L' Arco di Costantino

di Nicola Bosco

Il 28 ottobre del 312 d.C. avvenne la celebre battaglia di Ponte Milvio che vide scontrarsi le truppe di Massenzio e dell’Imperatore Costantino I, con la decisiva vittoria degli uomini di quest’ultimo. Fu una battaglia importantissima non solo dal punto di vista della cristianità (ricordiamoci il famoso sogno di Costantino il giorno prima dello scontro, in cui una croce gli apparve con la scritta in hoc signo vinces) ma soprattutto perché riportò ordine all’interno dell’Impero Romano dopo oltre venti anni di guerra civile, seguiti alla lotta per il potere successiva alle dimissioni di Diocleziano. 

Quest’ultimo aveva istituito la cosiddetta tetrarchia, ovvero un governo gestito da due augusti, i quali sarebbero stati sostituiti, una volta morti o dimessisi, da due cesari a loro sottoposti. Tale sistema, che doveva portare stabilità dopo il terribile periodo dell’anarchia militare, non resse a lungo e condusse proprio a quella lunga guerra che, infine, vide confrontarsi con le armi Massenzio e Costantino presso il Ponte Milvio.

Successivamente alla grandiosa vittoria presso suddetto luogo, Costantino, trovandosi come unico uomo al potere, decise di celebrare la propria vittoria e di descriversi come colui che, dopo anni e anni di travagli e guerre, aveva finalmente riportato la pace e l’unità a Roma. Per fare ciò, fece costruire il famoso Arco di Costantino ubicato a pochi passi dal Colosseo, in quella che oggi si chiama via di San Gregorio. 

Tale arco era un lampante esempio di geniale propaganda. Innanzitutto, esso non è propriamente “l’arco di Costantino”, poiché in realtà risaliva all’età adrianea (ecco perché alcuni studiosi asseriscono che debba essere chiamato “il cosiddetto arco di Costantino”). Ma non è solo la struttura ad essere precedente all’età costantiniana, bensì tanti altri elementi dell’arco. Andiamo a vedere quali sono.

Di sicuro non sfuggono alla vista di un turista quelli che sono i meravigliosi tondi adrianei ubicati sopra i fornici laterali. Questi subirono alcuni cambiamenti a seguito della vittoria di Costantino a Ponte Milvio. Se prestiamo attenzione, difatti, notiamo come i volti scolpiti all’interno dei tondi sono stati modificati in modo da assomigliare all’imperatore vittorioso, ma anche al cognato di quest’ultimo, ovvero Licino. Il viso di Costantino appare nelle scene di caccia mentre in quelle che rappresentano scene di sacrifici appare il volto di Licino.

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Nella parte più superiore dell’arco sono poste alcune statuette ornamentali risalenti all’epoca di Traiano. Ma come facciamo a riconoscere l’epoca di queste sculture? Semplice: esse raffigurano alcuni uomini che sotto la tunica indossavano una specie di pantaloni come per coprirsi dal clima freddo. Costoro rappresentano i Daci, popolazione che abitava nell’odierna Romania e che venne assoggettata al potere di Roma dall’Imperatore Traiano, il quale in tal modo, insieme alle conquiste in Oriente, fece raggiungere la massima estensione dell’Impero Romano.

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All’interno del cosiddetto Arco di Costantino vi sono altri elementi risalenti anche ai tempi di Marco Aurelio. Costantino scelse di prendere elementi dell’epoca traianea proprio perché sotto Traiano Roma raggiunse la sua massima espansione; ne prese altri dell’epoca di Marco Aurelio in virtù del fatto che quest’ultimo riuscì ad essere imperatore in un periodo estremamente complicato per l’Impero, ovvero quando esso non solo era in crisi per via delle guerre partiche e delle guerre marcomanniche, ma anche quando era devastato dalle terribili pestilenze che si erano diffuse in tutto il territorio dell’Impero per via dei conflitti bellici. Infine, Costantino scelse di porre sul suo arco elementi di epoca adrianea perché, durante l’Impero di Adriano, considerato uno dei cinque buoni imperatori insieme a Marco Aurelio, si raggiunse un grande periodo di sviluppo culturale, di tolleranza e consolidamento dei territori precedentemente conquistati da Traiano.

Sennò, come ben sappiamo, Costantino fu una figura chiave per lo sviluppo della cristianità. Parlando dell’aspetto religioso delle cose e dei cambiamenti che in questo senso stavano avvenendo nella Roma del II secolo, notiamo una celebre iscrizione dedicata a Costantino che recita:

“All’Imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo Pio Felice Augusto, il Senato e il Popolo Romano, poiché per ispirazione divina e per la grandezza del suo spirito in una sola volta con il suo esercito ha vendicato lo Stato, per mezzo di una giusta guerra, sia dal tiranno che da ogni fazione, dedicarono quest’arco.”

Si tratta forse di un’allusione alla presunta apparizione divina che Costantino ebbe prima delle battaglia di Ponte Milvio e riportataci dallo storico Eusebio di Cesarea? La risposta è volutamente enigmatica: effettivamente, Costantino era benevolente nei confronti del cristianesimo, ma poiché i tempi non erano ancora maturi per un’accettazione generale di questa religione, egli probabilmente intendeva mantenere una certa equidistanza fra la cristianità e i tradizionali culti romani.

Insomma, quando vi capiterà di fare due passi intorno al Colosseo e di soffermarvi a guardare l’arco di cui ho parlato in questo articolo, osservate attentamente gli aspetti che ho sottolineato, ammirando la genialità propagandistica e celebrativa di quest’arco così maestoso.