Progetto a medio-lungo termine: eliminazione dell'uso dei contanti

di Eleonora Vicario

Il 9 maggio 1946 Vittorio Emanuele III di Savoia, in procinto di partire per l’esilio, scrisse all’allora Presidente del Consiglio dei Ministri, A. De Gasperi, un biglietto in cui esprimeva la volontà di lasciare al popolo italiano la propria collezione di monete. Depositata al Quirinale e poi presso l’Istituto Italiano di Numismatica, la raccolta fu destinata al Museo Nazionale Romano con D. L. 5 novembre 1968, dove fu trasferita e acquisita dal Medagliere nel luglio del 1971. La collezione rappresenta un documento di straordinario interesse storico ed economico, unico nel suo genere: è costituita da oltre 110.000 monete di zecca italiana, di età medievale e moderna, e da un elevato numero di pesi monetali, prove e scarti di zecca1.

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Questa collezione fu donata dal Re al popolo italiano insieme al Corpus Nummorum Italicorumm, una enorme opera di 20 volumi scritta proprio dal Re, per creare un catalogo delle monete italiane medievali e moderne. Oggi la collezione si trova al Museo Nazionale Romano. Negli anni molti studiosi si sono interessati alla collezione del Re organizzando giornate di approfondimento e pubblicando interessanti volumi.

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La figura del “Re numismatico” e il suo contributo agli studi e al collezionismo numismatici italiani, come pure una valutazione critica del Corpus Nummorum Italicorum, sono stati discussi ed illustrati in due recenti convegni in occasione del centenario della pubblicazione del primo volume del CNI (1910): - 100 anni del Corpus Nummorum Italicorum. Giornata di studio, Milano 15 maggio 2009, a cura di Adriano Savio e Alessandro Cavagna, Milano 2010, - La collezione di Vittorio Emanuele III e gli studi di storia monetaria : giornate di studio per il primo centenario dalla pubblicazione del Corpus Nummorum Italicorum, Roma, Palazzo Massimo alle Terme 21-22 ottobre 2010. Atti del convegno Ministero per i beni e le attività culturali, Roma, 2012, BdN 54; mentre il contributo biografico generale ed aggiornato rimane: - Lucia Travaini., Storia di una passione : Vittorio Emanuele III e le monete, 2. ed. aggiornata. – Roma, Quasar, [2005]2.

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Attraverso le monete e le banconote si può intraprendere un viaggio nel nostro passato, nella nostra storia, ma per buona pace dei numismatici, Palazzo Chigi ha stabilito nuove norme per contrastare l'evasione fiscale e per impedire il riciclaggio di denaro sporco limitando l'uso dei contanti con la prospettiva ipotetica di eliminarli del tutto (la banca ING ha già dismesso dal 1° Luglio 2021 le casse automatiche e non consente prelievi di denaro contante). Questo provvedimento, molto probabilmente, creerà notevoli problemi alle persone comuni che saranno costrette a utilizzare principalmente carte di credito o bancomat per effettuare molti dei loro pagamenti. Per il momento, il limite passa da 1.999,99 euro a 999,99 euro per qualsiasi passaggio di denaro e questa è solo la prima via per una ulteriore stretta nei prossimi anni. Anche una donazione o un prestito a un figlio al di sopra di questa cifra dovrà essere giustificato ed effettuato con un bonifico o con una carta di credito.

In verità, negli ultimi anni si è rilevato un incremento della registrazione di carte di credito in Italia per cui far diventare un “obbligo” il disuso del contante sembra una incongruenza. Il denaro “sporco” e le “bustarelle” non corrono certo con i contanti ma con i grandi investimenti apparentemente innocenti.

I più colpiti da questa rivoluzione, invece dei trasgressori, saranno gli anziani. Sebbene oggi molti ultra-sessantacinquenni siano in grado di condurre una vita nel pieno del benessere psico-fisico, inseriti nel mondo del lavoro e capaci di occuparsi dei propri interessi, molti di loro hanno difficoltà a comprendere le moderne tecnologie; la maggior parte degli ottantenni non è di sicuro in grado di usare un computer o le app del cellulare per non parlare degli ultra-ottantenni, sempre più numerosi per il miglioramento delle condizioni igieniche e sanitarie. In genere l'anziano ritira alla posta la propria pensione e sostiene tutte le sue spese con i contanti.

[Il]27% si trova invece in condizioni svantaggiate: si tratta di persone affette da una o più patologie croniche, con gravi limitazioni nelle funzioni e risorse economiche quasi sempre scarse o insufficienti. Una parte di questo gruppo vive in piccoli comuni sotto i 10 mila abitanti e una parte nelle aree metropolitane. I primi si trovano in condizioni di forte isolamento sociale, senza una rete di amici o di conoscenti su cui contare. Sono in prevalenza donne, vedove che vivono o da sole o come membro aggregato in altre famiglie, più frequentemente nel Mezzogiorno (45,5%, proporzione che è pari al 36,9% nel totale degli anziani), con titoli di studio mediamente bassi.3

Una parte di questi anziani, poi, molti in condizione di non autosufficienza, non può vivere a casa propria quando supportarne la cura diventa eccessivo per le risorse economiche (assunzione di badanti) o di supporto della rete familiare per cui deve ricorrere all'istituzionalizzazione. In questo caso l'utilizzo del contante diventa indispensabile.

Il tasso di istituzionalizzazione per 100.000 abitanti varia considerevolmente tra le aree del Paese, con una incidenza sempre più bassa al Sud rispetto al Nord. Le differenze aumentano con l’aumentare dell’età degli ospiti. Tra i giovani anziani, il tasso di istituzionalizzazione varia tra il 197 ogni 100.000 del Sud ai 616 del NordEst, ma nel Sud ci sono 1.738 ultraottantenni per 100.000 abitanti, mentre al Nord Ovest ce ne sono 10.934.4

Ricordiamo inoltre che nella nostra popolazione esiste ancora una percentuale di analfabeti strutturali (secondo il report 2020 dell'Istat sono lo 0,6% della popolazione), cioè persone che non hanno frequentato la scuola dell'obbligo e a questi si aggiungono gli analfabeti funzionali, quelli cioè che pur essendo scolarizzati, hanno perduto la capacità di elaborare ciò che leggono per il non uso della lettura e della scrittura. Questo fenomeno colpisce soprattutto i giovani: si è visto che un sesto degli studenti italiani abbandona gli studi, che il 75% delle famiglie dei ragazzi analfabeti ha in casa meno di 25 libri e sappiamo che nei social non si usa un linguaggio corretto, riducendo così ulteriormente le capacità lessicali, l’uso della grammatica e dell'ortografia.

I dati più attendibili sul fenomeno dell'analfabetismo funzionale in Italia sono quelli dell'indagine Piaac-Ocse del 2019. Secondo questa statistica, nel Bel Paese il 28 per cento della popolazione tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale. È un dato tra i più alti d'Europa, eguagliato dalla Spagna e superato dalla Turchia, al 47 per cento.5

Quale storia dell'Italia dei prossimi anni racconteranno i numismatici futuri?

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1https://museonazionaleromano.beniculturali.it/palazzo-massimo/medagliere/la-collezione-numismatica-di-vittorio-emanuele-iii-di-savoia/

2   http://www.socnumit.org/doc/Numismatici/VITTORIO-EMANULE_III.pdf

3 https://www.istat.it/storage/rapporto-annuale/2020/Rapportoannuale2020.pdf

4 https://www.istat.it/storage/rapporto-annuale/2020/Rapportoannuale2020.pdf

5 https://tg24.sky.it/mondo/approfondimenti/analfabetismo-funzionale