di un modus straordinario nella celebrazione delle Messe, conseguentemente regolato dalle autorità ecclesiastiche.



Dalle indagini che Papa Francesco ha delegato alla Congregazione della Dottrina della Fede, si è ricavato uno scenario tutt’altro che positivo dal Suo punto di vista. Così scrive:











La lettera si chiude delegando i vescovi a vigilare sulla corretta applicazione del Missale Romanum del 1962 e del sopracitato Motu Proprio, scongiurando tutti quei tentativi atti a creare tensioni all’interno delle comunità pastorali.



Da queste parole, durissime per certi versi ma mai aggressive, si evince la constatazione di un uso improprio del messale romano e un forte gesto ad impedire scismi e derive come quelle di Monsignor Lefebvre dopo il Concilio Vaticano II, il quale venne in seguito scomunicato da San Giovanni Paolo II nel 1988. Una presa di posizione molto decisa in anni ove il pontificato di Papa Francesco non è stato esente da forti critiche provenienti da tutti i livelli della Chiesa cattolica: l’introduzione di nuovi canoni, l’intento di essere più vicino agli ultimi, una maggiore apertura nei confronti di altre religioni, usi e costumi sono andati, inevitabilmente, a collimare con quelle che sono esigenze diverse più vicine ai canoni tradizionali.



Tra le voci contrarie all’iniziativa papale, spunta il Cardinale americano Raymond Burke, prefetto emerito della Segnatura apostolica che si è pronunciato negativamente sulla scelta del Pontefice: secondo il suo punto di vista, non è corretto considerare il Missale Romanum del 1962 come >, come emanato dal Traditionis custodes, in quanto il rito straordinario è 4>>. Il porporato afferma altresì che i fedeli più tradizionalisti avrebbero un maggiore attaccamento alla Chiesa e alla comunità pastorale, perciò non ci sarebbero in atto motti separatisti causati dall’applicazione della pratica preconciliare. Al contrario, vietarla completamente porterebbe solamente sconforto e sentimenti negativi nelle parrocchie stesse.



Anche Joseph Shaw, Presidente della Latin Mass Society nel Regno Unito, ha dichiarato al Register di 



A questo giudizio critico si aggiunge anche Luigi Casalini, editore di Messa in Latino, il quale sostiene che il Summorum Pontificum di Benedetto XVI sia stato >6.



Antonio Socci, sul quotidiano Libero, si mostra “lapidario” concludendo il suo articolo in questo modo: 



Un’analisi oggettiva delle varie posizioni, mostra come il Motu Proprio di Benedetto XVI sia, per certi versi, la chiave unificante della questione, la cui interpretazione ha portato alla formazione delle diverse posizioni liturgiche. Se da un lato Papa Francesco difende le azioni dei Suoi predecessori, ammonendo ad una mistificazione delle loro reali intenzioni, ovvero una continuità e preservazione delle disposizioni del Concilio Vaticano II, dall’altro vi sono persone che vedono tale documento come una liberalizzazione ed una promozione del rito romano di Pio V. Lo sgomento generato dalla limitazione di quest’ultimo va certamente a sommarsi al malcontento di quei gruppi spesso in aperto contrasto con le azioni promosse da Papa Francesco durante il Suo pontificato.






Fig 4jpgIl fraterno rispetto tra Papa Francesco e il Papa emerito Benedetto da https://www.ilpost.it/2020/01/13/benedetto-xvi-critiche-papa-francesco/






Ma tralasciando il connotato politico della protesta, vorrei portare la riflessione su un piano prettamente spirituale, che vada in un qualche modo ad indagare quelli che sono i bisogni attuali della comunità cristiana. Mi chiedo, infatti, perché l’antico rito incriminato si stia diffondendo nel 21° secolo e venga sempre maggiormente apprezzato da alcuni gruppi di giovani, in un periodo ove l’antico viene spesso ripudiato o ridotto a materia secondaria? Vista la crisi di identità e di valori che la nostra società sta attraversando su tutti i livelli, la forma liturgica straordinaria, così come definita dalla stampa e da Papa Francesco stesso, risponde in una qualche maniera ad una necessità di spiritualità più ricercata e intima?



Probabilmente, la pratica romana preconciliare va ad appagare alcune sensibilità locali che mostrano una peculiare espressività interna alla comunità stessa. In un mondo che cambia sempre più velocemente, con un numero sempre maggiore di persone, le esigenze, le idee e gli orientamenti si evolveranno con altrettanta velocità. Una sfida sempre più crescente per la Chiesa di Roma sarà far fronte ad un numero di bisogni spirituali più variegati e complessi, i quali si affideranno alla liturgia, ovvero il mezzo attraverso cui si concretizza il messaggio divino. Ciò non toglie che i toni utilizzati per dimostrare il disaccordo nei confronti della più alta guida della Chiesa cattolica, abbiano spesso raggiunto connotazioni inaccettabili dal punto di vista etico e morale: aldilà delle parole aspre utilizzate da molti giornalisti e autori, molti fedeli sono arrivati alla polemica sterile e, purtroppo, alle offese gratuite, pubblicamente e sui principali canali internet, tra cui i social network. In un contesto ove dovrebbero regnare pace, amore e comprensione, si arriva paradossalmente a tensioni e sfiducia in quella figura che è la testimonianza del messaggio di Dio, la cui origine è nella Sua volontà. La certezza è che la questione liturgica di questi giorni si protrarrà per lungo tempo se non vi sarà dialogo e le varie posizioni rimarranno ferme sulle proprie convinzioni, specie se a regnare sarà il pregiudizio, cosa che Gesù Cristo stesso ammoniva.



1 https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/28001080/papa-francesco-cancella-ratzinger-antonio-socci...



2 https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2021/07/16/0469/01015.html



3 https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2021/07/16/0469/01015.html



4 https://www.aldomariavalli.it/2021/07/17/dopo-traditionis-custodes-burke-davanti-a-tanta-durezza-i-f...



5   https://www.sabinopaciolla.com/card-burke-il-motu-proprio-traditionis-custodes-e-segnato-da-una-dure...



6 Ibidem
7 (https://paneefocolare.com/2017/10/23/contro-gli-abusi-liturgici-pane-e-vino-di-origine-controllata/)