Scomparso il partigiano Claudio Perra, Carabiniere reale che assistette all'arresto di Mussolini

il 21 novembre 2021 è scomparso il partigiano Claudio Perra di Monserrato, Cagliari, che, come Carabiniere reale di stanza a Villa Savoia, aveva assistito il 25 luglio 1943 all'arresto di Benito Mussolini avvenuto su ordine del Re Vittorio Emanuele III di Savoia e che aveva poi aderito alla Banda "Caruso" del Fronte clandestino dei Carabinieri, parte della Resistenza azzurra e monarchica.


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Foto di Marco Sini


Riportiamo un articolo sulla sua vita a cura di Marco Sini, pubblicato nel 2020 sulla Rivista nazionale ANPI:

Claudio Perra, il Carabiniere resistente

"Entrò nel Fronte di Resistenza dei Carabinieri “Banda Generale Caruso” e fu uno dei protagonisti della “beffa di San Gregorio” a Roma, continuando successivamente la sua attività partigiana a L’Aquila. Claudio Perra è nato a Monserrato (Cagliari) il 9 agosto del 1923, figlio di Giuseppe e di Maria Teresa Montisci. Ne voglio scrivere perchè a Monserrato vivono mia nonna, mia mamma e le mie zie. Di Claudio Perra e della sua vicenda di “Carabiniere Reale” e uomo della Resistenza a Roma e nella zona de L’Aquila, ha ampiamente scritto Gianfranco Vacca in “Monserrato-Uomini e donne raccontano la seconda guerra mondiale” (2013). Più recentemente per il progetto dell’Anpi nazionale curato da Gad Lerner e Laura Gnocchi, Claudio Perra è stato intervistato dal giornalista Walter Porcedda.


Si arruolò, con ferma triennale, nell’Arma dei carabinieri nel marzo 1942. Tra i suoi
compagni d’armi che incontrerà presso la caserma Pastrengo di Roma, c’era anche il suo amico monserratino Mario Cruccu che cade a Roma, nel quartiere Magliana, il 9 settembre 1943 in uno dei primi scontri a fuoco con i soldati tedeschi. Durante la sua permanenza nella Capitale, Claudio Perra ha incontrato e stretto rapporti di amicizia anche con tanti altri carabinieri sardi che come lui faranno parte del Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri del CNL “Banda Generale Filippo Caruso”, tra gli altri alcuni carabinieri che cadranno come martiri delle Fosse Ardeatine com Candido Manca, o che cadranno uccisi in conflitto a fuoco come Cruccu alla Magliana
e come Enrico Zuddas, che sarà ucciso a Roma in uno scontro a fuoco con la polizia
nazifascista, insieme a un altro sardo, Salvatore Meloni, il 30 maggio 1944, e che sarà
insignito di Medaglia d’Oro.


Successivamente Claudio Perra, lasciata la caserma Pastrengo, viene assegnato
alla stazione dei carabinieri di stanza a Villa Savoia, la residenza del re d’Italia Vittorio Emanuele III e della sua famiglia. Claudio Perra era lì anche il 25 luglio 1943 quando fu arrestato Benito Mussolini da un nucleo dell’Arma dei carabinieri comandato dal colonnello Giovanni Frignani.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre Perra, sfuggito all’arresto e alla deportazione in Germania, prende contatto, insieme ad altri carabinieri suoi superiori con il Comitato di Liberazione Nazionale e entra nell’appena costituito Fronte di Resistenza dei Carabinieri “Banda Generale Caruso” che opera all’interno del Fronte di Resistenza Militare guidato dal Generale Montezemolo. Claudio Perra, dopo l’8 settembre, ha vissuto a Roma in clandestinità alloggiando in abitazioni private di famiglie fidate che lo hanno nascosto e aiutato a sottrarsi dall’arresto da parte dei tedeschi e incontrando clandestinamente i suoi commilitoni del Fronte di Resistenza. Dapprima Claudio è nascosto nella abitazione del colonnello sardo Deledda. Ben presto però deve lasciare quella abitazione-nascondiglio perché anche Deledda è costretto ad andar via furtivamente da Roma dopo aver declinato l’invito propostogli dal colonnello Francesco Maria Barraccu, sardo, esponente e dirigente del Pnf, di aderire alla Repubblica Sociale Italiana di Salò. Avendo declinato l’invito Deledda si trovò in una situazione personale e familiare delicata che lo costrinsero a lasciare Roma. Fu così che Claudio dovette andare in qualità di cameriere presso la famiglia di un agricoltore nel quartiere Parioli. Il capofamiglia però non era a Roma, ma a curare la sua tenuta agricola al confine tra Lazio e Toscana. Claudio abitava perciò in una casa dove c’erano la moglie e due figlie adolescenti dell’agricoltore. Anche da quella casa un po’ dopo dovette andar via perché aveva avuto il sospetto che stava per essere tradito. Fu così che il Fronte clandestino di Resistenza gli trovò un altro alloggio, in Viale Regina Margherita, presso la famiglia dell’avv. Calabria.


Con il Fronte di Resistenza dei Carabinieri “Banda Generale Caruso”, alle
dipendenze del tenente colonnello Frignani, Claudio incomincia ad operare e a
combattere, sfuggendo alla sorte che purtroppo toccherà migliaia di carabinieri che, a
seguito dell’editto del generale Graziani, furono disarmati, arrestati dai tedeschi e
deportati in Germania. Dapprima le sue attività nel Fronte Clandestino Militare di Resistenza, cui
aderirono molti carabinieri scampati alla deportazione in Germania, sono state
diverse. Una in particolare merita menzione. Si svolse il 27 gennaio del 1944 e
consentì la liberazione di un gruppo di persone, un vecchio senatore del periodo pre-
fascista, dame di corte, generali anziani che stavano per essere trasferiti come
prigionieri in Germania. La liberazione di queste persone, tenute prigioniere dai
tedeschi nella villa di San Gregorio al Celio di Roma, avvenne con un’impresa audace
cui Claudio Perra partecipò e che fu definita “la beffa di San Gregorio”. Solo molti mesi
dopo, appena Roma venne liberata, il 10 giugno del 1944, quell’impresa fu raccontata
dal giornale Ricostruzione, organo di Democrazia del Lavoro. Quell’azione, oltre
all’arresto di alcuni carabinieri del gruppo che non erano riusciti a scappare, comportò
anche la ricerca dei colpevoli e la condanna in contumacia da parte dei tedeschi di
Claudio Perra, costretto perciò a lasciare subito Roma. Ma ancor prima di quella
impresa, a metà gennaio, l’invito a lasciare la città gli era stata raccomandato, con le
indicazioni dei referenti che avrebbe dovuto contattare, dal colonnello Frignani,
incontrato in piazza Verdi clandestinamente e avvicinandosi solo di spalla. Solo pochi
giorni prima dell’impresa di San Gregorio al Celio, esattamente il 23 gennaio, il
colonnello Frignani, a seguito a una delazione della donna che lo ospitava, fu
arrestato dalle SS insieme al maggiore Ugo De Carolis e al capitano Raffaele Aversa,
che Claudio ben conosceva. A Frignani venivano imputati tre “reati”: l’arresto di Mussolini, l’essere uno dei mandanti dell’uccisione di Ettore Muti, ex segretario del Pnf, e di custodire un dossier Mussolini-Petacci. Frignani, De Carolis e Aversa, e con loro anche Candido Manca e altri carabinieri, il 24 marzo successivo furono uccisi nell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
Perra seppe quasi subito dell’arresto di Frignani e degli altri carabinieri del gruppo, ma gli fu riferita una versione che collocava questo arresto all’interno di una banca.

Solo recentemente, dopo un contatto telefonico con la storica Anna Foa, Claudio ha saputo con esattezza circostanze e modalità dell’arresto di Frignani e degli altri ufficiali. Solo
molto tempo la strage saprà della loro uccisione alle Ardeatine. Così come non seppe
subito che il generale Filippo Caruso, che diede il nome alla banda del Fronte di
Resistenza Carabinieri, era stato arrestato dalla Gestapo il 30 maggio 1944, poco
prima della Liberazione di Roma, e condotto in via Tasso. Caruso scampò alla
fucilazione grazie all’arrivo degli americani ma, purtroppo, le pesanti torture subite lo
renderanno invalido in modo permanente. Appena arrestato era riuscito ad ingoiare alcuni fogli contenenti nomi e luoghi di carabinieri del Fronte di Resistenza. Gli verrà
conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare.


Claudio Perra riuscì così a scappare da Roma e dopo un viaggio tortuoso, pieno di
imprevisti e rischi pericolosi, raggiunse la zona de L’Aquila dove continuò la sua
attività partigiana e sostenne anche degli scontri armati con le truppe tedesche in
collaborazione con i partigiani di Pizzoli, un centro a 10 chilometri capoluogo
abruzzese.


Marco Sini"