Nascita del francobollo

di Eleonora Vicario

L'ineguagliabile storico dell'arte Federico Zeri ha dato la definizione perfetta del francobollo: “(…) provvisto di connotati così vari e complessi, di una carica semantica talmente ampia e di radici storiche e figurative tanto profonde e articolate, il francobollo può anche venir considerato e giudicato sotto il semplice profilo estetico, alla stregua cioè di un'incisione o di una stampa più o meno d'arte. (…) In realtà, il francobollo è oggi il mezzo figurativo più stringato e concentrato di propaganda quasi un manifesto murale ridotto ai minimi termini, dal quale il substrato sociale e politico si rivela con estrema chiarezza e pregnanza. Ed è anche il mezzo figurativo di propaganda più capillarmente diffuso sia nei diversi strati della società, cioè a livello locale, sia in senso orizzontale, per i suoi destinatari situati in un sistema terminale che ignora distanze e frontiere.”[1]

Per molti anni inviare una missiva a distanza era simbolo di un elevato stato sociale perché prima di tutto bisognava essere in grado di scrivere o di far scrivere per proprio conto e quindi di pagare qualcuno che scrivesse al posto del mittente. Bisognava avere del materiale su cui scrivere e i fogli di papiro o di pergamena erano estremamente costosi; c'era poi la necessità che qualcuno portasse la lettera a destinazione e i costi della spedizione venivano pagati dal ricevente.

Vennero a formarsi dei messaggeri professionisti privi di organizzazione e utilizzati principalmente dai Monarchi, dalla Chiesa, dalle Università e dai commercianti. Soprattutto per i mercanti era necessario aumentare la possibilità di comunicare a distanza, cosa che permetteva lo sviluppo dei loro scambi. Verso la fine del ‘400 nacquero le prime poste con vari “cambi” (punti di sosta) che permettevano i contatti tra le varie Corti europee ed è in quegli anni che quello della famiglia Taxis di Bergamo, divenne il più grande servizio postale europeo.

Casata principesca tedesca di origine italiana (e di legge longobarda), menzionata la prima volta in documenti del sec. 12º. I Taxis derivavano dalla famiglia dei Tassis di Bergamo; nel sec. 15º si imparentarono coi Thurn, famiglia discendente forse dai Dalla Torre di Milano. Il sicuro capostipite tedesco della casata è Ruggero I de la Tour et Taxis (m. 1456), che fu al servizio dell'imperatore Federico III. Nel sec. 16º ebbero da Carlo V l'appalto dei servizî postali dell'Impero, acquistando grande influenza e ricchezze. Il loro monopolio fu ribadito dalla nomina, ereditaria nella casata, a Soprintendente generale delle poste del Sacro Romano Impero nel 1595 e a Mastro generale delle poste dell'Impero nel 1615. Il loro prestigio fu sottolineato dalla nomina a conti (1624) e quindi a principi dell'Impero (1695). La potenza della casa si esaurì tra il sec. 18º e 19º quando a poco a poco essa perse l'appalto dei servizî postali[2].

Nel 1608 la Repubblica di Venezia emise un foglio di carta che accompagnava le lettere con sopra stampigliato il Leone di San Marco: una vera e propria tassa di spedizione mentre, nel 1750, in Cina, applicarono il pagamento anticipato delle lettere, inserendole in buste di differente colore in funzione delle destinazioni.

Fu nel 1818 che Re Vittorio Emanuele di Sardegna introdusse la carta postale bollata, con valori economicamente differenti: un timbro tondo per i 15 centesimi, uno ovale per i 25 centesimi e uno ottagonale per i 50 centesimi.

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Sul timbro era riprodotta una figura di uomo che suonava il corno, su un cavallo al galoppo: i fogli che contenevano questo timbro venivano definiti "cavallini".

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Poco dopo, in Inghilterra, nacque un vero e proprio servizio postale che nel 1839 fu ulteriormente elaborato con la Riforma Postale di Rowland Hill, dal nome di colui che aveva ideato la riforma. Da allora il servizio postale divenne prepagato, a spese del mittente, a tariffe basse e in base al peso invece che alla distanza.

Qui, nel 1840, veniva emesso il primo francobollo con l'immagine della Regina Vittoria, ricavata dalla medaglia coniata per la sua incoronazione.

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Successivamente comparvero valori bollati negli altri Stati italiani: il 1° gennaio 1851 apparvero i primi veri francobolli italiani che raffiguravano Re Vittorio Emanuele di Sardegna.

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Seguirono quelli del Regno Lombardo Veneto il 1° giugno 1851, del Granducato di Toscana il 1° aprile 1851, dello Stato Pontificio il 1° gennaio 1852, del Ducato di Modena il 1° giugno 1852, del Ducato di Parma il 1° giugno 1852, del regno di Napoli il 1° gennaio 1858 e in Sicilia il 1° gennaio 1859.

L'immagine di quanto avveniva nello stesso periodo nel West America viene tramandato dalle storie su Martha Jane Canary-Burke, detta Calamity Jane, come nel romanzato "Calamity Jane la ragazza del Pony-Express" di Robert Qwens. 

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Il primo francobollo del Regno d'Italia è del 1861, posto in circolazione il 24 febbraio 1862, da 10 centesimi, per la prima volta dentellato, e riproduce il volto del Re Vittorio Emanuele II a rilievo su fondo bianco.

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[1] Zeri F. I francobolli italiani: grafica e ideologia dalle origini al 1948. In: Storia dell’arte italiana. Parte III, vol. 2, Tomo I. Einaudi ed., Torino, 1980

[2] https://www.treccani.it/enciclopedia/thurn-und-taxis/