Quando sulle guance delle Sabaude non fiorivano le rose di Versailles

di Mattia Scavuzzo

 

I dipinti che ritraggono Maria Giuseppina di Savoia, consorte del Conte di Provenza, rendono omaggio ad una giovane dall’incarnato d’alabastro, dalle guance rosee e dagli occhi grandi ed espressivi.

Un volto grazioso, seppur costruito seguendo i dettami d’epoca che suggerivano il buon costume dei belletti.

asasasajpg

Maria Giuseppina di Savoia, futura Regina di Francia e Navarra

Tuttavia, sebbene l’immagine ai nostri occhi possa risultare florida e deliziosa, la Contessa di Provenza Maria Giuseppina non conquistò fin dal principio la Corte di Luigi XV per la propria avvenenza.

 

Scriveva l’ambasciatore dei Savoia alla Corte di Versailles al Re Vittorio Amedeo III di Sardegna, padre di Maria Giuseppina (in seguito allo sgomento per le critiche riguardo l’aspetto della figlia) di poter consigliare la Contessa circa il buon costume della toeletta personale:

 

“È imbarazzante per me per discutere di queste cose, ma questi semplici dettagli per noi sono questioni vitali in questo Paese [...]".

 

In un luogo come la corte di Versailles, in cui tutta la nobiltà a stretto contatto con i Sovrani mirava ad essere presa come modello ed imitata (e costantemente sull’orlo di critiche e maldicenze), Maria Giuseppina di Savoia al suo arrivo a Versailles in occasione delle nozze con il Conte di Provenza fu pesantemente criticata per il suo aspetto ed il suo portamento.

Venne definita goffa, piccola, con la pelle olivastra e con un naso che Luigi XV chiamò “un naso da villano”.

 

Di carattere timido e un poco maldestra, le critiche più pesanti riguardarono non solo l’aspetto, ma anche la propria igiene personale, dettaglio rilevante nella fase del XVIII Secolo in cui la pulizia tornò a prevalere.

Di fatti, durante la seconda metà del XVIII Secolo, seguendo le nuove correnti di pensiero provenienti dagli illustri medici e da filosofi come Rousseau, la toeletta e l’igiene (assieme alla nuova concezione di “determinazione personale”) riacquistarono una notevole importanza. Lo stesso Luigi XV fu grande sostenitore di abluzioni e lavaggi quotidiani, tanto da far disporre nei propri appartamenti personali una piccola ed intima sala da bagno con due distinte vasche, adibite all’insaponatura ed al lavaggio.

Prodotti d’igiene detergenti e sanificanti come le “Acque di Sentori” (“Eaux de Senteurs”) accrebbero sul tavolo da toeletta di tutta la nobiltà, a testimoniare la presa di coscienza di quanto la cura di se stessi potesse essere rilevante per la propria determinazione sociale.

asasasasasasajpg

Non meno importanti, i prodotti per l’igiene della bocca, che scongiuravano gli sgradevoli odori di una società in cui l’alimentazione non sempre rispecchiava i dettami che gli stessi medici consigliavano: problemi, per cui Luigi XIV “Re Sole” veniva ricordato. 

Maria Giuseppina non era (suo malgrado) avvezza all’igiene orale, tanto che le critiche peggiori riguardarono in modo diretto la famiglia dei Savoia per non avere istruito correttamente la propria figlia, che pareva agli occhi di tutti “non essersi mai lavata la bocca da quando era nata”.

Non da meno, Maria Giuseppina riteneva poco ortodosso l’uso del colore rosso sulle guance.


Poiché alla severa corte dei Savoia il porpora sul viso era considerato sconveniente e poco garbato, Maria Giuseppina in un primo momento si mostrò a guance pallide, per cui la Duchessa di Valentinois (femme de chambre di Maria Giuseppina) fu incaricata di istruire la Contessa di Provenza sul corretto uso del “rouge” per compiacere il marito, ed avere un aspetto complessivo più garbato. 

Ingenti somme di denaro venivano spese mensilmente per fronteggiare le grandi spese della famiglia reale e di tutta la nobiltà: spese tra le quali rientravano anche cosmetici e commissioni di costosi profumi, il più delle volte realizzati in modo personalizzato.

Maria Giuseppina si adattò velocemente ai dettami e alla nuova etichetta di Corte, tanto da rendere giustizia ad una considerazione che in un primo momento fu poco “rosea” per il suo aspetto e da entrare nelle grazie anche della cognata Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena: vera e indiscussa icona di moda dell’epoca, amante di cosmetici e di profumi.

Un amore, tuttavia, che costrinse la Sovrana ad un notevole ritardo nell’attuare il piano della tentata fuga verso Varennes, poiché ella si rifiutò di partire senza aver pronta la sua ultima commissione: fuga che (al contrario del Conte e della Contessa di Provenza) non permise ai Sovrani di aver salva la vita.




Articolo scritto e redatto da Mattia Scavuzzo, profumiere compositore, studioso esperto di cosmesi del XVIII Secolo.