Saracinesco - Un Paese di discendenza araba nella Valle dell’Aniene
di
Giorgio Moscatelli
Saracinesco è un Paese nella Valle dell’Aniene, posto sulla sommità di un picco roccioso, all’ombra della catena dei monti Ruffi. Molte volte, durante i miei viaggi in giro per l’Italia vedevo cartelli stradali che indicavano la direzione verso località dai nomi curiosi: Occhiobello, Belsedere, Donnadolce, Femminamorta, Strangolagalli, e ne potrei aggiungere molti altri. Leggendo questi strani nomi, a volte bizzarri, a volte stravaganti, mi chiedevo quale ne fosse l’origine. Spesso la curiosità mi spingeva a fare ricerche per capirne la provenienza. Anche in questo caso, conosciuto il nome di Saracinesco, ho cominciato a informarmi sulla sua fondazione e sul suo nome. Le varie risposte ottenute, leggendo qua e là, mi hanno portato a pensare che fosse di origine araba, saracena. Verso la fine del primo millennio, infatti, il territorio dell’odierno Lazio, come gran parte del Centro Sud, era meta di scorrerie saracene provenienti dal Garigliano, luogo di un grande insediamento arabo. Ho pensato che quest’argomento potesse essere d’interesse per la nostra rivista perciò ho telefonato al Sindaco del Paese che mi ha concesso un appuntamento.
Ho iniziato il viaggio immettendomi nell’autostrada per L’Aquila e, attraverso quella veloce arteria, ho raggiunto la Valle dell’Aniene. Un territorio sui monti laziali coperto da una rigogliosa vegetazione. Il percorso continuava lungo la strada statale Tiburtina Valeria e, dopo aver superato la stazione ferroviaria di Vicovaro Mandela, girando a destra e scavalcando il fiume Aniene, ho preso finalmente l’ultimo tratto di strada per Saracinesco. La via per raggiungere il Paese era stretta, impervia e costantemente in salita. Mi stavo arrampicando sul contrafforte di una catena montuosa distante da Roma poco più di cinquanta chilometri. Il piccolo centro urbano arroccato sullo sperone roccioso, mi è apparso dopo una delle ultime curve, alto e dominante sulla via che stavo percorrendo e su tutta la valle sottostante.
Saracinesco visto da una via d'accesso al monte
Parcheggiata l’auto in una ripida salita, mi sono diretto verso la piazza, in cima all’abitato, dove c’erano gli uffici comunali. Le stradine erano strette e ripide e, forse suggestionato dal nome del Paese e dalla sua possibile origine, ho immaginato di essere all’interno di una Qasba, mancava solo il religioso lamento del Muezzin dall’alto di un minareto. La salita era faticosa ma piacevole, la valle che si vedeva dai vicoli che incrociavo era uno spettacolo che mozzava il fiato. Ero a più di 900 metri d’altezza in un borgo di appena 167 abitanti, uno dei più piccoli centri abitati della regione. Sono infine arrivato nella piazza del Comune, dove avevo appuntamento con Marco Orsola, il capo dell’amministrazione di Saracinesco.
Stradina all'interno del centro storico di Saracinesco
Un distinto signore dal volto gioviale e simpatico che mi è venuto incontro sorridente. Dopo i saluti di rito e una mia spiegazione sulla finalità dell’articolo che avrei scritto, è iniziata la nostra chiacchierata: Sindaco, il suo Comune ha una storia antica nonostante sia uno dei centri più piccoli del Lazio. Si ha notizia della sua fondazione nel tempo?
La prima menzione di Saracinesco nelle fonti è dell’anno 1005 ed è contenuto nel ‘Regesto Sublacenze’ in un privilegio pontificio di Papa Giovanni XVIII”, ci spiega con abbondanza di particolari il sindaco. “In quel documento si parla di Mons: Monte, e in questi atti le parole non sono messe a caso ma hanno un significato specifico, addirittura notarile, quindi, si suppone che si parli di un abitato in forma aperta, non ancora concentrato. Il territorio probabilmente non era ancora stato incastellato. Nel 1052, cinquant’anni dopo, in un’epigrafe dell’Abate Umberto, sotto il campanile del Monastero di Santa Scolastica, a Subiaco, compare per la prima volta la scritta: Rocca saracinesca, le mura che sono in questa piazza sono ciò che resta del Monastero benedettino. Questa rocca era un’importante fortezza ‘munita’ di difese e faceva parte di una rete di rocche e castelli, A protezione del territorio
Pag. 23 del Regesto Sublacense
Pag. 23, particolare della scritta che menzione Saracinesco
Questi
documenti ci dicono che l’origine cristiana di Saracinesco risale a
date che ci portano agli inizi del secondo millennio. Del periodo
precedente, quello che ha visto la nascita dell’abitato, c’è
qualche traccia?
Qui si apre un dibattito: secondo Jean Pierre Toubert, uno storico francese che ha studiato questi territori, Saracinesco si chiama così perché serra è un toponimo di sommità, escludendo la fondazione araba del luogo, mentre”, ci racconta il nostro padrone di casa, “In un documento dell’Abbazia di Farfa, Gregorio da Catino, Monaco benedettino, copista e storico dell’importante centro religioso, scrive che i saraceni abitavano le sommità dei monti della provincia Valeria e noi facciamo parte di questa provincia. I guerrieri arabi che venivano dal Garigliano ne hanno resi dei luoghi di difesa naturale. Dopo le loro scorrerie salivano su queste cime per rifugiarsi e difendersi. Questa sommità era un luogo ideale anche per il deposito del bottino depredato. Naturalmente siamo nel campo delle tradizioni orali, non ci sono documenti che attestano questi fatti. C’è comunque una logica che ci ha convinto della possibilità che questa vicenda sia reale.
Continua il Sindaco:
Dopo la grande battaglia del Garigliano, che ha visto la sconfitta dei saraceni da parte delle truppe cristiane; con un esercito composto dalle truppe del Vaticano, dei Bizantini e di alcuni ducati di queste valli. Gli arabi rimasti si sparsero per tutto il territorio. Qui, sotto la nostra montagna, dove c’è il Monastero di San Cosimato, si svolse una delle ultime scaramucce tra le truppe cristiane e i saraceni. Sui muri della chiesa ci sono delle lunette seicentesche con affreschi che lo testimoniano. Da questo scontro gli arabi ne uscirono ancora una volta sconfitti. I superstiti si rifugiarono su questo sperone di roccia, dove in seguito nacque Saracinesco, accettando la resa e il battesimo.
Affresco della battaglia di San Cosimato tra cristiani e saraceni
Sindaco, fin qui, in quest’ultima parte del suo racconto, come lei stesso ha affermato, ci ha narrato di vicende tramandate, una storia passata di bocca in bocca nel corso di un millennio; di tradizioni, di leggende, ma questi fatti, accaduti intorno al 900, non hanno documentazione, su che basi si articola il convincimento che Saracinesco fu fondata dai saraceni?
Posso aggiungere una serie di fatti, di elementi raccontati dal nostro patrimonio folclorico, che non sorgono a caso. Gaetano Moroni, autore del ‘Dizionario di erudizione storica ecclesiastica’, parla del soprannome dato a un abitante del Paese: Al Mansur, il vittorioso. Come si può giustificare un soprannome tipicamente arabo dato a un abitante del nostro Comune prima dell’ottocento? E ancora, Tra i nostri attuali concittadini non ci sono cognomi arabi, ci sono però i nomi di famiglia come: Morgante, Lucaferri, Margutta. Questi sono nomi di tradizione Carolingia, ma sempre attribuiti a personaggi che erano dalla parte dei saraceni. Un altro elemento di questa nostra tradizione”, prosegue il Sindaco, “E’ la storia, tramandata dalla nostra gente, di un re arabo che scendeva a valle da Saracinesco ed entrava in una grotta poco distante dal nostro Paese dove, probabilmente, era ammassato il bottino delle scorrerie. Non mi sono fermato qui”, aggiunge il nostro ospite, “Ho fatto fare un tampone per l’analisi del nostro D.N.A dall’Università di Tor Vergata di Roma. Il tampone è stato eseguito su cinquantasette cittadini, circa un terzo della nostra popolazione. Quest’analisi ci dice che il nostro è un D.N.A. sostanzialmente anatolico, orientale, le stesse similarità in termini cromosomici di molti altri cittadini dei Paesi dell’alta Val D’Aniene. La nostra origine, almeno una parte, proviene dall’Oriente. Le aggiungo ancora un altro particolare alla nostra analisi: alcuni nostri concittadini hanno tratti somatici arabi. Come vede, Una serie di documenti, certamente poveri, due o tre righe scritte su testi documentabili, più una serie di tradizioni orali, ci portano a considerare la nostra origine saracena.
Cittadino di saracinesco con tratti somatici arabi
Le aggiungo”, conclude il sindaco “Che siamo onorati di questa nostra origine, dei nostri antichi avi. Il mondo arabo ci è molto vicino, noi abbiamo spesso, come ospite, l’ambasciatore tunisino che è nostro amico. In cima ai resti della nostra rocca abbiamo deposto una lapide a ricordo dei nostri padri d’oltremare.
Lapide a ricordo dei padri fondatori
Finita l’intervista e ringraziato il Sindaco, ho attraversato di nuovo il centro del Paese “Vecchio”, passando per gli stessi vicoli percorsi all’arrivo. La scenografia era la stessa ma le teorie sull’origine araba del nome Saracinesco non mi sembravano così bizzarre. Forse per questo i vicoli che percorrevo mi sembravano più vicini ai ricordi dei miei viaggi nei paesi Medio Orientali, anche gli odori erano simili, così come il chiacchiericcio. Chissà se nel X secolo per le strade di questo Paese c’erano quegli stessi odori e rumori che aleggiano ora nei vicoli di tutte le nostre vecchie città? L’unico elemento sicuramente cambiato è la conversazione intorno alla tavola, che oggi è stata sostituita dalla voce dello speaker televisivo.