di Lorenzo Zanella
Cixi, nata il 29 novembre 1835 a Pechino, apparteneva al clan manciù Yehenara della Bandiera Gialla Bordata. Figlia di Huizheng, un funzionario Qing, e di una donna del clan Fucha, crebbe in un ambiente nobiliare. Nel 1852, a 17 anni, fu scelta come concubina imperiale con il titolo di Nobile Dama Lan e alloggiò nel Palazzo Chuxiu. Grazie alla sua intelligenza e al favore dell’Imperatore Xianfeng, fu rapidamente promossa a Concubina Yi e, nel 1856, diede alla luce
il futuro Imperatore Zaichun, che più tardi sarà noto come imperatore Tongzhi.
Per questo, fu ulteriormente elevata al rango di Consorte Imperiale Yi.
Durante gli ultimi anni del regno di Xianfeng, segnati da gravi crisi interne (ribellione dei Taiping) ed esterne (seconda guerra dell’oppio), l’Imperatore divenne sempre più debole e Cixi iniziò ad assumere un ruolo crescente nella gestione degli affari di Stato, aiutandolo nella lettura dei memoriali e nelle decisioni politiche, suscitando il malcontento di molti funzionari di corte.
Alla morte di Xianfeng nel 1861, il giovane Zaichun salì al trono, ma poiché aveva solo cinque anni, fu istituito un consiglio di reggenza formato da otto Ministri designati dall’Imperatore defunto. Tuttavia, Cixi, ormai nominata Imperatrice Vedova, riuscì abilmente a coalizzarsi con l’altra Imperatrice vedova, Ci’an, e con il principe Gong Yixin. Con un colpo di Stato noto come il colpo di Stato Xinyou, i reggenti furono arrestati o costretti al suicidio, e Cixi e Ci’an assunsero la guida del governo, iniziando la cosiddetta epoca dei "due palazzi che governano il governo", ovvero una diarchia al femminile dietro le quinte del potere imperiale.
Durante il regno di Tongzhi (1861–1875), Cixi esercitò un'influenza determinante, promuovendo la Restaurazione Tongzhi: un periodo di riforme militari e industriali orientate all’occidentalizzazione, con il supporto di potenti ufficiali Han come Zeng Guofan e Li Hongzhang. Sebbene Tongzhi raggiungesse la maggiore età nel 1872 e assumesse formalmente il potere, la sua influenza reale rimase limitata. Alla sua morte, nel 1875, senza eredi, fu Cixi a designare come nuovo Imperatore il giovane Zaitian, figlio del fratello minore di Xianfeng. Il suo regno prese il nome di Guangxu, ma il potere rimase, di fatto, nelle mani delle due Imperatrici vedove.
Nel 1880, l’Imperatrice vedova Cixi si ammalò gravemente, ma l’anno successivo si riprese. Dopo la morte dell’altra Imperatrice vedova, Ci’an, Cixi rimase l’unica reggente, assumendo completamente il controllo del governo.
Negli anni successivi, durante la guerra sino-francese, la Cina subì varie sconfitte, specialmente nel Tonchino, e Cixi intervenne direttamente negli affari militari, licenziando i ministri coinvolti.
Nel 1885, la Cina fu costretta a firmare un trattato che riconosceva l’influenza francese sul Vietnam. Nonostante l’Imperatore Guangxu iniziasse a regnare formalmente dopo il matrimonio nel 1888, Cixi continuò a detenere il potere effettivo, imponendo che ogni sua decisione fosse sottoposta al suo controllo.
Nel 1894, durante i preparativi per il suo sessantesimo compleanno, scoppiò la guerra sino-giapponese. L’esercito cinese subì gravi sconfitte sia via terra che via mare. Solo in un secondo momento Cixi si rese conto della gravità della situazione. Sospese le celebrazioni e prese misure per finanziare l’esercito, ma la guerra fu persa. Nel 1895, fu firmato il Trattato di Shimonoseki: la Cina cedette Taiwan e altri territori, pagò una grande indennità al Giappone e perse l’influenza sulla Corea.
Nel 1898, l’Imperatore Guangxu tentò una modernizzazione del paese con la Riforma dei Cento Giorni, ispirato da Kang Youwei. All’inizio Cixi approvò, ma le riforme rapide e radicali suscitarono forti opposizioni. Quando venne a sapere di un presunto complotto per escluderla dal potere, Cixi intervenne con un colpo di stato: mise agli arresti l’Imperatore e riprese il controllo assoluto.
La riforma fu annullata e molti riformisti furono giustiziati o costretti all’esilio.
Nel frattempo, le tensioni con le potenze straniere crescevano. Nel 1900, con il sostegno di fazioni conservatrici, Cixi tollerò la rivolta dei Boxer, un movimento xenofobo e anti-cristiano. I Boxer arrivarono a Pechino, attaccarono stranieri e missionari, uccidendo anche diplomatici. L'intervento militare dell'Alleanza delle Otto Nazioni (tra cui Regno Unito, Germania, Russia e
Giappone) fu devastante. Le truppe entrarono a Pechino, e Cixi fu costretta a fuggire con l’Imperatore fino a Xi’an.
Solo allora cercò un compromesso: negoziò la pace attribuendo la colpa ai Boxer. Il risultato fu il durissimo Protocollo dei Boxer, che imponeva alla Cina pesanti risarcimenti, l’occupazione di alcune aree e la promessa di reprimere qualsiasi futura rivolta anti-straniera.
Nel 1908 venne promulgato lo "Schema della Costituzione Imperiale", ispirato alle costituzioni di Germania e Giappone, che manteneva il potere assoluto dell'Imperatore. Nello stesso anno, il Presidente americano Roosevelt restituì parte dell'indennità dei Boxer alla Cina per favorire l’istruzione e lo scambio culturale; anche altri paesi seguirono l’esempio, restituendo ingenti somme.
L’Imperatore Guangxu morì nel 1908 all’età di 37 anni, senza eredi; prima di morire, l’Imperatrice vedova Cixi nominò il principe Chun Zaifeng reggente e il figlio Puyi suo successore. Cixi stessa morì poco dopo, il 15 novembre 1908, dopo 47 anni di potere.
Nel 1909, il corpo di Cixi fu sepolto nella Tomba di Dingdong nelle Tombe Qing orientali. Il suo titolo postumo era il più lungo della storia cinese, superando quello di qualsiasi altro imperatore o imperatrice.