Il ridisegno della città: le trasformazioni della struttura urbana dopo l’Unità d’Italia

a cura di Eleonora Vicario

Napoli, come tutto il Sud, non ha avuto solo "furti" dall'unificazione d'Italia, come afferma polemicamente qualcuno, e questo lavoro di Daniela De Crescenzo ce lo dimostra. Ecco un primo capitolo a riguardo:

      1. Antichità, identità e percorsi: il decreto Garibaldi, l’apertura di via Duomo e il quartiere occidentale a Chiaia1

        Il decreto di Garibaldi del 18 settembre 1860, pur confermando alcuni provvedimenti tecnici precedenti, segnò una svolta nella politica urbanistica napoletana stabilendo, anzitutto, delle scelte prioritarie rispetto alle proposte da tempo avanzate dal documento di Francesco II, ultimo provvedimento legislativo borbonico in fatto di lavori pubblici, del 25 febbraio dello stesso anno. Dei quattro interventi indicati da tale documento, ossia la costruzione del quartiere orientale, la “rettificazione della salita degli Studi” (equivalente alla sistemazione dell’area compresa fra l’attuale piazza Dante, via Costantinopoli e Foria), l’apertura di via Duomo e la formazione del rione ad occidente di Chiaia, il decreto dittatoriale optò per questi ultimi due. I richiami, spesso generici, ai miglioramenti da apportare al centro urbano contemporaneamente alla formazione di nuove aree di sviluppo, contenuti nei decreti borbonici del ’39 e del febbraio ’60, divennero due precise direttive: un’opera di risanamento dei “quartieri bassi” (l’apertura di via Duomo) intimamente connessa ad un’opera di ampliamento (la costruzione del quartiere occidentale a Chiaia). In tal senso il decreto di Garibaldi anticipò il principio fondamentale che ispirò il piano di Risanamento ed Ampliamento avviato qualche decennio più tardi. Dell’apertura di via Duomo si parla già in una deliberazione del Consiglio edilizio in data 1841 quanto alla realizzazione, i lavori di via Duomo, progettati dagli architetti Cangiano e Francesconi, approvati da Ferdinando II nel ’52, furono iniziati solo nel ’61. In questa data il primitivo tracciato della via fu ampliato e riconosciuta la necessità di espropriare per 60 palmi ai due lati della strada per erigervi nuovi edifici per civili abitazioni. Il primo tronco da Foria al Duomo, appaltato dai signori Stussenfield e Fiorentino veniva aperto sono le ‘73; ma ben più gravi difficoltà legali, amministrative ed economiche s’incontrarono nel prosieguo dei lavori tanto che per realizzare l’ultimo tratto di via Duomo da piazza Nicola Amore alla marina fu necessario attendere il 1890 e far rientrare le relative opere nel piano di Risanamento dell’intera zona dei quartieri bassi. Associato, come s’è detto, all’apertura di via Duomo, l’opera di ampliamento del quartiere occidentale a Chiaia era destinata a compensare il diradamento predisposto per la zona più popolosa della città. Il piano originario, già approvato ai tempi del Consiglio edilizio ed avviato alla realizzazione del decreto di Garibaldi, prevedeva la costruzione di un quartiere a carattere residenziale e intensivo compreso tra le vie Chiaia, Cavallerizza, Ascensione, S. Maria in Portico e Piedigrotta. In sostanza, esso si sarebbe inserito tra il corso Vittorio Emanuele e la fascia prospiciente un lato della Riviera di Chiaia. Il progetto del nuovo quartiere prevedeva una maglia viaria che, oltre alla lottizzazione interna, garantiva un’efficace collegamento del nuovo rione con le zone limitrofe. Infatti, la rete stradale, il cui verso prevalente era quello longitudinale dell’area suddetta, univa con andamento est-ovest la zona terminale di via Chiaia con il corso Vittorio Emanuele nel punto più prossimo a Piedigrotta; e con andamento nord-sud il corso con la Riviera. La planimetria del quartiere risultava configurata da strade con tracciato parallelo a quello del corso Vittorio Emanuele, le quali, disposte a quote diverse, determinavano una lottizzazione a terrazzamenti digradanti verso il mare. La realizzazione del rione fu dilazionata nel tempo ed esso fu diviso in più parti rispondenti a diversi progetti particolareggiati ed attuati da diversi esecutori. Il primo nucleo, affidato a cottimo, fu quello avente per centro la piazza Principe Amedeo, modificato secondo un nuovo progetto degli ingegneri Rendina e Scoppa. Questo, alquanto simile al progetto originario di Alvino, Saponieri, Cavaudan, Francesconi e Cangiano, prevedeva quale principale variante, di collegare la Riviera di Chiaia al corso Vittorio Emanuele con una strada da S. Maria in Portico attraverso piazza Amedeo e via Crispi, nonché l’apertura della via del parco Margherita. Il contratto relativo a queste opere fu stipulato nel 1871. Successivamente fu realizzato il secondo nucleo del quartiere con l’apertura della strada da piazza Amedeo alla chiesa di S. Teresa, ossia l’attuale via Vittoria Colonna. Il terzo nucleo prende le mosse da un altro progetto di variante, nel quale la strada centrale, partendo dalla chiesa di S. Teresa e attraversando la via Roccella, l’omonimo vico ed il vico del Vasto, raggiungeva la piazzetta degli Alabardieri e, con un altro tronco via Chiaia tra i palazzi Francavilla e Ottaiano. Il ritardo nell’attuazione dei quartieri in esame fu in gran parte dovuto ai lavori del Risanamento, che negli ultimi quindici anni dell’Ottocento concentrarono nella bonifica dei rioni malsani ogni energia tecnica ed economica della città. Cosicché il terzo nucleo del quartiere occidentale a Chiaia e la realizzazione del parco Margherita vedranno il loro compimento nei primi lustri del Novecento, come peraltro dimostra il linguaggio architettonico delle fabbriche ivi edificate che, nella loro gran parte sono ispirate al gusto liberty. Ma neanche la fine della prima guerra mondiale vedeva ultimato il quartiere occidentale a Chiaia; infatti il primitivo piano, con tutte le modifiche e deformazioni, poteva dirsi concluso solo quando il collegamento della direttrice principale del quartiere (l’asse cioè da via Filangieri a via Crispi) col corso Vittorio Emanuele veniva effettuato in questo dopoguerra.

1 dottoranda DANIELA DE CRESCENZO tutor prof. arch. ANTONELLA DI LUGGO

IL DISEGNO DI PROGETTO A NAPOLI DAL 1860 AL 1920 -  GLI AUTORI, LE OPERE E LE TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE pg 22-23

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II

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Parco Margherita

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Napoli, via Nuova marina prima dei lavori per l'apertura di via Duomo