Ex Libris: piccole raffinatezze divenute arte

Di Eleonora Vicario


Un rettangolo bordato che contiene disegni e parole, in genere posto sulla seconda pagina di copertina, rivela la proprietà di quel libro e l’amore del suo lettore per un oggetto intimo, che ha accompagnato, pagina dopo pagina, i suoi occhi, la sua mente e la sua anima. Il significato letterale di Ex Libris è: “dai libri di….”, quindi possesso, appartenenza, quasi sacralità.

Apporlo nei propri libri, stampato o sotto forma di timbro, è un’abitudine non più molto frequente se non nel mondo dei collezionisti o dei rari gentiluomini colti.


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Ex libris di Salvatore G. Vicario, medico e scrittore; opera di Eros Donnini

Il più antico Ex Libris oggi conosciuto si trova al British Museum di Londra, è egiziano e pare risalga al 1400 a.C.: è stato trovato in rotoli di papiro ed è una placca di terracotta azzurra con il titolo dell’opera e il nome del Faraone Amenophis III e di sua moglie Tiyi.

Ex Libris miniati venivano creati direttamente all’interno dei manoscritti e dei codici medievali, mentre nel Cinquecento erano in forma di bigliettini di carta decorati dagli artisti del tempo e riportavano, incisi, il nome del proprietario del libro e la sua professione; alcune volte erano fregiati con un disegno e la loro presenza aumentava il pregio del libro. Nei musei o nelle Case d’asta oggi è facile trovare Ex Libris separati dal libro di appartenenza, diventati grafiche artistiche a sé stanti con valori economici elevati che aumentano considerevolmente durante le contrattazioni.

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Con la nascita dei caratteri mobili, i libri si diffusero molto rapidamente e vi si aggiunsero illustrazioni ed Ex Libris prodotti con la tecnica xilografica. Fino alla fine dell’Ottocento gli Ex Libris erano principalmente araldici e riportavano lo stemma nobiliare della famiglia del proprietario o indicavano la provenienza del libro da una delle grandi biblioteche universitarie o monastiche. Nacque poi una vera e propria industria editoriale, per quotidiani e libri, che si affermò nei maggiori paesi europei e negli Stati Uniti. Grazie alla riduzione generale dell’analfabetismo e all’aumento di uomini colti, i libri cominciarono a diffondersi e gli Ex Libris diventarono segni distintivi delle biblioteche di professionisti e dei commercianti più facoltosi.

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Anche all’avvento dell’Art nouveau, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, si ebbero grandi artisti che si dedicarono alla realizzazione di Ex Libris, come ad esempio l’austriaco Klimt o il francese Barbier, trasformandoli in vere opere d’arte che si differenziavano in base allo stile dell’autore o alla personalità del committente. Sappiamo che personaggi come D’Annunzio o Goethe amavano adornare i propri volumi con ricercati Ex Libris come, ancora ai nostri giorni, ha fatto l’illustre storico dell’arte Federico Zeri.


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Gustav Klimt, 1900 ca. Collezione Alinari


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L'Ex Libris può essere stampato direttamente sulla carta o può esserne applicato sopra in cuoio o in pergamena; può essere a inchiostro, a lacca o a fuoco; può presentare incisioni, disegni monocromatici o ad acquerello, oppure comprendere motti o figure simboliche; può prestarsi a una facile lettura o può contenere significati profondi, espressi sotto forma di metafore.

Oggi ha un grande sviluppo il collezionismo di Ex Libris anche a livello internazionale e molti musei ne conservano preziose raccolte come il British Museum che ne custodisce circa centomila, la collezione di Achille Bertarelli che si trova nel museo del Castello Sforzesco a Milano o la collezione di Mario de Filippis che si trova ad Arezzo.

Segni del tempo e di un mondo elegante e colto che non vanno perduti.