Fondazione Villa Piccolo di Calanovella

di Eleonora Vicario

La preziosa Villa Piccolo di Capo d'Orlando (ME), è una casa-museo sostenuta dalla Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella nata nel 1970, riconosciuta ente morale con Decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1972 e fortemente voluta da Casimiro Piccolo, innamorato del suo mondo privato e desideroso che non andasse perduto.

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Il nome della famiglia proprietaria di questo frammento di Paradiso, cioè il titolo nobiliare “Calanovella”, risale ai tempi delle Crociate mentre i titoli della famiglia Piccolo risalgono al secolo XVII. Imparentati con uno dei Viceré di Sicilia, il matrimonio del Barone Giuseppe Piccolo di Calanovella, ventiquattrenne, con la Duchessa Teresa Mastrogiovanni Tasca e Filangeri di Cutò, permise l’accesso dei Piccolo nella fascia più alta della nobiltà siciliana. Inoltre, Teresa era sorella della madre di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Beatrice, quindi era imparentata anche con i Principi di Lampedusa.

Grandi proprietari terrieri di Naso, i Piccolo vivevano a Palermo conducendo la vita dell’epoca: Giuseppe affascinato dal gioco, dai cavalli e dalle donne, e Teresa, spesso sola, dedita alla famiglia. La forza di questa donna si mise in luce alla perdita del marito nel 1928, morto a Sanremo tra le braccia di una ballerina.

In seguito alla crisi economica del 1931-32, Teresa, madre di tre figli - tutti mai sposati, Agata Giovanna, Casimiro e Lucio -, venduta la villa di Palermo, si ritirò nella casa di Capo d’Orlando, costruita nei primi del Novecento e situata su una collina, prendendosi cura in modo energico delle proprietà di famiglia e dei suoi figli. 

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Agata Giovanna, la primogenita nata nel 1891, aveva due forti passioni: la cucina e la botanica. L’amore per la cucina le proveniva dalla madre e dalla bisnonna, vissuta per un tempo a Parigi, per cui i piatti che preparava per i suoi ospiti univano la tradizione siciliana alle raffinatezze francesi. E’ dalla sua profonda preparazione botanica, poi, che nasce il meraviglioso parco di Villa Piccolo, pieno di piante rare provenienti da tutto il mondo, prima fra tutte la brasiliana Puya berteroniana che ha trovato in quel giardino il suo solo e perfetto habitat siciliano, tanto da fiorire ancora oggi ogni anno. A questa pianta, con i suoi sorprendenti fiori di colore blu, insieme a Virgilio Germanà, Agata Giovanna ha dedicato il suo unico libro. Iscritta all’Associazione mondiale di floricoltura, molto colta e amante della lettura, parlava correntemente tedesco, francese e inglese. Alla perdita della madre nel 1953, si occupò dell’amministrazione dei beni della famiglia fino al 14 giugno del 1974, momento della sua morte.

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Casimiro, nato il 26 maggio del 1894 e morto nel 1970, definito “elegante e piacevolissimo conversatore, colto intrattenitore”, iniziò a disegnare già da bambino dedicandosi poi principalmente agli acquerelli. Con la pittura raccontava la sua vita interiore piena di fate, di gnomi, di figure mitologiche e delle sue paure, anche se non mancavano ritratti della madre e dei fratelli, tutti quadri presentati oggi in diverse mostre. I suoi interessi non si limitavano alla pittura ma anche alla fotografia, interpretata in modo originale rispetto agli stilemi dell’epoca, e al mondo esoterico di cui si trova traccia anche nella biblioteca conservata nella villa. 

Il terzogenito, Lucio,  nato il 27 ottobre del 1901, è stato sicuramente il più interessante dei tre. Poeta e studioso di materie umanistiche, compositore musicale, appassionato d’esoterismo, fine conoscitore di lingue straniere:

“Studioso onnivoro e infaticabile – scelse di formarsi da autodidatta non frequentando l’università – Piccolo spaziava dalle letture filosofiche a quelle matematico-scientifiche, mediche e letterarie (sempre in lingua originale) con la medesima disinvoltura con la quale componeva musica classica al pianoforte e traduceva da più di dodici lingue, tra cui l’arabo, il persiano antico, l’ebraico, l’aramaico antico, il greco, il latino, il tedesco, il francese, l’inglese, lo spagnolo (ha tradotto tra gli altri da Apollonio Rodio, Virgilio, Lucrezio, Yeats, Eliot, Hopkins, Moore, Cummings, Carens, Blake, Dylan Thomas, Góngora, Machado, Salinas, Rimbaud, Apollinaire, Proust, Heredia, Wittgenstein, Mann, Musil e altri)”[1].

Il rapporto tra Lucio e il cugino Tomasi fu estremamente importante per lo sviluppo della poesia di Lucio, timido e chiuso nel suo mondo privato. Il cugino lo spronava a scrivere, apparentemente con la sua tipica ironia dissacratoria ma in realtà con una profonda stima nelle capacità artistiche di Lucio.

"Nel 1954, Lucio Piccolo, 53enne, pubblica a proprie spese le prime poesie, intitolate 9 liriche. Le invia ad Eugenio Montale, il quale, leggendole, rimane così colpito dalla perfezione stilistica-musicale dei versi, da decidere di presentare Piccolo nel prestigioso convegno letterario di San Pellegrino Terme (Luglio 1954). Al convegno Lucio Piccolo si fa accompagnare dal cugino principe Lampedusa, estremamente curioso di assistere in prima persona agli esiti. A San Pellegrino, Lucio diventa il centro dell’attenzione dei letterati presenti. Tutti i giornalisti fanno a gara per intervistarlo. In pochi giorni, lo sconosciuto barone siciliano diventa famoso poeta, consacrato da Eugenio Montale e dagli altri “marescialli di Francia”, così definiti, sarcasticamente, da Tomasi.

       Lucio Piccolo, incoraggiato dal successo di critica, pubblica nel 1956, con la Mondadori i Canti Barocchi. Poi, nel 1960, Gioco a Nascondere. Successivamente, con l’editore Scheiwiller, Plumelia (1966). Invece, nel 1968, sarà l’editore siciliano Sciascia a pubblicare l’opera in prosa poetica Le Esequie della Luna. […] Alcune opere inedite di Lucio Piccolo, non tutte, saranno pubblicate postume da Scheiwiller con i titoli: La Seta (1984), Il Raggio Verde (1993).”[2]

Sin dal periodo palermitano i rapporti di Lucio con il cugino Tomasi furono intensi, con scambio dei reciproci lavori dove però Lucio era consapevole della sua inferiorità rispetto al cugino, sia per età che per esperienza letteraria.

Tomasi morì il 23 luglio del 1957 e dopo la sua morte, Lucio spedì alla Mondadori il dattiloscritto originario del Gattopardo, che però fu rifiutato, per essere pubblicato successivamente dalla Feltrinelli. Lucio morì il 26 maggio 1969, lasciando un figlio, Giuseppe, di 6 anni, avuto con una donna che lavorava nei suoi fondi.

La casa-museo, che guarda alle Eolie, immersa in un parco di venti ettari, colorato da fiori e piante rare, a ricordo della passione botanica di Agata Giovanna Piccolo, conserva i dipinti e le fotografie di Casimiro e i suoi apparecchi fotografici; custodisce inoltre la biblioteca di Lucio Piccolo, mobili in ebano e madreperla, vetrine in tartaruga, un archivio storico, una collezioni di ceramiche e le lettere che il cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa inviava a Lucio.

Villa Piccolo è oggi un punto di riferimento culturale per Capo d’Orlando: qui si svolgono continuamente visite di studiosi e intellettuali italiani e stranieri al museo; oppure, nei giorni d’estate, nel giardino profumatissimo vengono presentati nuovi libri o si svolgono manifestazioni artistiche.

 


[1] https://www.pangea.news/lucio-piccolo-diego-conticello/

[2] https://www.fondazionepiccolo.it/