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Il Fondo Cencetti e la Dalmazia

2023-04-30 19:51

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Il Fondo Cencetti e la Dalmazia

di Eleonora Vicario

di Eleonora Vicario

Giorgio Cencetti, uno studioso universalmente riconosciuto e stimato, morì nel giugno del 1970 lasciando una biblioteca ricchissima ai suoi eredi. Nato nel 1908, laureato sia in giurisprudenza che in lettere, per buona parte della sua vita si interessò dell'Archivio di Stato di Bologna e dal 1966 fu Preside della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari dell'Università di Roma; inoltre fu Presidente della Commissione per i corsi di formazione dell'Associazione italiana biblioteche dal 1963 al 1968.

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La sua biblioteca oggi è conservata all'Archivio di Stato di Roma e comprende, oltre ai libri di cui è autore, volumi comprati o ricevuti in dono e una serie di documenti, cartoline, appunti che rendono affascinante la sua raccolta.

La Biblioteca Cencetti è stata acquistata dall'Archivio di Stato di Roma dopo una serie di trattative con la vedova Cencetti e i suoi figli, anch'essi eredi; si tratta di una biblioteca altamente specializzata che contiene volumi di difficile reperibilità, volumi rari, non più in commercio, principalmente di paleografia, diplomatica e archivistica. Il contratto tra la famiglia e il Ministero dell'Interno fu stipulato il 1 Febbraio del 1972 e il 12 dicembre del 1972 l'acquisto venne concluso con il versamento di lire 7.150.000 ma con le spese di trasporto a carico della famiglia Cencetti.

Nel momento dell'esame dei volumi acquistati, si rilevarono molti libri che possedevano il timbro di altri Istituti, principalmente bolognesi; libri presi in prestito per essere studiati e ancora non restituiti per cui, nel momento della presa in carico della biblioteca da parte dell'Archivio di Stato di Roma, questi volumi furono restituiti alle rispettive Istituzioni.

Nel 1981 Isabella Zanni Rosiello, dirigente dell'Archivio di Stato di Bologna, richiese alcuni volumi della Biblioteca Cencetti in quanto pertinenti al suo Istituto, così le furono consegnati. Nel frattempo la biblioteca venne inventariata e schedata per autori e per soggetto e la sistemazione venne completata nel 2002, conservando tutto il materiale in una saletta, l'Esagono, all'interno di una libreria chiusa dove ancora oggi viene conservato il Fondo Cencetti. Dopodiché fu iniziata l’indicizzazione dei titoli il cui settore più ampio riguarda la Paleografia con lo studio del filone corsivo in età arcaica, lo studio dei papiri ravennati, della scrittura delle cancellerie provinciali e della formazione della minuscola beneventana[1]; in realtà alla Paleografia appartiene anche l’arte della miniatura mentre Cencetti lasciava da parte l’ornamentazione.

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Nel Fondo Cencetti sono contenute anche opere di carattere generale come manuali di letteratura italiana e straniera, cataloghi di mostre documentarie e bibliografiche delle varie città italiane, testi di storia della Chiesa, di Diritto canonico, pochi testi di Filosofia, alcuni studi giuridici, testi sulla storia del notariato, sulla filologia…

Tra le pubblicazioni eterogenee del Fondo Cencetti c'è una miscellanea di opuscoli e alcuni sono opere di propaganda di regime come ad esempio il primo opuscolo di Gabriele D'Annunzio a sostegno della conquista dell'Etiopia dal titolo Ai combattenti italiani d'oltremare: nel segno perenne di Roma, del 1935, e un rarissimo libricino, Prigioniera nel mare, anonimo, del 1940, di propaganda antibritannica con disegni che mostrano l'Italia circondata da forze nemiche.

Le varie annotazioni, le rilegature, le dediche dei libri che ha ricevuto in dono, i biglietti da visita, gli inviti, le cartoline, i programmi di mostre e di concerti, danno a questa biblioteca un’importanza e una preziosità enorme in quanto ci raccontano un'epoca ma soprattutto il carattere, la personalità del Cencetti, un percorso intellettuale che si è arricchito nel corso della vita.

Una importante pagina della vita di Cencetti è legata alla Dalmazia infatti, un gruppo di opere importanti e cospicue riguardano la storia della Dalmazia. 


“Durante la seconda guerra mondiale si adoperò nel recupero del materiale archivistico di Villa Talon”[3], che nei primi dell'Ottocento fu un centro di cultura musicale e letteraria poi, durante la Seconda guerra mondiale, fu sede del comando tedesco e nel 1945, pochi giorni prima della Liberazione, fu distrutta a causa di un bombardamento.

Nel 1942 fu inviato in missione a Zara per il riordinamento degli archivi della Dalmazia e curò - nel 1943-1944 - il trasferimento a Venezia di fondi documentari di particolare importanza per l'Italia, reperiti negli archivi della città di Zara e di altri centri. Dopo il loro recupero Cencetti fu incaricato da parte del Ministero dell'Interno di riorganizzare i documenti e destinarli a Venezia. Dal ‘46 al ‘48 Cencetti microfilmò questi archivi e li restituì alla Jugoslavia in seguito al agli accordi del trattato di pace in materia archivistica[4], trattato nel quale fu il delegato del Governo italiano.


In realtà nel Fondo Cencetti si trovano pubblicazioni anche successive a queste date, segno che continuò a lungo ad interessarsi a questi documenti[5].


Si riporta parzialmente, in conclusione, un lavoro di Elio Lodolini, illustre archivistica e professore emerito presso l’Università di Roma “La Sapienza”, deceduto lo scorso mese (18 marzo 2023): 


 


[1] La scrittura minuscola in uso per circa cinque secoli nell’Italia meridionale che va sotto il nome di “beneventana” – di cui l’abbazia di Montecassino è uno dei maggiori centri di diffusione – si sviluppa a partire dall’VIII sec., fiorisce e si afferma tra il X e l’XI sec. e cade in disuso verso la fine del XIII. Benché l’area di sviluppo sia circoscritta all’antico ducato di Benevento, l’uso della littera beneventana si riscontra nel territorio dell’Italia del Sud e, sull’altra sponda dell’Adriatico, in Dalmazia, nel circuito dei centri benedettini. Prima di essere soppiantata dalla ordinaria minuscola carolina, la scrittura beneventana è usata nei centri monastici da Montecassino a Cava, da Capua a Benevento, e poi a Napoli, Salerno, Bari e non solo. 
http://bm.bncrm.beniculturali.it/biblioteche/badia-montecassino/scrittura-beneventana-montecassino/


[2] https://www.cisam.org/giorgio-cencetti-biografia/


[3] id


[4] “Articolo 12 - L'Italia restituirà alla Jugoslavia tutti gli oggetti di carattere artistico, storico, scientifico, educativo o religioso (compresi tutti gli atti, manoscritti, documenti e materiale bibliografico) come pure gli archivi amministrativi (pratiche, registri, piani e documenti di qualunque specie) che, per effetto dell'occupazione italiana, vennero rimossi fra il 4 novembre 1918 ed il 2 marzo 1924 dai territori ceduti alla Jugoslavia in base ai trattati firmati a Rapallo il 12 novembre 1920 ed a Roma il 27 gennaio 1924. L'Italia restituirà pure tutti gli oggetti appartenenti ai detti territori e facenti parte delle categorie di cui sopra, rimossi dalla Missione italiana di armistizio che sedette a Vienna dopo la prima guerra mondiale”.


[5] Serena Dainotto, La biblioteca di Giorgio Cencetti nell’Archivio di Stato di Roma. Accademie &Biblioteche d’Italia, gennaio-dicembre 2020, Gangemi Editore International, pp 46-64.


[6] Lodolini, Elio (1987) Gli archivi della Dalmazia durante la seconda guerra mondiale e l'opera di Giorgio Cencetti. Rivista dalmatica, 58/8. pp. 239-366