La monarchia, l'Italia e gli italiani

Di Roberto Cherubini

Finalmente Re Carlo III è stato incoronato. La cerimonia avrà, sicuramente, coinvolto la zona di Westminster, Hyde Park e parte di Soho, migliaia di cittadini britannici e non, che hanno assistito a questa antica cerimonia e 100 milioni di sterline spese.
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In Italia enorme è stata l'attenzione prestata a questo evento: 10 minuti di telegiornale su 30 complessivi e numerosi speciali su molte reti di Mediaset e della Rai, la cui durata ha fatto impallidire le famose maratone di Mentana.

Tutta quest'attenzione prestata all'incoronazione di un sovrano straniero mi fa venire in mente una considerazione: gli italiani sono intimamente monarchici, tanto intimamente che nemmeno loro ne sono consci. Me lo dimostra anche un antico attaccamento ad una famiglia che è stata trasformata in un succedaneo di una dinastia reale: gli Agnelli.

Gli italiani sono monarchici, ma hanno cacciato malamente la loro famiglia reale (ammesso e non concesso che non ci siano stati brogli nel referendum del 2 giugno del 1946), vale a dire quella dinastia (la più antica d'Europa), grazie alla quale, insieme al genio di Cavour, si era riusciti a riunire la Patria in una sola, eliminando i tanti statarelli preunitari succubi delle potenze straniere. E non vale l’obiezione secondo la quale fu grazie al Re Vittorio Emanuele che Mussolini riuscì a prendere il potere perché deve essere chiaro che il futuro duce salì al Viminale (allora il palazzo della Presidenza del Consiglio) in modo del tutto legale. Vittorio Emanuele era molto attento a questi aspetti di legalità costituzionale che furono rispettati il 31 ottobre 1922 con la nomina di Mussolini a capo del governo. Il Re regna e non governa; Mussolini salì al governo grazie all’appoggio della classe agraria e industriale preoccupata della pericolosa china che stava prendendo l’Italia durante il biennio rosso, nel quale il nostro Paese rischiava di cadere in una terribile dittatura comunista. Decisivi, inoltre, furono, ovviamente, i partiti che sostennero in un primo momento il governo Mussolini, vale a dire, oltre al pnf, i popolari, i liberali e i democratici sociali.

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Fu grazie al Re che il duce fu estromesso dal governo il 25 luglio del 1943, una mossa che ci consentì di subire minori danni e perdite dalla guerra, anche se furono entrambi ingentissimi. Si pensi alla sorte subita dal Reich germanico che era una dittatura perfetta in quanto il fuhrer ricopriva contemporaneamente la carica di capo dello stato e di capo del governo e non ebbe nessuno a contrastargli concretamente il suo macabro cammino.

Per quanto attiene alla cosiddetta, deprecata dai più, "fuga" a Pescara e poi a Brindisi, dopo l’8 settembre, il Re non poté far altro che quello che fece. Gli alleati, anticipando la comunicazione dell’armistizio, mandarono a ramengo la catena di comando delle forze armate italiane. Rimanere a Roma avrebbe significato far imprigionare il Re da parte dei tedeschi, sottraendo all’Italia un governo legittimo e trasformando l’intero territorio nazionale in una zona d’occupazione tedesca e, in minima parte, alleata.

Avremmo fatto molto meglio a tenerci la nostra Monarchia, invece di osannarne una straniera: in un paese fazioso e campanilistico come il nostro i Savoia avrebbero di certo garantito l’unione e la continuità nazionale in una posizione al di sopra delle rispettive parti.

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Al lato della moltitudine osannante, a Londra, c’era, a Trafalgar Square, uno sparuto gruppo di repubblicani che protestava contro la Monarchia, adducendo che essa non è un sistema legittimo perché non è votato da nessuno. Ma è proprio questo il punto: se sei votato da una parte dei cittadini, rappresenti quella parte e non tutta la Nazione.

Nel Maghreb, l’unico stato che assomiglia ad una liberal democrazia è il Marocco, dove c’è la Monarchia, in Egitto c’era più libertà quando c’era un re, in Iran erano di certo rispettate di più le donne e le libertà individuali quando c’era la Monarchia, in Italia la dittatura è stata interrotta dalla Monarchia. In Spagna il Re ha guidato con sapienza la transizione dalla repubblica franchista alla liberaldemocrazia. Nei più moderni e democratici paesi a capo dello stato c’è un re o una regina, si pensi alla Norvegia, alla Svezia, alla Danimarca, all’Olanda, alla citata Spagna, al Principato di Monaco e del Lichetenstein, al granducato del Lussemburgo, al Belgio, ecc.