Intervista a SAR la Principessa Soraya Malek per un Afghanistan finalmente libero

Riportiamo alcune recenti interviste a Sua Altezza Reale la Principessa Soraya Malek d'Afghanistan, figlia di Sua Altezza Reale la Principessa India (92 anni), a sua volta figlia delle Loro Maestà il Re Amanullah Khan e la Regina Soraya Tarzi. Di quest'ultima, oltre al nome, la Principessa Soraya Malek ha preso l'amore per il suo paese, l'Afghanistan, e in particolare per le sue donne.


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Sua Altezza Reale la Principessa Soraya Malek d'Afghanistan

L'omonima Regina infatti, la quale regnò negli anni '20 del 1900, si distinse particolarmente sul campo sociale: aprì la prima scuola femminile in Afghanistan, con istruzione laica e non religiosa (sic!), chiusa e riaperta poi nel 2003, e sostenne poi il Re suo marito nell'abolizione dei matrimoni tra minori, nella lotta ai matrimoni combinati e alla poligamia, nell'obbligatorietà dell'istruzione per tutti i bambini e bambine. Ancora,  nel 1928, alla fine di un discorso del Re suo marito contro la pratica per le donne di indossare hijab, niqab o burkha, la Regina Soraya tolse per la prima volta pubblicamente il suo velo. La seguirono le mogli di tutti i dignitari presenti, tra i capi tribali e religiosi che assistevano stupiti.
 
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la Regina Soraya Tarzi d'Afghanistan, senza velo

La spinta liberale dei Sovrani non venne però subito ripagata e durante una loro visita in Europa alcune frange conservatrici riuscirono suscitare nel 1929 l'abdicazione in favore del fratello del Re per evitare una guerra civile. I Sovrani scelsero quindi la via dell'esilio andando a Roma su invito della Regina Elena e del Re Vittorio Emanuele III di Savoia, che aveva decorato il Sovrano afghano dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata, considerandolo quindi un "suo cugino".


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Re Vittorio Emauele III ospita a Roma Re Amanullah Khan d'Afghanistan


A Roma vivono ancora la Principessa India, loro figlia, e la Principessa Soraya Malek, loro nipote, che vi è nata, la quale in questi giorni tristi per l'Afghanistan ha rilasciato la seguente intervista (a Luce, per Domenico Guarino):


Cosa ha pensato quando ha cominciato a leggere dell’avanzata verso Kabul dei Talebani?

“Ho pensato che ci sarebbe stato un accordo di transizione. Come tutti in verità. Invece era stato già predisposta la consegna del Paese senza alcun accordo”.

Come è stato possibile che un esercito poco numeroso e scarsamente equipaggiato abbia conquistato un Paese intero come l’Afghanistan senza sparare praticamente un colpo?

“Perché non c’è stata alcuna resistenza da parte dell’esercito afghano, che era senza stipendio da mesi. Anche se in questi 20 anni i paesi della Nato hanno messo a disposizione di tanti giovani afghani borse di studio nelle accademie dei vari stati. Ad esempio, per l’Italia, l’Accademia di Modena”.

II tema dei diritti delle donne: com’era da questo punto di vista la situazione? E cosa potrà accadere?

“La situazione era tragica anche prima. Secondo recenti statistiche, dopo decenni di guerre, il tasso di alfabetizzazione delle donne al di sopra dei 15 anni rimane del 17%, le bambine iscritte alla scuola primaria sono il 45% e solo l’1% delle ragazze prosegue gli studi, mentre l’87% delle afgane ha subito nella vita almeno una forma di violenza fisica, sessuale o psicologica. Ora però la partita è chiusa. Le attiviste, che sono tante, verranno uccise. I taleban hanno dichiarato che le donne potranno studiare fino all’università ma con insegnanti femmine. Per me, tuttavia, sono dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano”.

L’Afghanistan non ha pace da decenni, come mai secondo lei?

“L’Afghanistan è una terra che collega l’Asia Centrale all’India, è una terra di passaggio e strategicamente importante nel cuore del continente asiatico. Vediamo nell’immediato futuro cosa accadrà. I talebani sono usciti vincitori, ma al loro interno sono fortemente divisi”.

Di cosa avrebbe bisogno l’Afghanistan secondo lei?

“Il mio appello è quello di salvare la vita a tutte le donne che in questi anni si sono prodigate, impegnate, sacrificate per aver voce e svolgere un ruolo che spetta loro nella società”.

Qual è il suo stato d’animo ora?

“Il mio stato d’animo è di angoscia per le mie sorelle afghane”

Ancora, aveva rilasciato i mesi scorsi la seguente intervista (esclusiva True News, per  Maria Sole Santi e Virginia Cataldi):

Qual è la sua visione su ciò che sta accadendo in questi giorni in Afghanistan? Sul rispetto dei diritti umani e dei diritti delle donne?

"È una tragedia. Per donne e uomini. È la tragedia del popolo afghano. E trovo orribile che si dica che sia stato un fallimento. Fallimento per chi? È stato un tradimento, piuttosto. Gli americani sono stati vent’anni sul territorio, e hanno fatto ciò che hanno voluto. I talebani sono entrati con le motociclette in città: hanno conquistato senza sparare neanche un colpo. Il fatto stesso che abbiano messo la bandiera talebana sul palazzo reale vuol dire che era già tutto pianificato. E per chi resta è una tragedia, non si sa come aiutarli, ormai è tardi. Provo terrore non sapendo come sarà il futuro."

Come cambierà la vita delle donne in Afghanistan?

"Si parla molto della questione del burqa. Ebbene, nel 2001, quando le truppe occidentali sono arrivate in Afghanistan si è detto: “Adesso toglieremo il burqa alle donne”. Senza sapere che quella del burqa è una tradizione importata dall’India dagli inglesi alla fine del ‘700, molto antecedente alla venuta dei talebani. Questi ultimi, poi, hanno effettivamente obbligato anche tutte le donne emancipate che non lo portavano a indossarlo. Ma il burqa c’era prima dei talebani, e c’è stato dopo di loro, quando sono arrivate le truppe Nato, per altri vent’anni. Il problema dell’Afghanistan è che è un paese tremendamente maschilista, lo è sempre stato: i talebani odiano le donne. Secondo il mondo musulmano fondamentalista o integralista un uomo non guarda negli occhi una donna. Io quando sono andata in Afghanistan le prime volte, da piccola, non capivo. Non esiste una cosa del genere in Italia. Ci doveva essere una evoluzione, e invece no. Il futuro in questo momento non lo vedo. Starò vicina alle donne afghane. Farò sentire la mia voce, ma non posso fare più niente. Se vado, io non sono la benvenuta, come la nipote dei sovrani progressisti che negli anni ’20 hanno fatto delle grandi riforme per le donne e per il popolo."

Per esempio, di che riforme parliamo?

"Nel ’19, quando il Re Amanullah è salito al trono ha proclamato l’indipendenza dell’Afghanistan. Poi la prima costituzione, poi la parità dei sessi, poi la scuola obbligatoria per maschi e femmine fino alla 5° elementare, quando in Italia era fino alla 3° elementare. E le bambine dovevano essere scortate per andare a scuola, perché nessuno voleva che ci andassero. È cultura, quella che vuole che le donne stiano a casa a fare i figli e basta. Anche in Europa era così, ma piano piano le cose si sono evolute. Non certo però con 45 anni di guerra. Poi c’è stato il primo associazionismo femminile. Mia nonna diceva: “Il 50% della popolazione afghana è donna e non ha voce, è arrivato il momento che abbia voce”. Sono stati anni di modernizzazione del Paese, di accordi economici e culturali con gli Stati europei: tempi d’oro nel lontano 1930. Poi però c’è stato un colpo di Stato e il Re Amanullah è stato mandato via. Anche qui: perché i poteri forti non vogliono mai che ci sia un’emancipazione dei paesi sottomessi."

Che destino crede che attenda le figure femminili di rilievo, a livello politico e sociale? Per esempio Zarifa Ghafari, la più giovane sindaca afghana, dice di essere certa che i talebani la uccideranno.

"Sì, la uccideranno. Lei come tante altre donne che purtroppo avranno lo stesso destino. La situazione è di grande dolore. E bisogna stare attenti ai media, che non avendo capito o facendo finta di non capire sembra vogliano aiutare gli afghani, ma questo non è più possibile. Sono tutti scappati via. L’aeroporto di Kabul è chiuso. Se arriva un aereo per aiutare a portar via la gente, i talebani non diranno mai: “Accomodatevi, chi vuole andare vada”. È questo che la gente non capisce. Tante persone mi telefonano, chiedono aiuto, ma cosa posso fare? Non posso fare niente."

Ci sono anche diverse testimonianze di studentesse in Afghanistan che dicono di aver dovuto nascondere diplomi e certificati. Qual è il problema di essere donne istruite e che lavorano?

"In realtà non è il fatto che siano istruite o meno a fare la differenza. Il problema è essere donna: sei una donna e quindi non sei niente. Purtroppo è così, è un mondo che si sta distruggendo."

Quali crede che siano i fattori che hanno contribuito a creare una mentalità maschilista che disprezza le donne?

"A mio parere, un fattore che ha influito molto su questo aspetto è stata l’apertura di tante scuole coraniche negli anni ’80. Quella è stata la grande tragedia. I maschi andavano a studiare perché almeno avevano una ciotola di minestra per sopravvivere, ma imparavano solo il Corano e venivano istruiti all’odio verso la donna. Poi questa mentalità è diventata la normalità. Vi racconto un aneddoto. Tempo fa erano venuti degli afghani a Roma e mentre camminavamo per strada mi hanno detto: “Ma com’è possibile che ci siano tante donne in Italia?”, e io ho risposto: “Ma perché le donne in Italia escono, non come in Afghanistan che restano chiuse a casa”."

Cosa ne pensa dei tanti profughi che ora scapperanno dall’Afghanistan? Come andrebbe predisposta la loro accoglienza in Europa?

"Io non so come faranno a scappare i profughi. L’Afghanistan è stato chiuso ormai. Il ministero degli Affari Esteri italiano ha detto che darà il visto a tutti gli Afghani che intendono arrivare nel nostro territorio. Ma questo non lo permetteranno, perché i talebani hanno già detto che non potrà uscire più nessuno dal Paese. Il potere lo hanno preso. Qui in Italia, in Europa, si dice, si spera. Ma è un imbroglio di parole: la partita è chiusa. Ormai in Afghanistan non c’è un’ambasciata: come si farà a raccogliere le persone che vogliono andare via? Secondo me, succederà ciò che è accaduto con l’invasione sovietica. Gli afghani, cioè, scapperanno via dal Pakistan a piedi. Non c’è altra via d’uscita. È un giro di parole quando si dice “noi vi ospiteremo”. Non verrà neanche mezzo afghano."

Cosa ne pensa della decisione degli Stati Uniti di lasciare l’Afghanistan?

"Gli Stati Uniti sono stati accolti da liberatori e sono andati via da aguzzini. Non voglio neanche commentare le parole del presidente Joe Biden, di un cinismo spaventoso. Ha dato la colpa a Trump, dicendo che aveva cominciato lui, ma non è mica detto che Trump avrebbe lasciato le cose così. Nel 1973, quando gli americani sono andati via da Saigon, Henry Kissinger, che era il negoziatore per gli Stati Uniti, ha chiesto due anni di tempo per la transizione. Stavolta non ci sono stati nemmeno due giorni, per la transizione. Gli americani hanno fatto come i ruba galline: hanno preso e sono scappati. Cosa mai poteva importargliene del popolo afghano? Lo hanno mandato a morire."

Per concludere, crede che si possa fare qualcosa per i diritti delle donne in Afghanistan?

"Non è stato fatto niente in vent’anni, non si farà neanche adesso. Io sono molto demoralizzata e preoccupata, ma cosa si può fare? I talebani dicono che le ong possono restare e che le donne possono andare a scuola e anche all’università, ma a condizione che i professori siano tutte donne. Purtroppo la situazione è tragica, sono molto triste e addolorata. È come se mi avessero spezzato il cuore."


Ancora, vi invitiamo a cliccare QUI per ascoltare un servizio intervista alla Principessa Soraya Malek, Giada Valdannini per LA7.


La vera speranza per l'Afghanistan rimane la soluzione monarchica sotto Sua Altezza Reale il Principe ereditario Ahmad Shah Khan, figlio dell'ultimo Re dell'Afghanistan  Mohammed Zahir Shah , in carica dal 1933 al 1973, al quale si accora la nostra Associazione degli Italiani Monarchici "Patto per la Corona"