Centenario del Regno di Giordania, un secolo di indipendenza araba.

di Pietro Fontana
 

L’anno 2021 vede i festeggiamenti del Centenario della fondazione del Regno di Giordania, nato nel 1921 come Emirato di Transgiordania.

 

Per comprendere meglio la particolare storia di questo paese, però, dobbiamo tornare ancora un po’ più indietro, al centro degli avvenimenti della Grande Guerra, quando tutto il Medio Oriente era soggetto al dominio dell’Impero Ottomano.

 

Entrando in guerra dalla parte degli Imperi centrali, Istanbul si alienò quell’ultimo supporto che lo aveva sostenuto negli ultimi anni, il supporto britannico. Si crearono così velocemente i presupposti per la dissoluzione del dominio imperiale, che già aveva perso negli anni passati i suoi territori dei Balcani e anche diverse province più o meno periferiche come Algeria e Tunisia, andate ai francesi, la Libia, conquistata dagli italiani, e l’Egitto insieme a Sudan, sottoposti al dominio britannico.

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Cronologia del crollo dell'Impero ottomano © Limes - Rivista Italiana di Geopolitica

In queste circostanze, il popolo arabo del Medio Oriente intravide la possibilità di liberarsi finalmente dal giogo turcico e non esitò quando, nel 1915 i britannici, nella persona di Sir Henry McMahon, Alto Commissario a Il Cairo , si mise in contatto con le più importanti autorità arabe e musulmane per stilare un piano insurrezionale contro i dominatori Ottomani.

 

In particolare, McMahon scelse ed entrò in contatto epistolare con l’Emiro de La Mecca Husayn ibn Ali degli Hashemiti, dinastia che vantava origini dette Sceriffali (Ashrafu), ovvero di diretta discendenza di sangue dal Profeta Maometto. Husayn era all’epoca Sceriffo (Sharif) e Custode dei luoghi Santi di La Mecca, ossia la Ka’ba, il santuario della pietra nera che nell’Islam si dice essere una vera e propria parte della Janna (il Paradiso) scampata al Diluvio Universale: parte del santuario originale ricostruito poi da Abramo ed Ismaele, e Medina, con la sua Moschea che ospita la Cupola Verde, luogo di sepoltura del Profeta Maometto.

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I primi due luoghi santi di La Mecca (la Ka'ba) e di Medina (la Cupola Verde)

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Stendardo degli Hashemiti. Il rosso rappresenta il sangue versato e il sacrificio. Da destra verso sinistra: la Stella Hashemita a 7 punte con all'interno l'apertura coranica "In nome di Allah il Compassionevole, il Misericordioso", la Shahada ovvero la formula di fede per l'Islam "Credo non ci sia Dio all'infuori di Allah e che Maometto è il suo Messaggero", Un cerchio con all'interno un inno al Signore "Lode ad Allah, Re dell'Universo"

Questo alto lignaggio dello Sceriffo Husayn faceva sì che, secondo le leggi islamiche, avrebbe potuto strappare agli Ottomani non solo il dominio temporale come Re di tutti gli Arabi, ma anche quello spirituale come Califfo (Khalifa), Vicario di Maometto alla guida dell’Ummah (la Comunità di tutti i musulmani) come Amir al-Munimin, ovvero Comandante dei credenti.

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Lo Sceriffo ed Emiro di La Mecca Husayn ibn Ali al-Hashim

Così convinto e rassicurato da McMahon, lo Sceriffo si decise allora nel 1916 a dare vita a quella che passerà poi alla storia come la Rivolta Araba. Affiancato dall’ufficiale britannico Thomas Edward Lawrence, più noto come Lawrence d’Arabia, lo Sharif Husayn al-Hashim riuscì a proclamare l’indipendenza creando il Regno hashemita dell’Hegiaz, con capitale La Mecca.

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Bandiera della Rivolta Araba, non a caso oggi identica alla bandiera dello Stato di Palestina

Insieme riuscirono poi a liberare gran parte del Medio Oriente entrando trionfalmente nel 1917 a Gerusalemme, sede dell’ultimo grande luogo santo musulmano: la Spianata del Tempio dove si trovano la Cupola della Roccia e la Moschea di Al-Aqsa da dove, secondo la tradizione coranica, Maometto assurse al cielo guidato dall’Arcangelo Gabriele che lo portò al cospetto di Dio.

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Il terzo luogo santo: Gerusalemme (Cupola della Roccia)

Nello stesso 1917, però, la Dichiarazione Balfour affermava che i britannici si sarebbero impegnati a dar vita ad un “un focolare ebraico” in Terra Promessa, la Palestina. Iniziavano così a dissolversi le promesse nei confronti degli arabi, una tendenza che non andrà ad affievolirsi.

Pochi mesi dopo, infatti, il Regime dei Soviet che aveva appena preso il potere in Russia pubblicò un trattato segreto stipulato nel 1916 tra Francia e Regno Unito, dove esse si spartivano il Medio Oriente promesso agli Arabi da McMahon e chiedevano poi il supporto dell’Impero russo e dell’Italia. Una volta reso pubblico, Il Trattato Sykes-Picot rese assai più chiaro a Re Husayn il travagliato futuro che spettava agli arabi; al posto del grande Regno di tutti gli Arabi una Zona A di influenza francese (comprendente l’odierno sud della Turchia, la Siria ed il Libano) e una Zona B anglofila (comprendente le odierne Palestina, Giordania, Iraq e Kuwait)

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Cartina degli Accordi Sykes-Picot © Limes - Rivista Italiana di Geopolitica

Persino l’ufficiale britannico Lawrence d’Arabia considerò questi accordi un vero e proprio tradimento e si impegnò per rendere giustizia al Re Husayn nonostante le decisioni del suo governo. Insieme all’Armata araba riuscì nel 1918 a liberare la Siria prima del collega Generale Allenby, più ligio agli ordini governativi, facendo accogliere trionfalmente il Principe Faysal, terzogenito di Re Husayn, a Damasco. Si cercava così di minare l’influenza dei francesi nella provincia.

 

Ma ciò, evidentemente, non bastò. A guerra finita infatti, il Principe Faysal prese parte al Congresso di Vienna come guida della delegazione araba ma non riuscì ad ottenere che una vaga promessa di guida su alcuni Regni arabi sottoposti a protettorato britannico, mentre niente ottenne dai francesi. L’Accordo Sykes-Picot diventava legge. Lawrence d’Arabia lasciava polemicamente il servizio militare britannico.


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Il Principe Faysal (in primo piano) con Lawrence d'Arabia (secondo da destra, in seconda fila) 

Per tutta risposta, ultimo atto di Lawrence, nel 1920 il Congresso nazionale siriano, Parlamento eletto l’anno precedente, proclamò Faysal come Re di Siria e riconobbe il padre Husayn come Re degli Arabi e Califfo, sfidando i vincitori della Grande Guerra. Il generale Gouraud rispose con un ultimatum, che Faysal respinse, aprendo alla guerra.

 

Durante gli scontri il Principe Abdallah, secondogenito di Husayn e fratelli maggiore di Faysal, si stava infatti preparando ad intervenire in guerra a supporto del fratello Faysal, spostando le armate dall’Hegiaz verso Nord .Venuto a conoscenza di tali intenzioni, Churchill lo invitò per un thè a Il Cairo per suggerirgli di fermarsi, spiegandogli di come fosse una guerra già persa quella contro i francesi e facendogli la promessa di un territorio ad Est delle rive del fiume Giordano, cosa che avvenne l’11 aprile 1921, quando egli fu effettivamente nominato Emiro di “Transgiordania”. Leggenda vuole che i confini di questo nuovo Stato si debbano al così detto singhiozzo di Churchill (in inglese Winston’s hiccup), perché egli una volta si vantò di averli disegnati “con un rapido colpo di penna, una domenica pomeriggio a Il Cairo” probabilmente sotto l’effetto di qualche alcolico.

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Abdullah di Transgiordania e Winston Churchill (con anche la moglie Clementine)

Ad ogni modo, la guerra siriana volse velocemente alla sconfitta araba nella battaglia di Masaylum, che segnò la fine del Regno Hashemita di Siria con l’abbandono del paese da parte del Principe Faysal. Neppure la successiva rivoluzione monarchica siriana del 1925 riuscì a fermare i francesi, che la soppressero nel sangue.

 

I britannici allora, per calmare le acque, proposero a Faysal di divenire Re dell’Iraq, un paese i cui confini vennero disegnati a seconda dei pozzi petroliferi. Pur controvoglia, Faysal accettò e per tutta la vita cercò di rendere il paese sempre più indipendente dai britannici, riuscendovi con l’indipendenza del Regno Hashemita dell’Iraq nel 1932.

Nel frattempo, però, anche i domini storici della Dinastia furono messi in pericolo quando il primigenio Regno Hashemita dell’Hegiaz finì di nuovo in guerra, sotto i colpi del clan musulmano wahabita dei Sauditi, che da Ry’ad nel deserto riuscirono a conquistare le sguarnite città sante e porre fine al Regno guidato dal primogenito di Husayn, Re Ali, sancendo così la nascita dell’odierna Arabia Saudita.

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Il Reggente Abd Al-Ilah (figlio di Re Ali) insieme al piccolo Faysal II d'Iraq

Re Ali lasciò allora i luoghi santi per trasferirsi dal fratello Faysal. Il suo unico figlio, Abd Al-Ilah, diventerà poi Reggente dell’Iraq per conto del minorenne Faysal II, durante la Seconda guerra mondiale. Entrambi saranno poi uccisi nel 1958 dal colpo di Stato che porterà alla nascita della Repubblica irachena su cui governerà in futuro Saddam Hussein. Caso vuole che l’Esercito iracheno avesse usato come scusa per il passaggio dalla capitale Baghdad proprio quella di doverci transitare per inviare rinforzi alla vicina Giordania di Abdallah, coinvolta nella Crisi Libanese dello stesso anno .

 

Fu intanto proprio quest’ultima che lo Sceriffo Husayn scelse come meta dell’esilio dopo aver lasciato La Mecca per Cipro. Andato dal figlio Abdallah, si stabilì nella capitale Amman, dove fino alla morte continuò a considerarsi Califfo e Re, accogliendo delegazioni di fedeli, di monarchici e di diplomatici.

 

L’Emirato divenne indipendente il 25 maggio 1946, per aver combattuto contro l’Asse nazista con la sua Armata Araba, ora non più guidata da Lawrence ma dal Generale John Bagot Glubb, anche lui divenuto più noto con l’appellativo orientaleggiante di Glubb Pascià . Così, dopo la Prima guerra araba contro Israele del 1948, l’Emiro Abdallah, che oltre all’indipendenza aveva ora conquistato i territori della Palestina di cui si dichiarò protettore, assurse alla dignità reale. Venne infatti incoronato ad Amman come Re Abdallah I del Regno Hashemita di Giordania il 26 aprile 1949.

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Proclamazione della nascita del Paese da parte di Abdallah I di Giordania, 1921

Questa ancora oggi l’ufficiale denominazione della Giordania, unico paese della dinastia degli Sceriffi hashemiti ad essere sopravvissuto nel tempo, un piccolo Regno in confronto alla grande promessa d’indipendenza fatta agli Arabi, ma tanto agguerrito quanto diplomatico per il grande ruolo di stabilità che ancora oggi svolge per la questione palestinese, per la moderazione religiosa e per l’afflato diplomatico in tutto il Medio Oriente.

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Odierni stemma e bandiera di Giordania. Quest'ultima è la Bandiera della Rivolta Araba con sovrapposta la Stella Hashemita a 7 punte

L’11 aprile 2021, a cento anni di distanza da questi avvenimenti, l’odierno Re Abdallah II al-Hashim ha reso omaggio, insieme al resto della Famiglia reale, ai suoi predecessori tumulati al Cimitero reale di Amman: il padre Re Hussein; il nonno Re Talal e il bisnonno, il primo Re Abdallah I, figlio di suo trisnonno lo Sceriffo Husayn che è invece sepolto a Gerusalemme, dove la Dinastia hashemita, dall’epoca in cui lo stesso Re Husayn liberò la Città, è ancora oggi Custode dei luoghi santi sia musulmani che, meno noto, anche cristiani.

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Grafica commemorativa dei 100 anni della Giordania. Dal più vicino al più lontano: Re Abdullah II, Re Hussein, Re Talal e Re Abdallah I    © Royal Hashemite Court

Nel febbraio 2021 il Re ha infatti incontrato il nuovo Patriarca Latino di Gerusalemme Monsignor Pierbattista Pizzaballa, che gli ha rinnovato, anche a nome della Custodia francescana di Terra Santa, il plauso della Chiesa di Roma per il secolare impegno nella preservazione dei luoghi santi di Gerusalemme.

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Abdallah II riceve Monsignor Pizzaballa ad Amman © Royal Hashemite Court


Susseguentemente, lo stesso giorno, il Re si è portato al Mausoleo dei Martiri della Patria, dove ha posto una Corona d'alloro. Nel Sacrario, composto per l'occasione da decine e decine di bandiere giordane quante tutti i suoi caduti durante i travagliati cento anni di storia del Paese dai tempi della Rivolta araba alle ultime guerre mediorientali, il Re ha reso ufficialmente omaggio alla storia della Nazione insignendo il loro Milite Ignoto del neocostituito Ordine cavalleresco del Centennale della fondazione della Giordania.

Il video ufficiale della Cerimonia © Royal Hashemite Court

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Stemma ufficiale dei festeggiamenti © Royal Hashemite Court


Bibliografia
  • Ira M. Lapidus "Storia delle Società Islamiche" Vol. I "Le origini dell'Islam".  Einaudi, 2000. 
  • Ira M. Lapidus "Storia delle Società Islamiche" Vol. II "La diffusione dell'Islam". Einaudi, 2000. 
  • Ira M. Lapidus "Storia delle Società Islamiche" Vol. III "I popoli musulmani". Einaudi, 2000. 
  • Biancamaria S. Amoretti, "Il mondo musulmano - Quindici secoli di storia". Carocci, 2013.