Storia e ruolo del Cattolicesimo nella caduta del Regime comunista in Ungheria

di Pietro Fontana

Storia e ruolo del Cattolicesimo nella caduta del Regime comunista in Ungheria, parte 1

Prologo: la conversione dell’Ungheria


La storia del Cristianesimo in Ungheria ha radici profonde nel tempo, risalenti al primo Sovrano canonizzato della storia: Santo Stefano d’Ungheria. Gran Principe ungherese dalla nascita, succedendo al padre Geza di casa Arpad riuscì a unificare tutte le tribù del Paese sotto il suo scettro, sancendo l’unità dell’Ungheria e divenendone ufficialmente il primo Re il 20 agosto dell’anno 1000, secondo la tradizione. Tale data è ancora festa nazionale in Ungheria, dove il Re è considerato “Padre della Patria”.

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Statua equestre di Santo Stefano Re a Budapest, Ungheria

Cattolico e devotissimo sin dalla tenera età, al contrario dei genitori ancora essenzialmente pagani, dopo essere succeduto al padre, Papa Silvestro II gli inviò, secondo la tradizione, una Corona reale, la quale è oggi esposta presso il Parlamento d’Ungheria a Budapest, rivestendo per gli ungheresi una grandissima importanza. Essa è riconoscibile dalla croce che la sormonta, stortasi durante i secoli.

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la Corona di Santo Stefano

La base della Corona, detta “greca” poiché dalle chiare fattezze bizantine, potrebbe provenire come dono dalla corte dell’Imperatore romano d’Oriente. In questo ha la stessa conformazione della Corona Ferrea, simbolo dei Re d’Italia, custodita presso il Duomo di Monza. La parte superiore della Corona, detta “latina” sarebbe stata aggiunta successivamente, venuta meno l’esigenza di portare il diadema sopra l’elmo, in battaglia.

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La Corona Ferrea

Inoltre Papa Silvestro II investì Stefano della possibilità di fregiarsi del trattamento, unico nella storia, di “Maestà apostolica”, laddove casi simili sono le “Maestà cattoliche” di Spagna, le “Maestà cristianissime” di Francia e il titolo di “Defensor fidei” in Inghilterra. Meno noto è il trattamento di “Maestà ortodossa” concesso ai Sovrani polacchi. Nasceva così il “Regno apostolico d’Ungheria”, e Stefano avrebbe dato prova per tutta la sua vita di incrollabile fede e devozione, fondando ovunque chiese e monasteri per la più ampia conversione delle genti, tanto che il Papa gli concesse la creazione diretta e l’amministrazione delle Diocesi cattoliche nel Paese1. Effettivamente, la sua figura potrebbe essere assimilata a quella dei Principi-Vescovi del Sacro Romano Impero: il mantello reale del Sovrano, cucito dalla Regina e da alcune monache, ritenuto originale e oggi conservato al Museo nazionale di Budapest, ha le fattezze di una casula2, indumento liturgico. Inoltre i Vescovi cattolici risultano essere, dal punto di vista teologico, i “successori degli apostoli”, come suggerito dal trattamento reale concesso a Stefano da Silvestro II.

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Il Mantello reale d'Ungheria

La questione del Regno del “Santo Re” (“Szentkiraly”), è importante anche perché il tratto socio-culturale della conversione si traslò velocemente anche sul campo prettamente politico. Infatti, la Corona di Santo Stefano, conosciuta anche come “Sacra Corona d’Ungheria”, divenne ben presto non solo il simbolo, nelle parole di San Giovanni Paolo II3, “della identità nazionale, della storia e della cultura millenaria del Regno, insignito del titolo di Sacra Corona e dal popolo venerato come reliquia”, ma anche lo strumento essenziale senza cui non si poteva regnare. In altre parole, il Re era considerato legittimo solo se possessore della menzionata Corona. Questo precetto si coagula nella così detta “Szent Koronatan”, ovvero “Dottrina della Sacra Corona”, secondo cui la Corona di Santo Stefano sarebbe dotata di personalità giuridica propria, come depositaria della Sovranità ungherese4, che non risiederebbe quindi né nel Popolo, né in un Re o nella Nazione, ma proprio in questa regalia.

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Stemma dell'Ungheria

Ciò è ancora oggi molto sentito dal popolo ungherese, che ha sempre usato la Corona come stemma nazionale, non dissimilmente da quanto il vicino popolo ceco ritiene della Corona di San Venceslao, loro antico Duca poi canonizzato, che si diceva colpita dalla profezia che chiunque la indossasse illegittimamente morisse presto di morte violenta. Clamorosa in tal senso la fine del “Protettore di Boemia e Moravia” il nazista Reinhard Heydrich, che secondo la tradizione la volle indossare per poi morire, in meno di un anno, vittima dei partigiani cecoslovacchi.

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La Corona di San Venceslao


Note

1 Péter László, “The Holy Crown of Hungary, Visible and Invisible” in The Slavonic and East European Review Vol. 81, N. 3. del luglio 2008. the Modern Humanities Research Association and University College London, School of Slavonic and East European Studies, 2008. p. 431. Consultabile presso JSTOR: www.jstor.org/stable/4213744 consultato il 12 luglio 2021.

2 Dall’iscrizione latina all’interno del mantello: “ANNO INCARNACIONIS XPI : MXXXI : INDICCIONE : XIIII A STEPHANO REGE ET GISLA REGINA CASULA HEC OPERATA ET DATA ECCLESIAE SANCTA MARIAE SITAE IN CIVITATE ALBA” in: <https://mnm.hu/en/exhibitions/allando/coronation-mantle >, consultato il 15 luglio 2021.

3 Giovanni Paolo II, “Epistola Apostolica diretta al popolo cattolico di Ungheria al compimento del Millennio ungarico”, 25 luglio 2001. Consultabile presso: https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_letters/2001/documents/hf_jp-ii_apl_20010725_millennio-hungarico.html, consultato il 18 luglio 2021

4 Martin Mevius “A Crown for Rákosi: The Vogeler Case, the Holy Crown of St Stephen, and the(Inter)national Legitimacy of the Hungarian Communist Regime, 1945––1978” in The Slavonic and East European Review Vol. 89, N. 1. del gennaio 2011. the Modern Humanities Research Association and University College London, School of Slavonic and East European Studies, 2008. p. 431. Consultabile presso JSTOR: www.jstor.org/stable/10.5699/slaveasteurorev2.89.1.0076 consultato il 13 luglio 2021.