La gioventù senza radici. I Caduti e la Storia calpestati dall’indifferenza

  di Carlo Giovanni Sangiorgi


Un episodio accaduto poco prima del Santo Natale riporta, con tristezza, l’attenzione sulla scarsa considerazione della Storia e dei suoi simboli, oltre che della sacralità dei luoghi della Memoria. Rimango veramente sconcertato e allarmato innanzi alle diverse testimonianze, provenienti dalla stampa e da quei cittadini che ancora nutrono un sano senso civico, che vedono persone e, ancor più gravemente giovani, indifferenti e irrispettosi nei confronti del prossimo e di quei Caduti che, con il loro sacrificio e sofferenza, hanno plasmato la Storia Nazionale e ciò di cui oggi possiamo godere in termini di libertà e benessere.

Mi riferisco alla recente cronaca che ha visto due ragazzi praticare snowboard sulla rampa situata all’interno del Sacrario Militare di Cimagrappa (Treviso), un luogo sacro e di riflessione sui fatti bellici avvenuti durante la Grande Guerra. Il sito, infatti, protegge i resti di circa 23 mila militari del Regio Esercito italiano e dell’Esercito Imperiale Austro-Ungarico, in quello che fu uno dei teatri più cruenti e caldi del conflitto consumatosi, in particolare, tra il 1917 e il 1918.

Il fatto, riportato anche dalla stampa locale, ha scatenato indignazione e proteste a partire dalla comunità social, quando un testimone dell’accaduto ha pubblicato la foto incriminata e raccontato la vicenda: l’uomo ha cercato invano di spiegare ai ragazzi la funzione e la sacralità del luogo, ammonendo nella fattispecie la loro pratica sportiva in un contesto ove dovrebbero regnare silenzio e rispetto. I giornali locali hanno segnalato altresì che questo non è stato un caso isolato: altre decine di persone sono state viste con slittini e copertoni scendere dalla rampa, ignorando e prendendosi gioco dei richiami di quei cittadini che li avevano invitati a rispettare la Memoria e il riposo dei Caduti.

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Un’altra vicenda di cronaca, avvenuta nel novembre del 2017 al Sacrario Militare di Redipuglia (Gorizia), aveva scatenato la rabbia di cittadini e indignazione delle Istituzioni: Justin Owusu, un giovane cantautore rap, ai tempi si cimentò nella realizzazione di un video, ove lo si vedeva ballare e cantare sulle gradinate del celebre monumento, come se nulla fosse. Personalità della politica locale, tra cui il Sindaco di Fogliano Redipuglia (GO), Antonio Calligaris, intervennero e promisero azioni legali nei confronti del giovane. Nel chiedere pubblicamente scusa, quest’ultimo si difese dichiarando di essere stato frainteso e di proporre semplicemente arte. Il gesto, come riportato da un recente articolo, è costato caro all’ “artista” e all’amico Mattia Antonio Piras che lo accompagnava nel video. Il giudice di Gorizia, Marcello Coppari, ha difatti condannato in rito abbreviato i due giovani, rispettivamente a 8 e 6 mesi di reclusione per vilipendio alle tombe del Sacrario. Il Tribunale ha inoltre subordinato la sospensione condizionale della pena al risarcimento per i danni morali, oltre alle spese legali, della parte civile ovvero l'Istituto del Nastro Azzurro, per un ammontare di 25 mila euro.

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Aldilà dei casi specifici, nel nostro Paese vengono segnalati numerosi atti vandalici nei confronti dei monumenti ai Caduti o della Memoria, bravate o azioni a scopo politico e propagandistico di gruppi di varia ideologia violenta. Almeno una volta nella vita, ci siamo imbattuti in un monumento imbrattato con scritte o danneggiato nell’indifferenza di molte persone.

Un episodio collaterale che dona l’idea di come una cultura pericolosa stia prendendo sempre più piede nella mentalità e nell’immaginario collettivo, è balzata all’opinione pubblica nei mesi scorsi, tutto ciò a spregio delle regole e dei provvedimenti dettati dall’emergenza sanitaria di COVID-19: nel mondo si è scatenata una furia iconoclasta da parte di manifestanti violenti, intenta ad imbrattare, se non gravemente danneggiare e distruggere, monumenti e statue, in particolare quelle dedicate a personaggi legati alla Storia coloniale e alla tratta degli schiavi. Queste azioni fondano le loro radici nel movimento Black Lives Matter, posto al centro dell’attenzione mediatica in seguito all’uccisione, da parte della Polizia di Minneapolis, del cantante afroamericano George Floyd. I manifestanti, che in gran numero hanno dato vita a cortei di protesta contro il razzismo in numerose città americane, hanno preso di mira con veri e propri atti di vandalismo le statue dell’esploratore Cristoforo Colombo e di quello spagnolo Juan Ponce de Leo’n. Su questa scia, la violenza ha raggiunto l’Europa, portando imbrattamenti e danni alle statue di Re Leopoldo II del Belgio a Bruxelles, Gent, Ostenda e Anversa, alla figura di Antonio Vieira a Lisbona, Piet Hein a Rotterdam. In Italia, a Milano, è stato preso di mira il monumento dedicato al giornalista Idro Montanelli, riempito di vernice rossa e scritte offensive.

Anche in anni meno recenti, i giornali hanno altresì riportato altri numerosi atti di violenza, in cui a farne le spese sono state non solo statue, ma anche monumenti ai Caduti e persino siti archeologici: il 26 Febbraio 2015, fanatici jihadisti dell’ISIS assalirono il Museo di Mosul, in Iraq, distruggendo le sculture antropomorfe di Lamassù provenienti dal palazzo di Assurnasirpal, situato a Nirmud, anche quest’ultimo raso al suolo il 5 marzo successivo.

Alla luce delle testimonianze che continuano ad accompagnare le nostre vite, non posso che esprimere un’enorme preoccupazione per la crescente indifferenza delle giovani generazioni verso la Storia e nei confronti degli atti di violenza che prendono di mira la Cultura materiale. È altresì allarmante la presa di distanza violenta, di un completo distacco da tutto ciò che riguarda l’evoluzione e il susseguirsi degli eventi, come se essi fossero un fardello, un oggetto inutile da cui divincolarsi. Il mondo cambia, così come le genti e le idee, tuttavia ritengo che una volontà così decisa nel rifiuto del passato, relegandolo ad un concetto retrogrado e anti progressista, non si sia mai verificata nella storia umana. Ne abbiamo un esempio nella letteratura e nell’arte secolare, ove gli artisti prendevano sì le distanze da quello che era un periodo precedente, cambiandone idee e canoni originando così una nuova epoca, ma nei loro intenti si è sempre e comunque rispettato tutto ciò che era il passato, traendone ispirazione e, conseguentemente, garantendone una continuità. Gli artisti del tempo erano lungi dal pensare di distruggere deliberatamente le opere dei loro predecessori, cosa che oggi invece purtroppo spesso accade, come ne è l’esempio la distruzione di siti archeologici in Siria, Iran e Iraq da parte di gruppi di fanatici religiosi. Un cambiamento, parola oggi particolarmente cara alla gioventù, che era accompagnato da solide basi, un po’ come la tradizione dinastica e monarchica, in cui il susseguirsi delle generazioni e delle nuove idee si adatta perfettamente al contesto storico, fondandosi su una tradizione consolidata dalle esperienze e da modelli istituzionali che hanno visto il loro perfezionamento nel tempo. Vediamo però, ad oggi, come l’incessante corsa di un mondo che vuole sempre più prendere velocità richieda di tagliare le tappe, un’esigenza tale da rompere i ponti con le origini e, quindi, di eliminare ciò che apparentemente è il superfluo. Questi concetti e dinamiche sono sotto i nostri occhi, visibili nel comportamento di molti giovani, nel loro poco rispetto verso coloro che diedero la vita per proteggere i confini della nostra Patria, nella noncuranza di quei ragazzi che, senza ritegno, hanno praticato sport sulle tombe di quelli che, in gran numero, erano addirittura loro coetanei. Certamente si possono creare le condizioni in cui si prevedano attività ludiche e di svago in contesti monumentali sacri, inserendoli in percorsi turistici e tematici con adeguate infrastrutture, con lo scopo di invitare il visitatore a soffermarsi e praticare la cultura del rispetto. Un esempio da cui trarre ispirazione proviene dagli Stati Uniti d’America, in cui nel XIX secolo si progettavano i cimiteri al di fuori del centro cittadino, sottoforma di giardini tranquilli, ricchi in vegetazione e spazi verdi. All’epoca, in mancanza di parchi pubblici in molte città, molti cittadini passavano le loro giornate a fare pic-nic, spesso nelle vicinanze delle tombe dei cari defunti, o cercare svago nei prati o all’ombra degli alberi, divenendo a tutti gli effetti una moda con conseguenze anche negative come l’accumulo di rifiuti di ogni sorta. Come possiamo vedere, in quel periodo si arrivò all’eccesso di libertà in un luogo sacro e non senza polemiche, ma ripercorrere il concetto architettonico, realizzando percorsi fruibili alla cittadinanza, posizionando, ad esempio, panchine e aree di svago limitrofe nel rispetto delle tombe e del significato del luogo, può creare opportunità di conoscenza e di piena comprensione e vicinanza a coloro a cui è dedicato il monumento.

Non posso che condannare lo sfregio di testimonianze materiali storiche per quanto lecite siano le motivazioni delle proteste: in questa sede non viene ammonito certamente il diritto alla manifestazione, in quanto, rifacendomi al caso specifico sopracitato, il razzismo è certamente una ideologia sbagliata e malsana, così come la serie di violenze avvenute, sia recentemente che in passato, nei confronti di minoranze etniche e religiose. Tuttavia, lo sfregio di simboli storici ha portato ad altri contrasti e ulteriori dissapori, relegando le ragioni della protesta alla pretesa di gruppi violenti ai margini della società civile.

I simboli della Storia umana, siano essi monumenti, statue, opere d’arte o scritti, devono essere visti come un’occasione di apprendimento, testimonianze di ciò che avvenuto nell’antichità e se, opportunamente decifrate, possono aiutare chi verrà a non ripetere gli stessi errori e, da questi insegnamenti, trarne beneficio. L’atteggiamento di chiusura nei confronti delle ideologie del passato è di per sé non corretto, in quanto esse devono sempre essere decodificate rispetto al contesto storico di appartenenza. L’evoluzione del pensiero è anche conseguenza di quelle idee che, ad oggi, ci sembrano lontane e sbagliate.

Queste prerogative, tuttavia, non possono trovare un riscontro concreto fino a quando non si valorizzerà lo studio del passato, la cui sede dovrebbe essere principalmente la scuola, ma anche all’interno del contesto familiare, luogo di educazione e di condivisione. I continui tagli alle istituzioni scolastiche e le dinamiche che coinvolgono la vita privata delle persone, in un mondo sempre più incurante della dignità individuale, devono essere visti come un segnale d’allarme, in quanto questi giovani si troveranno presto ad affrontare un futuro incerto senza solide basi e identità, le quali solo la Storia può fornire ed insegnare. Inoltre, lo scarso senso civico, lo spregio delle regole e della sacralità della morte e della Memoria, non possono che alimentare un tipo di società fondata sull’individualismo, l’opportunismo e l’egoismo che ci porterà inevitabilmente al degrado culturale e alle ovvie conseguenze istituzionali, sociali ed economiche.

In questa sfida per il futuro, chiedo a gran forza l’interessamento delle Istituzioni, ribadendo il ruolo dell’educazione civica e dell’insegnamento scolastico, ma anche quello degli studiosi e delle associazioni combattentistiche e culturali, in quello che sembra essere l’ultimo baluardo per la salvaguardia del nostro patrimonio storico e culturale.