Conoscere l’Anpi

di Eleonora Vicario

“In uno Stato democratico che avesse scelto di fare i conti con il proprio passato totalitario e coloniale, il nome di Amedeo di Savoia sarebbe stato tolto immediatamente dalla facciata del liceo scientifico, come da molte altre scuole, strade e piazze d'Italia, e sostituito con altri nomi più rispondenti ai principi fondativi della Repubblica, valori che nella Costituzione si contrappongono ai miti bellicisti e coloniali del fascismo. 

La sostituzione di quel nome, ieri e oggi, non doveva essere una scelta di parte, tanto meno motivata da intenti propagandistici e di speculazione ideologica, bensì avrebbe dovuto essere condivisa in virtù della comune adesione ai valori della Costituzione Repubblicana. Non sarebbe stato un atto di ‘cultur cancel’ e tanto meno di volontà iconoclastica nei riguardi di un eroe, ma il frutto di una conoscenza storica approfondita e non settoriale, liberata dagli orpelli della narrazione epica e arricchita dagli episodi riesumati da ‘armadi della vergogna’.  

Dispiace che l'organo collegiale rappresentativo dell'intera comunità del liceo scientifico, il 30 giugno scorso, dopo 76 anni, non abbia voluto cogliere l'occasione per correggere, con un voto unanime, una delle contraddizioni della storia repubblicana. Fonte: Anpi"[1]

Questo, il recente intervento dell’Anpi sulla proposta, poi fortunatamente bocciata, di eliminare il nome del Duca d’Aosta da un liceo scientifico di Pistoia. Intervento fazioso e teso a cancellare la storia e a modificarla a proprio piacimento, come da decenni questa associazione si propone di fare. 

L’Anpi nacque il 6 giugno del 1944, a Roma, con il decreto luogotenenziale n. 224 firmato da Umberto di Savoia, e divenne l’associazione che rappresentava i gruppi partigiani che avevano combattuto durante la Seconda guerra mondiale: le Brigate Garibaldi, formate dai comunisti, le Brigate Matteotti, dai socialisti, la Brigata Giustizia e Libertà e i partigiani cattolici.

In numero non risibile, ci furono anche i “partigiani azzurri” che non entrarono nell’Anpi e che combatterono nella Resistenza italiana facendo riferimento al Regno del Sud. Venivano definiti anche “badogliani”, termine utilizzato come insulto sia dai fascisti della Repubblica Sociale Italiana che dalla sinistra della Resistenza. I partigiani azzurri[2] erano formati in gran parte da militari del Regio Esercito rimpatriati, uniti dall'antifascismo e dall’anticomunismo.  

Esisteva poi un altro gruppo partigiano che viene descritto nel libro Partigiane liberali. Organizzazione, cultura, guerra e azione civile (Rubbettino 2020) scritto da Rossella Pace [3]

“Quasi duecentosettanta pagine, corredate di fotografie e lettere, che ribaltano l’immagine di vacuità e superficialità spesso attribuita all’antifascismo liberale, e in particolare a quello femminile di origine aristocratica e borghese, portando all’attenzione dei lettori figure del calibro di: Virgilia Minoletti Quarello, Cristina Casana, Maria Giulia Cardini, Nalda Mura, Maria Eugenia Burlando, Mimmina Brichetto, per citarne alcune, che fino ad ora erano rimaste pressoché sconosciute.”[4] 

Solo l’Anpi, però, si ritiene la forza liberatrice dell’Italia sebbene rappresentasse solo il 30% dei partigiani. 

“Spiega Lucioli: «Il dato fantasioso dei 442.062 partigiani deriva dalla larghezza con cui, dopo la guerra, si distribuì l'attestazione di partigiano/patriota a chiunque avesse espresso anche solo simpatie personali o millanterie varie: i vantaggi a livello concorsuale e lavorativo provenienti da tali "autocertificazioni" facevano gola a molti»”[5].

Non possiamo immaginare quanto sarebbe dovuta durare la Resistenza senza l’arrivo degli Alleati e non dobbiamo poi dimenticare che il merito della liberazione va anche al Regio Esercito che, grazie al trasferimento del Re in una zona d'Italia libera dai Tedeschi e non ancora raggiunta dagli Americani, seppe riorganizzarsi e operare a fianco degli Alleati per liberare il Paese dall’occupazione nazi-fascista.

Gli storici Pier Paolo Battistelli e Piero Crociani nel loro libro La guerra partigiana in Italia, affermano che: 

“Nel dicembre del '43 nonostante l'afflusso dei renitenti alla leva della Rsi le forze partigiane erano stimabili attorno alle 10mila unità, non tutte combattenti. Giusto per fare il paragone, nello stesso periodo il Primo Raggruppamento Motorizzato, il nucleo iniziale dell'esercito del Sud, contava 5mila uomini, eppure del contributo dei militari regolari alla Liberazione si è parlato molto meno (a fine conflitto erano circa 60mila in prima linea e 150mila nella logistica).”[6] 

La gravità delle azioni dell’Anpi si rileva alla fine della Seconda guerra mondiale, quando scatenarono di fatto una guerra civile. 

“Subito dopo la fine della guerra il clima politico in Italia era molto teso. […] Ci furono omicidi, vendette personali e scontri tra gruppi opposti di partigiani. […] rimasero fortissime divisioni politiche tra i comunisti filosovietici e gli altri partigiani. […] Lo scontro si concretizzò nel primo congresso nazionale dell’Anpi, tenuto nel 1948, al termine del quale le correnti non comuniste «decisero di imboccare una strada diversa rispetto alla corrente frontista, che iniziava a distinguersi sempre di più per una linea filosovietica», come ha sintetizzato di recente la ricercatrice Francesca Somenzari”.[7] 

Nel 1948 i cattolici uscirono dall’Anpi, nel 1949 uscirono anche i socialisti e i membri di Giustizia e Libertà. 

“[…] E mi imbattei anche nel primo esempio di faziosità politica: un virus spietato, che colpisce ancora oggi. […] Era il novembre 1952, avevo appena compiuto i 17 anni. Per strada mi imbattei in uno dei soci dell’Anpi della mia città, che era stato un partigiano, e nemmeno delle Garibaldi, ma delle Matteotti, formazioni socialiste. Gli domandai se avesse letto il bellissimo libro di Fenoglio. Lui reagì con una smorfia di fastidio e ringhiò: ‘Fenoglio? Questo tizio di Alba ha scritto un libraccio che non leggerò mai. Ha fatto una cattiva azione, una carognata, contro la Resistenza. E pensare che sostiene di aver combattuto da partigiano!’ […] E questo, aggiungo io, perché il mio maestro di Alba aveva descritto i partigiani e la guerra civile com’erano stati nella realtà e non come li dipingeva la retorica della Resistenza.”[8] 

Se in tempo di guerra la vita di un uomo vale quanto la velocità di un cecchino o la direzione casuale di una scheggia di granata, finita la guerra ogni uccisione è un omicidio. I “partigiani rossi”, finita la Seconda guerra mondiale, iniziarono la loro guerra personale: cominciarono le uccisioni di ex fascisti o ritenuti tali fino a brutalizzare e uccidere un'attrice incinta per aver recitato davanti ai fascisti o addirittura una bambina per un tema svolto a scuola nel periodo fascista (tanto per citare un paio di episodi!).

Illuminanti le parole - riportate da molti giornali - del presidente provinciale dell’Anpi Savona, Samuele Rago, al monumento dedicato nel 2017 a questa bambina: “assolutamente contrario, Giuseppina Ghersi era una fascista. Protesteremo con il Comune di Noli e con la Prefettura. Al di là dell'età, lei fece la scelta di schierarsi con il fascismo. Eravamo alla fine di una guerra, è ovvio che ci fossero condizioni che oggi possono sembrare incomprensibili. Era una ragazzina, anche se dalle foto non sembra, ma rappresenta quella parte lì. Al di là della singola persona, un'iniziativa del genere ha un valore strumentale, in un momento in cui Forza Nuova vuole rifare la Marcia su Roma”.

Quindi ci furono uccisioni di altri partigiani per vendette personali o perché intenzionati a denunciare questi omicidi: tutte persone sparite senza lasciare traccia.

I nostri Desaparecidos, con l’insabbiamento da parte dell'Anpi e dei vertici del partito comunista filorusso.

Abbiamo manifestato nelle piazze e abbiamo pianto per i Desaparecidos argentini; per i nostri, solo silenzio. 

“Ma adesso veniamo ai fascisti, o ritenuti tali, sequestrati e uccisi dopo il 25 Aprile. Ossia ai casi di gran lunga più numerosi. Se si esclude qualche iniziativa isolata, per esempio la vendetta di un singolo partigiano, nel Reggiano fu un'operazione pianificata e messa in atto da veri e propri squadroni della morte.”[9] 

Nessuna possibilità di ammissione di colpe da parte dell’Anpi, anzi, una chiusura omertosa. 

“[…] avevo capito sino in fondo che cos'era questo club: nient'altro che una struttura al servizio del Pci. […] più il Pci cambiava e si apriva a posizioni socialiste o socialdemocratiche, più l’Anpi si chiudeva. Sino a diventare quello che a me pare sia diventata oggi: una piccola parrocchia politica, una fazione senza autorità. Restia a qualsiasi rinnovamento. E capace soltanto di rifiutare anche il minimo tentativo di rileggere, o, come direbbero loro, di revisionare la vicenda storica alla base della sua esistenza: la guerra civile”[10]

Altra mitologia sostenuta dai “partigiani rossi” è la partecipazione spontanea della popolazione alle loro gesta: 

“Secondo la narrativa resistenziale, la popolazione civile avrebbe attivamente sostenuto la resistenza, ma lo storico comunista Paolo Spriano scrive che il rapporto fra partigiani e popolazione era «a volte un po' tiepido o timoroso specie nelle zone liberate e poi abbandonate dai partigiani alle rappresaglie nemiche». Altro storico di sinistra, Romolo Gobbi che, ne Il mito della resistenza, scrive: «La diffidenza dei contadini verso i partigiani si trasformò in certi casi in vera e propria ostilità obbligandoli ad andarsene, come nel caso delle valli valdesi nell'estate '44, o addirittura chiedendo l'intervento dei nazifascisti».”[11]  

Nel sito dell’Anpi si legge[12] : “I Partigiani […] esprimono tutta la loro esecrazione nei confronti di chi vigliaccamente colpisce inermi cittadini”. La loro partecipazione, a guerra finita, ai massacri delle Foibe e degli ex fascisti (o ritenuti tali), contrasta decisamente con quanto si afferma, dimostrando quanto continuino ad essere manipolatori della realtà. 

“A cominciare dal giugno 1941 il Partito comunista italiano accettò che - in linea di principio - i nuclei di orientamento comunista, attivi nel settore giuliano, venissero posti sotto il comando delle strutture partigiane jugoslave più organizzate, più solide e conoscitrici del territorio; […] nel marzo del 1943 il distaccamento Garibaldi si unì alle formazioni slovene”[13].  

Tra il 1943 e il 1945 - continuando in realtà fino al ‘47 – si perpetrarono le torture e le uccisioni degli italiani da parte dei partigiani jugoslavi per il possesso dei territori di Nord-Est, obbligando gli italiani che abitavano quelle zone ad abbandonarle. Molti furono quei “cittadini inermi”, di cui sopra, che vennero deportati nei campi sloveni e croati o uccisi gettandoli nelle foibe, a volte ancora in vita. 

“Talvolta infatti i condannati venivano fatti allineare sull'orlo della f. e legati fra loro con filo di ferro; successivamente coloro che venivano colpiti dalla scarica trascinavano giù, insieme a loro…”[14] 

Il numero reale degli infoibati non è ancora noto, per l’omertà dell’Anpi e del Pci che per cinquant’anni hanno negato l’esistenza delle Foibe. Con l’appoggio anche del Pci, molti “partigiani rossi” italiani collaborarono con i comunisti titini contro gli italiani: un esempio per tutti Norma Cossetto,  torturata, violentata e gettata in una Foiba dal comando partigiano composto da combattenti sia italiani che jugoslavi[15] con sede nell'ex-caserma dei carabinieri di Visignano. 

Questo contro i civili, ma non risparmiarono neanche altri partigiani: 

“Dunque, siamo all'inizio del 1945, in Friuli, sul confine orientale, a un passo dalla Slovenia. Nel primo pomeriggio di mercoledì 7 febbraio, un centinaio di partigiani di una formazione comunista, appartenenti a due battaglioni gappisti operanti in pianura, l'Ardito e il Giotto, marciano verso un obiettivo indicato dal loro comandante. […] Siamo in montagna, a circa mille metri d'altezza, Udine dista una ventina di chilometri. Lì, in un paio di baracche, c'è il comando di un'altra formazione partigiana, non comunista, composta da cattolici, monarchici, ragazzi vicini al Partito d'Azione e altri soltanto antifascisti. […] E’ la Brigata Osoppo, un gruppo molto fermo nel rivendicare l'italianità della regione. E che dunque dà un gran fastidio ai partigiani sloveni del IX Corpus, a qualche settore del Pci friulano e delle Garibaldi, e ai gappisti di Giacca, naturalmente. I quali, adesso, gli daranno una lezione. […] La lezione è un eccidio.”[16]  

Tutto questo è il passato; si suppone che l’Anpi oggi abbia assunto delle posizioni più oneste alla luce degli studi storici che si sono susseguiti nei successivi cinquant’anni!

No.

La prima frase di questo articolo è del 2022 e nel 2019, nella sua pagina Facebook, l’Anpi di Rovigo ha scritto:  

“Sarebbe bello spiegare ai ragazzi delle medie che le foibe le hanno inventate i fascisti, sia come sistema per far sparire i Partigiani jugoslavi, che come invenzione storica. Tipo la vergognosa fandonia della foiba di Bassovizza”.[…] “Lo negano i rapporti dei Carabinieri, degli inglesi etc.”. 

Ancora, negli atti del Convegno che il Comitato nazionale Anpi e il Coordinamento regionale Friuli-venezia Giulia svolsero a Roma il 4 febbraio 2020 sul fascismo di confine e sul dramma delle foibe si legge:  

“Si avvicina il 10 febbraio, “Giorno del ricordo”, e ogni anno, puntuali come da copione, si scatenano sui social, sui 3 media e purtroppo anche sulla tv di Stato, le più fantasiose ricostruzioni su quanto accaduto sul confine italo-sloveno alla fine della Seconda guerra mondiale. Il tutto condito da un non troppo latente nazionalismo, più spesso ancora intriso di razzismo antislavo. E non è che questa cosa venga vissuta tanto bene dalle nostre parti”[17].  

Se gli slavi potevano avere un desiderio di vendetta per la storia dei decenni precedenti (comunque non giustificabile a guerra finita) che motivazione avevano i partigiani dell’Anpi, appunto a guerra finita, per partecipare a quelle atrocità?  

04-02-2022: Anpi: “Bisogna smettere di usare le Foibe per parificare fascisti e antifascisti” […] Si finisca di piegare le Foibe ad “un uso pubblico distorto della storia, una manipolazione propagandistica per la costruzione di un’impossibile memoria condivisa che tenta un’implicita rivalutazione del fascismo in chiave patriottica e nazionalista, costruita soprattutto eliminando la distinzione politica e morale tra partigiani e repubblichini in nome del cordoglio dovuto indistintamente a tutti i morti”. Le Foibe cioè non servano ad una “narrazione che ‘ripulisce’ la storia del fascismo e delle sue responsabilità nel solco di una pacificata storia patria […] Contro l’“uso pubblico distorto” della storia, Cgil, Anpi e Istoreco continueranno a “portare avanti i valori dell’antifascismo, della Resistenza e della democrazia preservandone il valore a dispetto di ogni tentativo di revisionismo storico […] In particolare, Cgil, Anpi e Istoreco contestano “un percorso finalizzato ad un grottesco parallelismo con la Shoah, collocato nel brodo di coltura che ci vuole ‘italiani brava gente‘, che sottintende un’equiparazione delle vittime sostenendo l’equivalenza degli opposti totalitarismi: quello nazista e quello comunista.”[18]

I discendenti di quegli stessi ebrei trucidati che l’Anpi difende perché numericamente più rilevanti rispetto agli infoibati (sic!) scelsero di allontanarsi dalle manifestazioni del 25 Aprile: 

“Il corteo del 25 aprile 2016 con bandiere filo-palestinesi e striscioni anti-israeliani «l'Anpi, nonostante gli accordi, non ha voluto prendere una posizione definitiva in merito a presenze organizzate di associazioni palestinesi e filo-palestinesi con simboli estranei allo spirito del 25 aprile». «Non basta una nota ambigua in cui si invitano tutti a partecipare, perché in questa giornata bisogna portare rispetto alla Storia e ai suoi protagonisti - aggiunge la nota della Comunità ebraica - e l'equidistanza tra i simboli di chi combatteva con i nazisti e quelli della Brigata Ebraica è inaccettabile e antistorica e se l'Anpi non ha la forza e la volontà di delegittimare la presenza di questi gruppi viene meno il senso di una manifestazione unitaria»”[19]

20 Aprile 2017: “Un altro 25 aprile di polemiche e divisioni a Roma, con la festa della Liberazione dal nazifascismo che non sarà celebrata in modo unitario. Nel 72° anniversario della Liberazione da parte delle forze partigiane e dei Paesi Alleati, l'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi) tornerà a sfilare da sola: non più dal Colosseo ma dal parco dei Caduti della Montagnola, arrivando sempre a Porta San Paolo. Ma anche quest'anno saranno assenti i rappresentanti della Brigata Ebraica per protesta, contro la presenza nel corteo di associazioni filo-palestinesi.

La Comunità ebraica di Roma diserterà infatti la celebrazione per riunirsi assieme all'Unione delle Comunità ebraiche italiane in via Balbo, di fronte all'allora sede della Brigata Ebraica. E parte all'attacco dell'Associazione dei partigiani: «A causa dell'impossibilità di partecipare al corteo del 25 aprile a seguito della scelta dell'Anpi Roma di cancellare la storia e far sfilare gli eredi del Gran Mufti di Gerusalemme che si alleò con Hitler con le proprie bandiere e delle ripetute aggressioni, avvenute negli anni passati, ai danni dei rappresentanti della Brigata Ebraica - spiega la presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello - il mondo ebraico ha deciso di organizzare una propria manifestazione per onorare la storia della Resistenza italiana e del contributo ebraico alla Liberazione».

«L'Anpi che paragona la Comunità Ebraica di Roma a una comunità straniera è fuori dalla storia e non rappresenta più i veri partigiani - prosegue Dureghello - Oggi c'è bisogno di celebrare la giornata del 25 aprile senza faziosità e senza ambiguità: il 25 aprile torni ad essere festa di chi crede nella Costituzione e nei valori dell'antifascismo».[20]”  

25 Aprile 2018: “Polemiche sul corteo unitario Anpi. La comunità ebraica: ‘Inaccettabile presenza di bandiere palestinesi, simboli estranei a spirito della giornata’[21].  

25 Aprile 2019: “Celebrazioni separate per la Festa della Liberazione a Roma. Da una parte l'Anpi che ha sfilato da largo Bompiani, alla Garbatella, fino a Porta San Paolo. Dall'altra la comunità ebraica che, alla presenza di una delegazione del governo […] e del presidente del World Jewish Congress, Ronald Lauder, ha ricordato i caduti della Brigata Ebraica prima alla Sinagoga Beth e poi al cimitero del Commonwealth a Testaccio. Ad accogliere i ministri la presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, il Rabbino Capo Riccardo Di Segni e il presidente dell'Ucei Noemi Di Segni.

Poco distante, su via Ostiense, in mezzo alle tante bandiere rosse del corteo dell'Anpi, sventolavano gli stendardi della Palestina. E lo scorso 25 aprile, a Milano, proprio i manifestanti filopalestinesi avevano contestato i rappresentanti della Brigata Ebraica al grido di "assassini", "fascisti" e "uscite dal corteo", episodi che si sono ripetuti anche oggi nel capoluogo lombardo. La mediazione del Pd e dei sindacati non sembra riuscita nemmeno quest'anno a rendere unitario il ricordo della Liberazione, per la quale combatterono oltre duemila partigiani ebrei. Al corteo dell'Anpi le bandiere con la stella di David continuano, però, a non essere benvenute, pur in un giorno in cui si festeggia la fine di un regime che ebbe proprio nella persecuzione degli ebrei la sua pagina più vergognosa”[22]

1 Luglio 2020: “Il 27 giugno, Fabrizio De Sanctis, presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, ha difeso l’intifada palestinese durante una manifestazione in piazza del Campidoglio a Roma, organizzata da varie associazioni pro-pal per protestare contro la possibile annessione d’Israele di alcune parti della Cisgiordania. De Sanctis ha addirittura tratteggiato Israele come uno stato liberticida e oppressore, difendendo i killer condannati alla detenzione nelle carceri israeliane. Le sue parole hanno indignato il mondo ebraico italiano e in particolar modo i rappresentanti della Comunità ebraica di Roma”[23]

Il covid ha impedito le manifestazioni pubbliche per i successivi due anni e nel 2022 si è ritornati a festeggiare il 25 aprile. 

“Nella Capitale l'Anpi ha sfilato dalle 10 tra Largo Bompiani e Porta san Paolo, luogo simbolo della Resistenza romana. Altre associazioni di partigiani Fiap, Anpc, Fivl, Aned, Anfim e di Ucraini in Italia, con l'adesione di +Europa e Azione, hanno invece indetto alle 9.30 una manifestazione in Piazza di Torre Argentina per celebrare "la resistenza di allora e quella ucraina di oggi". Presente anche la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello”[24]

“Sempre a Roma, un’altra manifestazione promossa dall’Anpi, secondo tradizione, si è svolta a Porta San Paolo, senza bandiere Ucraine e della Nato, con lo sguardo rivolto quasi esclusivamente al passato. Ieri è stato un giorno speciale perché il corteo, quest’anno ‘nazionale’, con partenza da Porta Venezia e arrivo al Duomo, è tornato ad attraversare la città dopo i due anni di pausa della pandemia. Ma anche perché, soprattutto, cade nel pieno di una guerra terribile e vicinissima sulla quale è stato posto un dilemma che da giorni ha acceso una febbrile discussione sui media, nelle sedi e nelle pagine social dell’Anpi, se la resistenza ucraina è paragonabile a quella partigiana?

Il presidente nazionale dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, aveva invocato una “Commissione d’inchiesta neutrale per appurare le specifiche responsabilità del massacro di Bucha”, su uno degli episodi più cruenti del conflitto, e chiesto di bloccare l’invio delle armi, respingendo l’equiparazione. Nelle ultime ore, sembrerebbe aver ridefinito le sue posizioni e ha parlato di “legittima resistenza armata ucraina contro l’invasione russa moralmente e giuridicamente da condannare senza se e senza ma”[25]

Relativamente al conflitto Russia-Ucraina: 

“In un comunicato pubblicato dall’Anpi due giorni prima dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina si legge per esempio un invito alla NATO a non condurre «una politica di potenza», e nelle primissime righe viene condannata «la sequenza di eventi innescata dal continuo allargamento della NATO ad est vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia»: una lettura molto parziale degli eventi degli ultimi anni, e comunque assai accomodante nei confronti della Russia”[26].  

“Emma sbottò: ‘adesso ho capito perché l'avvocato Alberti si era sempre rifiutato di prendere la tessera di quel sodalizio!’ Le replicai: ‘se è per questo, neppure Beppe Fenoglio volle mai iscriversi all’Anpi”[27].



[1]http://www.valdinievoleoggi.it/a101342-liceo-amedeo-savoia-anpi-leggiamo-ancora-la-storia-attraverso...

[2] https://www.italianimonarchici.it/blog/un-fazzoletto-azzurro-per-la-libert%C3%A0-e-per-il-re

[3] PhD in Storia dell’Europa presso la Sapienza di Roma

[4] https://www.pontelandolfonews.com/in-libreria/partigiani-liberali/

[5] https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/31341169/25-aprile-partigiani-eroi-verita-storica-tanti-...

[6] https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/divisa-lenta-senza-armi-resistenza-fu-fallimento-militare-...

[7] https://www.ilpost.it/2022/04/09/anpi-guerra-ucraina/

[8] Giampaolo Pansa, La grande bugia – Le sinistre italiane e il sangue dei vinti, 2006, Pg. 17

[9] Ib, Pg. 59

[10] Ib, Pg. 173

[11] https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/31341169/25-aprile-partigiani-eroi-verita-storica-tanti-...

[12] https://www.anpi.it/articoli/1419/chi-siamo

[13] https://www.ilrestodelcarlino.it/commento/foibe-partigiani-1.5047681

[14] https://www.treccani.it/enciclopedia/foibe_(Enciclopedia-Italiana)/

[15] Arrigo Petacco, L'esodo. La tragedia negata degli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia, Milano, Mondadori, 1999, ISBN 88-520-1368-7, pg. 61

[16] Giampaolo Pansa, La grande bugia – Le sinistre italiane e il sangue dei vinti,2006, Pg. 408-409

[17] https://www.anpi.it/articoli/2420/il-fascismo-di-confine-e-il-dramma-delle-foibe-gli-atti-del-convegno pg. 3

[18] https://www.dire.it/04-02-2022/704987-anpi-bisogna-smettere-di-usare-le-foibe-per-parificare-fascist...

[19] https://www.avvenire.it/attualita/pagine/la-comunita-ebraica-diserta-il-corteo-per-presenza-palestin...

[20]https://www.ilmattino.it/primopiano/politica/gli_ebrei_romani_contro_anpi_non_veri_partigiani-239144....

[21]https://www.repubblica.it/cronaca/2018/04/25/news/manifestazioni_25_aprile_polemica_anpi_comunita_eb...

[22] https://www.agi.it/politica/25_aprile_brigata_ebraica_anpi-5385233/news/2019-04-25/

[23] https://www.mosaico-cem.it/attualita-e-news/italia/anpi-difende-intifada/

[24] https://www.repubblica.it/politica/2022/04/25/news/25_aprile_festa_della_liberazione_in_italia-34678...

[25] https://www.avantionline.it/la-festa-della-liberazione-nel-2022-la-storia-che-si-ripete/

[26] https://www.ilpost.it/2022/04/09/anpi-guerra-ucraina/

[27] Giampaolo Pansa, La grande bugia – Le sinistre italiane e il sangue dei vinti,2006, Pg.. 181